I tre candidati alla presidenza durante un confronto tv |
Domani la Repubblica di Cipro sceglierà
al ballottaggio il suo nuovo presidente che succederà a Dimitris
Christofias, tra il favorito Nicos Anastasiades, candidato della
destra che pur avendo vinto con ampio margine il primo turno,
ottenendo il 45,4% dei voti, non è riuscito ad evitare il
ballottaggio, e il candidato indipendente, sostenuto dai comunisti al
governo, Stavros Malas che ha raccolto il 26,9% delle preferenze.
L'ex premier Giorgos Lillikas, anche lui indipendente ma sostenuto dai socialisti, con il suo
24,9% di voti, sarà dunque l'ago della bilancia.
Anastasiades, leader del partito Disy, è considerato un duro e si è presentato agli
elettori come l'uomo più adatto a negoziare il prestito
internazionale di cui Cipro ha urgente bisogno per garantire la
sopravvivenza della sua economia arrivata sull'orlo della bancarotta.
Perché è stata la crisi economica, più che il negoziato con Cipro
Nord per la riunificazione dell'isola, il tema al centro della
campagna elettorale: la priorità del nuovo capo dello Stato sarà
infatti quella di ottenere il più rapidamente possibile gli aiuti
internazionali necessari per evitare il default. Come i negoziati sulla riunificazione,
anche le trattative con la "troika" Ue, Bce e Fmi non hanno
portato finora ad alcun risultato concreto e il tempo stringe.
In ballo ci sono circa 17 miliardi di
euro, di cui 10 destinati al settore bancario messo in ginocchio
dalla crisi della Grecia con le cui banche gli istituti di credito
ciprioti hanno stretti legami. Il governo di Nicosia ha accettato un
aumento dell'Iva, ma non il programma di privatizzazioni proposto dai
creditori e considera troppo stringenti le condizioni poste per lo
sblocco dei prestiti. Fra i tre candidati alla presidenza solo
Lillikas si è opposto al piano di aiuti, proponendo in alternativa
di puntare sullo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale scoperti
al largo delle coste dell'isola per il cui
pieno sviluppo tuttavia occorreranno ancora molti anni.
Quanto alla questione della
riunificazione dell'isola [*], il cui negoziato e da tempo bloccato in
una impasse di cui non si vedono vie d'uscita, Anastasiades si era
detto a suo tempo favorevole al piano proposto dieci anni fa dalle Nazioni
Unite. Il piano, approvato dai turco-ciprioti con un referendum, fu invece respinto clamorosamente dai greco-ciprioti con un'analoga consultazione popolare. Oggi il leader
del Dysi e probabile nuovo presidente viene considerato dalla
comunità internazionale il candidato più credibile per ottenere una
soluzione della questione che pesa in maniera determinante anche sul
negoziato di adesione all'Ue della Turchia.
[*] Si tratta, come si sa, di una vicenda storica molto complessa.
Per limitarci ai tempi più recenti, possiamo dire in estrema sintesi che
nel 1974 un tentativo di golpe che avrebbe portato all'annessione
dell'isola alla Grecia provocò l'intervento militare di Ankara a
difesa dei turco-ciprioti. Da allora Cipro è divisa in due Stati:
nella parte settentrionale la Repubblica di Cipro Nord
(turco-cipriota), che vive in una situazione di sostanziale
isolamento politico, economico e commerciale in quanto riconosciuta e
sostenuta solo dalla Turchia, in quella meridionale la Repubblica di
Cipro (greco-cipriota), unica entità internazionalmente
riconosciuta. Il piano elaborato dall'Onu, la cui approvazione da entrambe le parti era la condizione da cui avrebbe dovuto dipendere l'ingresso nell'Unione Europea, fu approvato dai turco-ciprioti che vennero poi beffati da Bruxelles che con un clamoroso voltafaccia, nonostante i greco-ciprioti lo avessero respinto, diede ugualmente via libera all'adesione.
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