Di Marina Szikora
Le autorità della Serbia stanno
rispettando l’impegno assunto e la parola data, e si aspettano lo
stesso da parte dell’Unione Europea, afferma in questi giorni il
primo vicepresidente del governo serbo, Aleksandar Vučić,
aggiungendo che Belgrado si aspetta da parte dell’UE lo stesso
rispetto nei confronti dei cittadini e dello Stato. I cittadini della
Serbia se lo meritano, sottolinea Vučić, poiché maggiormente
grazie a loro vi è stato l’avanzamento nel processo di
integrazione europea. Vučić si aspetta che al più presto si arrivi
alla prima conferenza intergovernativa che segnerà il via ufficiale
dei negoziati di adesione della Serbia all’Ue. Il primo vicepremier
spera che questa conferenza si svolga entro dicembre o al massimo a
gennaio, come affermato dal capo della delegazione del Parlamento
Europeo per le relazioni con i Balcani Occidentali, Eduard Kukan.
Davanti alla Serbia ci sono tempi difficili ed è importante sapere
che il governo sta intraprendendo tutte le riforme per il bene dei
cittadini, decisioni difficili sono necessarie per una economia sana,
per una Serbia sana, ha rilevato Vučić, aggiungendo che i valori
dell’Ue sono gli stessi valori della Serbia e del popolo serbo e la
Serbia non è parte dell’Europa solo geograficamente, ma anche per
le sue idee ed i suoi valori.
Ma oltre ad impegnarsi del future
europeo, la Serbia dovrà comunque fare i conti con il passato. Il
prossimo 3 marzo, infatti, secondo notizie apparse sui media serbi,
all’Aja dovrebbe iniziare il processo davanti alla Corte
internazionale di giustizia (ICJ) relativo alla denuncia della
Croazia e alla contro-denuncia della Serbia per genocidio durante la
guerra del 1991-1995. La corte sarà presieduta dal giudice slovacco
Peter Tomka. Saranno ascoltati ed interrogati i testimoni delle due
parti: 12 quelli chiamati da Zagabria, mentre per Belgrado saranno 8,
secondo le informazioni mediatiche serbe. Il premier Ivica Dačić ha
dichiarato che la Serbia è pronta a ritirare la denuncia se anche
Croazia farà lo stesso: secondo il premier serbo questa sarebbe la
soluzione migliore per entrambe le parti. Anche i parlamentari serbi
del partito governativo annunciano che si impegneranno per ottenere
il ritiro delle denunce a condizione però che la Croazia restituisca
i loro beni ai profughi e ne risarcisca i danni e che sia risolta la
questione delle persone scomparse.
Nonostante speculazioni, soprattutto
mediatiche, secondo le quali la Croazia sarebbe intenzionata a
ritirare le denunce di genocidio per crimini commessi nella guerra
tra il 1991 e 1995, arrivano notizie sulla preparazione di un team
internazionale rafforzato in vista dell'avvio del processo il
prossimo marzo. Si tratta di prestigiosi esperti del diritto
internazionale, afferma Jana Špero, rappresentante del ministero
della Giustizia croato che sarà uno dei tre rappresentanti della
Croazia in questo processo. Špero precisa che si tratta di un
processo molto complesso e di una denuncia molto importante il che
richiede l’impegno di esperti. Tra questi anche il britannico Keir
Starmer, esperto di diritti umani e di diritto internazionale,
nominato nel 2007 giurista dell’anno nel campo dei diritti umani e
per cinque anni capo procuratore del Regno Unito.
Le autorità croate chiedono una
migliore collaborazione con le autorità serbe sul destino delle
persone scomparse durante il conflitto, in maggioranza di nazionalità
croata, come condizione per eventuali trattative sul ritiro della
denuncia di genocidio. Uno dei testimoni della Croazia, sempre
secondo le informazioni della stampa, potrebbe essere Sonja Biserko,
presidente del Comitato Helsinki per i diritti umani in Serbia.
Recentemente, il procuratore per i crimini di guerra serbo Vojislav
Vukčević ha detto che soltanto a Belgrado ci sono in libertà
almeno 300 persone che potrebbero essere sospette di crimini di
guerra. Il ministro della giustizia croato, Orsat Miljenić, ha
ricordato che il ruolo del team di esperti è quello di presentare la
denuncia per genocidio nel miglior modo possibile e spiegare al mondo
che cosa sia veramente accaduto. Dopo la conclusione della fase
verbale del processo, tutti i materiali raccolti nell’arco di
diversi anni diventeranno pubblici, ha detto il ministro croato.
Ricordiamo che il 2 luglio 1999 la
Croazia ha denunciato la Serbia alla Corte internazionale di
giustizia per crimini di genocidio che sarebbero stati commessi in
Croazia tra il 1991 e 1995, accusando la Serbia di essere
responsabile di “pulizia etnica” contro i cittadini croati: “una
forma di genocidio il cui risultato è stato un gran numero di
cittadini croati trasferiti, uccisi, torturati e illegalmente
imprigionati, nonché la devastazione delle proprietà”. Per questo
Zagabria chiede il risarcimento dei danni di guerra, mentre Belgrado
ha reagito presentando a sua volta una analoga denuncia contro la
Croazia.
Il testo è tratto dalla trascrizione
della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud est andata in onda il 21 novembre a Radio Radicale
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