Da oggi anche questo blog espone il
fiocco giallo per ricordare Domenico Quirico, l'inviato de “La
Stampa” scomparso in Siria
Dal 6 aprile è in Siria per una serie
di reportage dalla zona di Homs. Vi e' entrato dalla frontiera con il
Libano lo stesso giorno del rapimento del gruppo di reporter della
Rai, poi rilasciati nella zona di Idlib, rassicurando però la
famiglia e i colleghi che il suo percorso sarebbe stato tutt'altro.
L'ultimo contatto risale al 9 aprile quando ha informato un collega
di essere sulla strada per Homs. Poi più nulla. Dopo una decina di
giorni di attesa il suo giornale, d'accordo con la famiglia, ha
deciso di rendere nota la scomparsa del suo inviato. La regione nella
quale si stava muovendo Quirico e' una delle piu' difficili della
Siria in cui zone saldamente in mano alle forze del regime si
alternano a quelle controllate dagli insorti e ad altre in cui
operano gruppi armati schierati al fianco del regime di Assad. Una
zona complicata e pericolosa dove gli scontri sono all'ordine del
giorno.
Vorrei che questo fiocco giallo,
insieme agli altri che stanno comparendo in questi giorni su tanti
siti e blog, serva a mantenere l'attenzione su Domenico Quirico e su
tutti i reporter che in questo momento sono rapiti o detenuti per
impedire loro di continuare il loro lavoro. Perché, come ha scrittoil 30 aprile Mimmo Càndito, un altro grande reporter di guerra anche
lui della Stampa,
“il reporter di guerra è un mestiere che muore, soffocato e umiliato dalla vanagloria delle nuove tecnologie e dalla egemonia riduttiva della televisione. Muore, ma ancora non è morto. È come il giornalismo, il vecchio giornalismo, che tira le cuoia però costruendo con mille affanni e mille paure una identità nuova, fatta sì di velocizzazione cieca, d’immediatezza cialtrona, di spettacolarizzazione canaglia, ma anche di forme nuove di produzione dell’informazione […] Il punto di rottura sta nell’equilibrio obbligato e però faticoso tra questa nuova prateria – tutta virtuale - che la Rete spalanca alle scorribande del lavoro di redazione e la realtà concreta, sfuggente, spesso ingannevole e imbellettata – ma tutta materiale – che invece il giornalismo deve indagare e rivelare con il proprio lavoro testimoniale sul campo, del cronista che fruga le strade della città come del reporter che s’intrufola a spalle basse nelle terre lontane insanguinate da morte e distruzione”.
Dedicato a tutti quelli che parlano e straparlano di casta dei giornalisti senza sapere e senza capire. Con la speranza che Quirico e tutti gli altri siano presto liberi e salvi.
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