I presidenti partecipanti alla 22esima sessione della Igman Initiative |
Lo scorso venerdi' a Belgrado si e' riunita per la ventiduesima volta la cosiddetta Iniziativa Igman, questa volta sul tema "Prospettive europee, collaborazione e stabilita' della regione". L'iniziativa Igman, e' una rete di organizzazioni non governative, fondata nel 2000 con l'obiettivo di contribuire alla piu' accelerata normalizzazione delle relazioni tra i paesi firmatari del Accordo di pace di Dayton che ha posto fine alla guerra in Bosnia Erzegovina nel 1995. Il nome e' dato come segno di memoria alla primavera del 1995 quando 38 intellettuali e attivisti antimilitaristi della Serbia e Montenegro, dopo 48 ore di viaggio attraverso l'Ungheria e la Croazia, attraversando il monte Igman e un tunnel improvvisato, entrarono nella Sarajevo sotto l'assedio dell'esercito della Republica Srpska.
La riunione di venerdi' scorso ha visto incontrarsi i presidenti della regione, della Serbia, Croazia, Montenegro e della Bosnia che a fine riunione hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui invitano l'Ue, nonostante la crisi, di "non perdere di vista l'importanza del processo di allargamento" come strumento per stabilizzare la pace. Nella dichiarazione dei presidenti Boris Tadić, Ivo Josipović, Filip Vujanović e Željko Komšić, alla cui firma ha assistito anche il commissario all'allargamento Štefan Feule, si afferma che la prospettiva dell'adesione all'Ue e' il motore e il garante della pace e stabilita' della regione e dell'Europa sudorientale. "Restiamo fermamente impegnati per la soluzione delle questioni aperte attraverso il dialogo ed i negoziati nello spirito di buon vicinato e sulle basi del diritto internazionale" si legge nel documento dei quattro presidenti. Essi confermano la "piena determinazione che ciascuno dei paesi nelle relazioni reciproche lavorino in modo tale da aiutare ad altri di adempiere tutte le condizioni per la piena adesione all'Ue".
Nella dichiarazione c'e' scritto anche che la solidarieta' e sostegno reciproco sono i principi fondamentali sui quali i quattro stati vogliono costrurie il comune futuro europeo. Concordano che il processo di riconciliazione iniziato deve continuare. In questo senso il ruolo decisivo ha la stretta collaborazione delle giustizie dei singoli paesi e cio' non soltanto per quanto riguarda le persecuzioni e le punizioni dei crimini di guerra bensi' di tutte le forme della criminalita' organizzata. I presidenti sottolineano di essere consapevoli della profonda crisi economica in Europa e nel mondo, concordano che con l'apertura economica tra i loro paesi e l'eliminazione di ogni tipo di ostacolo alla collaborazione economica di ogni singolo paese e di tutti insieme tutti diventeranno piu' resistenti e capaci della ripresa economica. I firmatari del documento hanno espresso soddisfazione perche' la Croazia ha terminato con successo i negoziati di adesione, le aspettative della Serbia di ottenere lo status di candidato entro la fine dell'anno e la data dell'inizio dei negoziati, il Montenegro la data dell'inizio dei negoziati e che la BiH consegni l'applicazione Ue per lo status di candidato altrettanto a fine anno.
Alla riunione dell'Iniziativa Igman, a soli due giorni dalla presentazione del rapporto della Commissione europea sull'avanzamento dei paesi candidati e quelli che lo vogliono diventarlo, il presidente croato Ivo Josipović ha detto che per progredire la collaborazione tra Croazia ed i suoi vicini bisogna fare ancora molto e che insieme al commissario europeo Stefan Feule e con i colleghi serbo, montenegrino e quello della Bosnia Erzegovina ha ribadito l'impegno per il rafforzamento delle relazioni e della collaborazione nonche' un lavoro comune sulla riconciliazione tra i loro paesi. I paesi della regione, ha rilevato Josipović, nel loro commino verso l'Ue, hanno la responsabilita' innanzitutto verso i loro cittadini, di dire loro la verita' sulle riforme difficili e sulle decisioni che bisogna prendere, che nel senso economico puo' essere ancora peggio ma che tutto cio' potra' essere superato. "Abbiamo anche la responsabilita' verso i nostri vicini, di non esportare la crisi, di non creare nemici e di non mancare ai nostri obblighi" ha detto il capo dello stato croato. La verita', ha detto, non e' facile e non e' semplice, ma e' un partenariato indispensabile. E' indispensabile non soltanto quando si tratta di questioni 'scottanti' della storia, bensi' anche quando si tratta della soluzione delle questioni di persone disperse, profughi, di secessione, patrimonio e responsabilita' per crimini di guerra, ha detto Josipović e ha aggiunto che "tutto quello che possiamo, dobbiamo risolvere da soli, senza indugi e senza compromessi". Ha ripetuto che i vicini della Croazia possono contare con l'appoggio della Croazia anche dopo il suo ingresso nell'Unione.
Secondo il commissario Ue all'allargamento Stefan Feule, la collaborazione regionale e la politica di buon vicinato sono gli elementi chiave della politica dell'allargamento dell'Ue e questi principi, ha sottolineato Feule, sono stati approvati nella strategia dell'allargamento dell'Unione per il 2011. "I principi fondamentali del progetto europeo sono la riconciliazione permanente tra i suoi stati membri" ha detto l'eurocommissario aggiungendo che una riconciliazione permanente non e' possibile senza affrontare il passato e cercare la verita'. Fuele ha sottolinato che nella regione balcanica, per quanto riguarda la riconciliazione, e' stato fatto molto negli ultimi anni. Salutando la volonta' dei partecipanti a questa riunione di impegnarsi per il ritorno dei profughi, Feule ha detto che la Commissione europea offrira' appoggio finanziario al progetto comune a tal proposito ed aiutera' l'organizzazione della conferenza di donatori prevista per la primavera del 2012. Per quanto riguarda la collaborazione efficace e costruttiva, il commissario all'allargamento ha sottolineato in particolare l'importanza del dialogo tra Belgrado e Priština.
Il presidente della Serbia Boris Tadić da parte sua ha detto che il comune obiettivo strategico dell'adesione della Serbia, Croazia, Montenegro e BiH all'Ue si puo' raggiungere esclusivmante rafforzando la collaborazione e risolvendo tutte le questioni aperte in modo democratico, attraverso il dialogo fondato sulla reciproca fiducia. Ma le questioni aperte che pesano sulle relazioni bilaterali dei singoli paesi non possono e non devono, secondo le parole di Tadić, essere utilizzate in modo tale da causare danni al loro processo di eurointegrazione. "Ritengo che la riconciliazione tra gli stati ed i popoli in questa parte d'Europa sono uno dei processi e delle sfide piu' importanti che oggi stiamo affrontando. Per questa ragione e' indispensabile che i paesi della regione senza riserve condannino i crimini di guerra ed i loro perpetratori" ha detto Tadić.
Il presidente della Presidenza tripartita della BiH, il croato Željko Komšić ha detto che ne' per la BiH ne' per l'intera regione non c'e' alternativa all'ingresso nell'Ue e ha salutato il ruolo della societa' civile nel processo di collaborazione e riconciliazione. Komšić ha sottolineato che la BiH non ha una posizione unica relativa al "ritmo e la metodologia" dell'adesione all'Ue e che ci sono problemi nell'adattamento dell'amministrazione del Paese. Il capo dello stato monentegrino, Filip Vujanović ha rilevato l'importanza della stabilita' regionale in quanto condizione per le integrazioni eruopee di tutta la regione.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo fa parte della corrispondenza per la prossima puntata di Passaggio a Sud Est (in onda il 20 ottobre 2011).
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