EuroMaidan (Photolure) |
Ucraina al bivio. Ha ragione Sergei
Lavrov: che siano gli Ucraini a decidere!
di Olivier Dupuis - 20 Dicembre 2013
Con il movimento di cittadini che
prosegue da quasi un mese in Ucraina e mentre i Presidenti ucraino e
russo hanno appena firmato un accordo che prevede la concessione da
parte della Russia di un prestito di 15 miliardi di dollari
all'Ucraina, senza condizioni ha tenuto a precisare il Presidente
russo (un cattivo augurio quanto all'utilizzo che ne sarà fatto dal
regime ucraino), e un contratto temporaneo di fornitura di gas a
prezzo stracciato, non è inutile trarre qualche primo insegnamento.
1. Contrariamente alla Rivoluzione
arancione, questo movimento non è una mobilitazione di parte,
opposizione contro governo, ma un enorme movimento di cittadini
mobilitato da un'aspirazione – lo stato di diritto incarnato
dall'Unione europea – e da una reazione all'imbroglio di una parte
dell'élite al potere.
2. Contrariamente alla Rivoluzione del
2004, l'attuale movimento non contrappone una Ucraina meridionale ed
orientale ad una Ucraina centrale ed occidentale. Come testimoniano
numerosi episodi (per esempio, le manifestazioni a Donetsk, Odessa,
Dnipropetrovsk, ...), questo è un movimento che riunisce i cittadini
al di là delle divisioni geografiche e linguistiche.
3. L'accordo di Associazione UE/Ucraina
non è stato né firmato né ratificato. Non c'è quindi nessuna
ragione che consenta di giudicarlo responsabile della grave crisi
economica e finanziaria ucraina. Questa crisi è il risultato
dell'enorme sperpero operato dal presente governo e, in parte, dai
governi precedenti.
4. Checché ne dica Sergei Lavrov, il
molto elegante e sovieticamente educato ministro russo degli Affari
esteri, la fortissima opposizione di Mosca all'Accordo di
Associazione EU/Ucraina si fonda certo su delle considerazioni
economiche (in particolare la possibilità per il regime russo di
prendere il controllo delle infrastrutture di trasporto di energia)
ma, soprattutto, su delle considerazioni di ordine politico: la
volontà di restaurare in una forma nuova il vecchio impero russo e
il terrore putiniano di fronte al rischio di vedere radicata in un
grande Paese «fratello» e vicino un regime politico fondato sullo
stato di diritto e su un'autentica democrazia.
5. Con qualche notevole eccezione, le
leadership dell'Unione europea e dei suoi stati membri hanno
affrontato la questione dell'Accordo di Associazione con l'Ucraina,
nel migliore dei casi, con un'incredibile leggerezza e, nel peggiore,
con un approccio introvertito e di corta veduta che richiama
direttamente certi avvenimenti tutt'altro che gloriosi della storia
europea.
6. La posta in gioco è molto chiara.
Come lo dice Ivan Krastev «se si esclude la bancarotta, non
rimangono che due scenari possibili per l'Ucraina: firmare l'Accordo
di Associazione con l'Unione europea oppure raggiungere l'Unione
doganale di Vladimir Putin».
7. Vladimir Putin e Viktor Janukovyc
hanno indiscutibilmente vinto il 2° set della partita. Il 1°
l'hanno vinto i manifestanti d'EuroMaidan. Rimane quindi il 3° set.
Con un vantaggio. La lunga partita di “poker truccata” di Viktor
Janukovyc è ormai conclusa.
Sulla base di questi primi
insegnamenti, tentiamo di formulare alcune linee direttrici intorno
alle quali si potrebbe costruire una uscita pacifica dalla crisi.
Un referendum. Se la mobilitazione è
cittadina, la migliore risposta alle aspirazioni e alle
rivendicazioni espresse non può che esserlo anch'essa.
L'organizzazione di un referendum nella prossima primavera -
proposta avanzata per primo da Vladimir Oleynik, deputato del Partito
delle Regioni - costituirebbe il modo più sicuro per radicare il
superamento delle divisioni geografiche e partitiche che è stato,
sin dall'inizio, il segno più innovatore e più efficace del
movimento EuroMaidan. Costituirebbe inoltre un formidabile bastione
contro qualsiasi tentativo di manovra di palazzo. Sergei Lavrov non
dovrebbe che rallegrarsene, lui che ha dichiarato che « se c'è
libertà di scelta, lasciamo il popolo ucraino decidere ».
Un governo d'unione nazionale. Per
garantire che si svolga nelle migliori condizioni possibili, questo
referendum dovrebbe essere organizzato da un nuovo governo di unione
nazionale, il cui Primo ministro proverebbe dai ranghi del Partito
delle Regioni e il ministro degli interni dai ranghi
dell'opposizione. Questo nuovo governo avrebbe come obiettivi
principali l'organizzazione del referendum sotto la supervisione
diretta dell'OSCE e del Consiglio d'Europa, il negoziato di prestiti
transitori presso le istituzioni finanziarie internazionali e
l'adozione delle leggi e regolamenti necessari all'entrata in vigore
sin dal 2014 del regime di liberalizzazione dei visti con l'Unione
europea.
Garanzie per i manifestanti e per
l'opposizione. L'accordo dovrebbe garantire la liberazione di tutti i
manifestanti arrestati, l'annullamento di tutti i capi di imputazione
nei loro confronti e consentire a Yulia Tymoshenko di farsi curare
all'estero.
Garanzie per il Presidente Janukovyc.
Per stabilire un clima sereno, l'accordo di uscita dalla crisi
dovrebbe comprendere anche una serie di garanzie per il Presidente
Janukovyc. L'assicurazione, per primo, che egli possa portare a
termine il suo mandato presidenziale. La certezza che nessuna azione
penale verrà lanciata contro di lui alla fine del suo mandato. E,
infine, l'assicurazione che potrebbe, se ne esprimesse un giorno
l'auspicio, trovare asilo in un Paese dell'Unione europea con tutte
le garanzie in termini di sicurezza.
Piaccia o meno ai denigratori della
costruzione europea, di sinistra o di destra, di estrema sinistra o
di estrema destra, dimentichi, troppo spesso, di ciò che è alle
fondamenta stesse delle nostre democrazie – ovvero lo stato di
diritto -, quel che accade oggi in Ucraina è un avvenimento di
fondamentale importanza. Per gli Ucraini, si tratta di evitare di
vedersi condannati alla doppia e pesante pena della
lukashenkizzazione: la consacrazione del non-diritto e dell'arbitrio
come principi di governo del Paese e l'istituzionalizzazione della
vassallaggio dell'Ucraina al nuovo impero sognato da Vladimir Putin.
Le leadership dell'Unione europea e dei
suoi stati membri riusciranno a ergersi all'altezza delle
aspirazioni, del coraggio e della determinazione degli Ucraini? Si
decideranno ad accompagnarli nella loro ricerca di libertà e di
dignità, dicendo loro, finalmente, chiaro e forte, che l'Ucraina
semplicemente ha la vocazione a diventare membro dell'Unione europea?
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