giovedì 9 maggio 2013

CROAZIA: PROSEGUE IL CONTO ALLA ROVESCIA VERSO L'INGRESSO NELL'UE

di Marina Szikora [*]
Con l'adesione della Croazia all'Ue verra' semplificata la procedura dell'ingresso nel Paese, il permesso di soggirono e di lavoro ai cittadini dei paesi membri dell'Area Economica Europea ed i loro membri di famiglia che potranno lavorare in Croazia e prestare servizio senza permesso di lavoro, informa il Ministero degli interni croato. Per precisare, fanno parte dell'AEE tutti gli stati membri dell'Ue, in piu' Norvegia, Lichtenstein e Islanda. I cittadini di quest'area economica che intendono soggiornare in Croazia fino a tre mesi dovranno solo registrarsi presso la direzione o stazione di polizia competente entro otto giorni dall'ingresso in Croazia. Una permanenza piu' lunga di tre mesi potra' essere regolata con una procedura molto semplice in base al permesso di soggiorno temporaneo che verra' rilasciato con una validita' di cinque anni. Dopo un soggiorno legale di cinque anni in continuazione in Croazia, i cittadini dell'AEE potranno ottenere un permesso di soggiorno permanente. Dal prossimo primo luglio, quindi con l'ingresso della Croazia nell'Ue il nuovo codice della Legge sui stranieri non verra' pero' applicato per i cittadini dei paesi terzi. Dopo l'adesione della Croazia non cambiera' lo status delle persone che in Croazia hanno ottenuto asilo o di quanti hanno la protezione sussidiaria.

E in questo periodo di vero e proprio conto alla rovescia per quanto riguarda l'adesione croata all'Ue, diversi media internazionali si occupano del futuro 28esimo paese membro dell'Ue. Cosi' la BBC britannica in un articolo scritto ricorda le relazioni tormentate tra Zagabria e Bruxelles che in tutti questi anni ha avuto molti alti e ribassi. La BBC ricorda che 20 anni fa, ai tempi del sanguinoso divorzio dalla Jugoslavia, i tre quarti dei cittadini della Croazia appoggiavano l'adesione del loro paese all'Ue o meglio all'allora Comunita' europea. I tempi ora sono cambiati e oggi, alle porte dell'Ue, il numero dei cittadini croati che sostengono l'ingresso e' calato al 45 percento. Se andate per le strade di Zagabria ed iniziate a chiedere i cittadini sull'Ue, avrete delle risposte diverse, prosegue la BBC. Un pensionato ad esempio risponde che la giustizia croata diventera' migliore, piu' efficace ed affidabile. Una laureata concorda con l'opinione che l'adesione all'Ue potrebbe migliorare la situazione della giustizia ma in principio e' contraria all'adesione perche' teme che il paese si trovera' sotto il peso di molti obblighi finanziari. Una dipendente nel settore della cultura spera che ci potrebbe essere un ceto progresso ma teme che questa speranza potrebbe svanire difronte ai problemi economici che la stessa Ue sta affrontando attualmente. Altre ragioni per un atteggiamento positivo verso l'adesione all'Ue sono maggiore liberta' di studio e di viaggio oppure una possibilita' di trovare piu' facilmente il lavoro. I contrari ritengono che aumenteranno i costi della vita e che altri cittadini dell'Ue si aproprieranno di lavori ben pagati in Croazia.

Una eminente esperta economica croata prevede la "distruzione creativa" del settore privato nel momento in cui la Croazia diventera' membro a pieno titolo dell'Ue. Questa esperta afferma che la Croazia gia' adesso ha problemi con la competizione di mercato dove esporta difficilmente o per niente. Negli ultimi cinque anni circa 120 mila persone hanno perso il lavoro e il tasso di disoccupazione e' aumentato dal 14 al 20 percento. Interi settori, quali quello dell'edilizia sono crollati, gli investimenti diretti sono calati l'80 percento dal 2008 e adesso sono ai livelli del lontano 1999. La Comunita' europea insieme alle Nazioni Unite ha aiutato a fermare la guerra in Croazia, afferma la BBC, ma ben presto si e' posta la domanda perche' dopo tutta questa lotta per l'indipendenza la Croazia vorrebbe aderire "all'Euroslavia". Nel dopoguerra la questione dell'adesione all'Ue non si potenziava molto in Croazia. Il Paese si trovava in isolamento, sotto pressione dell'Ue ma anche di altre forze a causa della richiesta di estradizione degli imputati per crimini di guerra all'Aja. Quando nel 2004 vi e' stata la cosidetta grande ondata dell'ingresso dei paesi post-comunisti dell'Europa orientale, ivi inclusa l'ex repubblica jugoslava Sovenia, prosegue BBC, la Croazia si trovava solo all'inizio del processo europeo. Dopo che la stessa Slovena aveva poi bloccato i processi di adesione della Croazia a causa delle dispute sul confine, l'appoggio croato all'adesione e' calato ai minimi storici del 29 percento. Successivamente poi, vi e' stato un rialzo al 45 percento ma i contrari e gli astenuti sono ancora in grande numero.

La ministro degli esteri ed affari europei Vesna Pusić ritiene che il numero reale che riflette la posizione dei cittadini verso l'Ue e' quello del referendum sull'adesione quando il 66 percento degli elettori recatisi alle urne ha detto il loro SI' all'ingresso della Croazia nell'Ue. Pusić sottolinea che per la Croazia e' cruciale la stabilita' che porta l'adesione. Dopo la guerra che ha portato via oltre 10.000 vite umane, il Paese sta ancora curando le ferite e non solo la Croazia ma anche gli altri paesi della regione che hanno subito le atrocita' della guerra degli anni novanta. "Una stabilita' permanente e' l'obiettivo cruciale per la Croazia poche' negli ultimi 100 anni nessun stato nei Balcani è riuscito a resistere piu' della media della vita di un essere umano", ha detto Vesna Pusić. In Croazia e' ancora difuso il dubbio e l'incoscenza sull'Ue ma a Zagabria credono altrettanto che nemmeno nell'Ue sanno molto della Croazia. La squadra di calcio e' tra le 10 migliori al mondo ed e ben conosciuta tra gli ammiratori dello sport, ma molto meno si sa dell'arte e della ricca cultura e del patrimonio storico della Croazia. Per correggerlo, il Ministero della cultura croato sta organizzando nelle principali capitali eurpee tutta una serie di presentazioni nel tentativo di andare oltre l'unico pensiero che esiste quando si pensa alla Croazia, vale a dire sole e mare oppure, ancora peggio, nazionalismo e intolleranza, sottolinea la ministro Pusić. 

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