mercoledì 6 febbraio 2013

SERBIA, KOSOVO: QUALCOSA SI MUOVE

Tra pochi giorni cadrà il quinto anniversario della dichiarazione unilaterale con cui, il 17 febbraio 2008, gli albanesi del Kosovo dichiararono la loro indipendenza dalla Serbia. In questi cinque anni non è avvenuto nulla di quanto anche alcuni autorevoli analisti avevano preconizzato. I serbi del Kosovo non hanno preso le armi per opporsi all'indipendenza, né tanto meno lo hanno fatto gli albanesi del sud della Serbia o della Macedonia: tensioni e incidenti, anche gravi, non sono mancati, ma niente di nemmeno lontanamente paragonabile ad un nuovo conflitto armato. L'indipendenza kosovara non ha dato nemmeno la stura ad analoghe iniziative in altre aree contese del globo, dove pure i problemi non mancano e la situazione è molto delicata, dando il via ad un pericolosissimo "effetto domino". E' certo che la quinta ricorrenza dell'indipendenza kosovara sarà segnata dai consueti toni nazionalisti, da una parte e dall'altra: tra i serbi si alzerà ancora una volta il grido "Kosovo je Srbija" (Il Kosovo è Serbia), mentre dall'altra parte non mancheranno richiami alla "Grande Albania". Da una parte e dall'altra di agiteranno i vessilli con la aquile bicipiti di diverso colore. Rispetto al passato quest'anno però c'è da segnalare un'importante novità: che finalmente le due parti si parlano, si incontrano, cercano di risolvere alcuni problemi "tecnici" bilaterali, senza incartarsi pregiudizialmente sulla questione dello "status". E' innegabile che i colloqui di questi ultimi mesi hanno dato un corso nuovo alle relazioni tra Belgrado e Pristina. E ora, dopo vari colloqui e cene di lavoro tra i due premier, Ivica Dacic e Hashim Thaci, arriva l'incontro tra i due presidenti, Tomislav Nikolic e Atifete Jahjaga, a Bruxelles, sempre alla presenza di Catherine Ashton, Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, che a dispetto delle tante critiche ricevute fin dalla sua nomina, può segnare un indubbio successo per la (giustamente) tanto bistrattata diplomazia europea e suo personale. Nei Balcani, tra Serbia e Kosovo, qualcosa si muove e, seppure lentamente, sembra emergere una nuova normalità.

Sul tema segnalo l'articolo di Tim Judah del 2 febbraio pubblicato sul sito dell'Economist

Inching closer A new normality is slowly emerging between two old Balkan foes


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