mercoledì 18 dicembre 2013

BELGRADO CE L'HA FATTA: IL 21 GENNAIO INIZIA IL NEGOZIATO PER L'ADESIONE ALLA UE

Sarà il 21 gennaio 2014: in quel giorno la Serbia inizierà ufficialmente il suo cammino verso il traguardo dell'ingresso nell'Unione Europea. E' questa la notizia venuta ieri da Bruxelles, alla vigilia del Consiglio europeo. Forse non casualmente, sono stati gli “ex jugoslavi” ministri degli Esteri sloveno, Karl Erjavec, e croata, Vesna Pusic, a informare per primi che Belgrado ce l'ha fatta e che, dopo aver incassato dal Consiglio europeo dello scorso giugno l”ok” all'apertura del negoziato di adesione all'UE, ora ha ottenuto anche la tanto agognata data per l'apertura ufficiale delle trattative.

Dopo una lunga riunione, nella quale è stato illustrato ai ministri degli Esteri dell’Unione il rapporto sul dialogo tra Belgrado e Pristina, e in base anche al giudizio positivo dell'Alto rappresentante per la politica estera europea, Catherine Ashton, che di quel dialogo è stata ed è la mediatrice, alla fine è arrivato il via libera dei Ventotto. La data sarà ufficialmente confermata dalla presidenza di turno greca che inizia il 1° gennaio, ma ormai è certo che in un martedì del gennaio 2014 la Serbia volterà una pagina fondamentale della sua storia recente: quello che seguirà non sarà un negoziato né breve, né facile, ci saranno battute d'arresto e slanci in avanti, ma una fase nuova inizia, anche formalmente.

Ieri, via Twitter, il commissario europeo all’Allargamento Stefan Fuele ha confermato che Bruxelles e i governi europei hanno voluto riconoscere la bontà del processo di riforme avviato in Serbia, i passi avanti fatti e soprattutto la disponibilità ad arrivare ad una normalizzazione delle relazioni con il Kosovo. Un processo di normalizzazione che però per Belgrado al momento non comprende il riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo e questo scoglio riemergerà molto presto nei negoziati con Bruxelles. Tanto più che per Fuele il negoziato dovrebbe essere “comprensivo”.

La Germania, da parte sua, auspica una “piena normalizzazione” delle relazioni tra Serbia e Kosovo, un'espressione che assomiglia così tanto al riconoscimento dell’indipendenza di Pristina che, secondo l'agenzia di stampa serba Tanjug, dovrebbe alla fine essere esclusa dal documento ufficiale sull’inizio dei negoziati. Anche perché sulla questione non c'è unanimità nemmeno tra i Paesi membri dell'UE, cinque dei quali, lo ricordiamo, non hanno ancora riconosciuto l'indipendenza del Kosovo e non intendono farlo, per il momento.

Forse anche per questo, per ora si preferisce guardare alla metà (o forse un quarto) del bicchiere già piena e lasciare al futuro negoziato trovare il modo di riempire il resto. In conferenza stampa Fuele ha voluto dare ampio riscontro a quelli che ha definito “gli enormi sforzi” compiuti dai vertici di Belgrado e di Pristina per cercare di trovare un compromesso sui tanti punti di contrasto. Sforzi che sono valsi a Pristina l'auspicio che entro la primavera siano concluse le trattative in corso per l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l'UE. Il problema, semmai, per il Kosovo, per la Serbia, ma non solo per loro, è capire quale Europa ci sarà fra qualche anno.

Comunque, per il momento è indubbio che la Serbia abbia raggiunto un “obiettivo storico”, come ha detto alla tv di Stato il premier Ivica Dacic. Un risultato “atteso da generazioni e da molti governi” prima dell'attuale e che ora “non è più solo un sogno ma una realtà”, per gli attuali vertici serbi, ma anche per una buona parte dei cittadini. Finisce un processo, quello che ha portato alla decisione unanime dei Ventotto sull'apertura dei negoziati con Belgrado, e nello stesso tempo ne inizia un altro “molto più difficile”. Che questo sia riuscito all'attuale leadership conservatrice e nazionalista moderata del presidente Nikolic, del premier Dacic e del vicepremier Vucic, invece che a quella precedente, guidata dall'ex presidente filo-europeo Tadic è, forse, solo uno scherzo della Storia.

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