La Commissione europea ha dato parere positivo a concedere alla Serbia lo status di Paese candidato all'adesione all'UE. La fissazione della data di apertura dei negoziati resta però legata a concreti progressi verso la soluzione della questione chiave: il Kosovo. Per Belgrado è un successo parziale, dunque, ma pur sempre un successo, anche perché alla vigilia della pubblicazione del rapporto c'era la concreta possibilità, dopo le recenti tensioni nel nord del Kosovo ed il divieto del Pride 2011, che l'esecutivo Ue dicesse no su tutta la linea.
L'ultima parola spetta ora al Consiglio europeo di dicembre, ma è chiaro che il via libera della Commissione è un ottimo viatico e da qui a fine anno si potrebbe anche riuscire a trovare il modo per far ripartire i colloqui tra Belgrado e Pristina e far progredire la questione del Kosovo come chiesto da Bruxelles.
In attesa di vedere cosa succederà nelle prossime settimane è interessante, allora, ripercorrere le puntate precedenti che hanno portato fino ad oggi. Qui di seguito il testo della corrispondenza di Marina Szikora per la puntata di Passaggio a Sud Est di domani (13 ottobre) già disponbile sul sito di Radio Radicale o alla nostra pagina Passaggio in Onda.
Per ripercorrere le tappe del cammino di avvicinamento di Belgrado all'Ue va sottolineato che i negoziati tra l'Ue e la Serbia relativi alla presentazione ufficiale delle candidatura, avvenuta nel dicembre 2009, sono durati quattro anni con un anno di sospensione dovuta all'insoddisfacente collaborazione della Serbia con il Tribunale dell'Aja. L'inizio dei negoziati per presentare la candidatura, ricorda in questi giorni un testo del mittente B92 e' stato reso pubblico il 10 ottobre 2005, ad una cerimonia nel palazzo dell'ex stato comune Serbia e Montenegro dall'allora commissario europeo per l'allargamento Olli Rehn, dal presidente della Serbia e Montenegro Svetozar Marović e dai premier dei due stati membri della comunità Serbia Montenegro, Vojislav Koštunica e Milo Đukanović nonché dall'ambasciatore britannico David Gowen, a nome dell'allora presidenza europea.
I negoziati sulla candidatura sono iniziati in pratica il 7 novembre 2005 a Belgrado. Sono proseguiti poi nell'aprile 2006, sempre a Belgrado dopo che la Commissione europea aveva valutato che è stato raggiunto l'avanzamento della Serbia e Montenegro con il Tribunale internazionale dell'Aja. La continuazione dei negoziati è stata condizionata poi con la piena collaborazione di Belgrado con l'Aja. Un mese dopo, vale a dire il 3 maggio 2006, la Commissione europea aveva deciso di sospendere i negoziati per la candidatura della Serbia e Montenegro, una decisione appoggiata dai capi di diplomazia dell'Ue poiché è stato valutato che Belgrado non soddisfa l'indispensabile collaborazione con il Tribunale dell'Aja perché non erano arrestati ed estradati i super ricercati imputati della giustizia internazionale. Nel giugno di quell'anno il Montenegro aveva proclamato la sua indipendenza e Podgorica aveva proseguito il processo di associazione separatamente dalla Serbia ottenendo a fine del 2010 lo status di candidato all'adesione.
A causa della sospensione dei negoziati di associazione tra l'Ue e la Serbia alcuni partiti di opposizione serbi avevano chiesto le dimissioni dell' allora premier Vojislav Koštunica e del suo governo. Ma si dimise soltanto il vicepresidente del governo Miroljub Labus. Nel frattempo, il governo serbo, nel luglio 2006 approvò il cosiddetto Piano di azione per concludere la collaborazione con il Tribunale dell'Aja. Il dialogo tra Bruxelles e Belgrado fu sospeso per circa un anno e fu ripreso nel maggio 2007, dopo l'arresto e l'estradizione all'Aja di Zdravko Tolimir, ex comandante dell'esercito serbo e stretto collaboratore di Ratko Mladić. I negoziati ripresi dopo la valutazione positiva dell'allora procuratore generale dell'Aja Carla del Ponte durarono tre mesi. Il 10 settebre 2007, una delegazione serba e quella dell'Ue avevano concordato a Bruxelles il testo dell'Accordo di stabilizzazione e associazione, che venne firmato nel novembre 2007 ma la sua ratifica fu ostacolata dall'Olanda e dal Belgio a causa della mancata piena collaborazione con il Tribunale dell'Aja.
L'Ue aveva offerto alla Serbia nel 2008 un accordo politico sul rafforzamento della collaborazione commerciale, economica ed educativa nonché la liberalizzazione del regime di visti per i cittadini serbi che viaggiano nell'Ue. Infine, l'Accordo di stabilizzazione e associazione è stato firmato a Lussemburgo il 29 aprile 2008. Un'altra volta, l'attuazione di questo accordo e' stata condizionata dalla piena collaborazione con il Tribunale dell'Aja. Il 14 ottobre 2009 la Commissione europea ha invitato l'Ue di attuare l'accordo temporaneo commerciale con la Serbia valutando che le autorità di Belgrado avevano dimostrato la loro prontezza di avvicinamento all'Ue e di avere una sostenibile collaborazione con la giustizia internazionale. Il 19 dicembre dello stesso anno sono stati aboliti i visti per i cittadini serbi che viaggiano nei paesi della zona Schengen dell'Ue. Il 7 dicembre Bruxelles ha messo in vigore l'Accordo temporaneo commerciale che prevede una graduale liberalizzazione commerciale. L'accordo è entrato in vigore ufficialmente il 1 febbraio 2010.
Infine, dopo questo lungo cammino, il presidente della Serbia Boris Tadić ha consegnato a Stoccolma il 22 dicembre 2009, all'allora presidenza svedese, la richiesta ufficiale della Serbia per l'adesione all'Ue. I ministri degli esteri dell'Ue avevano deciso il 14 giugno 2010 a Lussemburgo di proporre ai parlamenti degli Stati membri dell'Ue la ratifica dell'Accordo Ue con la Serbia sulla stabilizzazione e associazione. Dei 27 stati membri, fino ad oggi, 20 paesi hanno ratificato questo accordo. Il 25 ottobre 2010 il Consiglio dei ministri dell'Ue ha chiesto alla Commissione europea di elaborare il parere sulla prontezza della Serbia ad ottenere lo status di candidato all'adesione in modo tale che ogni passo successivo di Belgrado verso l'ingresso nell'Ue sarà seguito dall'approvazione unanime del Consiglio dei ministri sulla piena collaborazione della Serbia con il Tribunale dell'Aja. Nel novembre 2010 il commissario europeo per l'allargamento Stefan Feule ha consegnato al premier serbo Mirko Cvetković il questionario della richiesta di adesione della Serbia all'Ue. Le risposte sono state consegnate il 31 gennaio di quest'anno. Nel frattempo, le autorità serbe hanno arrestato ed estradato all'Aja i due ultimi super ricercati, Ratko Mladić e Goran Hadžić.
Secondo il quotidiano serbo 'Ekspres' le grandi potenze mondiali starebbero appoggiando l'indipendenza del Kosovo e presumibilmente avrebbero intrapreso delle azioni per ostacolare lo status di candidato all'adesione della Serbia finché non saranno ritirate le istituzioni parallele serbe al nord del Kosovo. Sempre secondo queste informazioni, sarebbero in corso i preparativi per una riunione alla quale i rappresentanti degli Stati Uniti e dell'Ue dovrebbero accordarsi sui passi concreti da intraprendere per superare la situazione delicata al nord del Kosovo.
L'ambasciatore britannico in Serbia Michael Devenport, scrive la DW, ha valutato che è reale aspettarsi che l'Ue darà un parere positivo e raccomandazioni per attribuire lo status di candidato alla Serbia. Secondo l'ambasciatore britannico questo sarebbe giusto perché il Paese avrebbe raggiunto un grande avanzamento, incluso quello in alcuni settori molto difficili, quali la collaborazione con il Tpi dell'Aja e l'arresto e l'estradizione degli ultimi super ricercati. La Gran Bretagna, ha sottolineato Devenport, vuole vedere "uno slancio positivo e un impegno sincero della Serbia nel dialogo con il Kosovo".
Secondo le informazioni, il presidente francese Nikola Serkozy insiste che nessuno dei paesi inizi i negoziati con l'Ue finché non saranno concluse le elezioni presidenziali il prossimo maggio. Per la Germania, la condizione perché Belgrado ottenga lo status di candidato sarebbe la rinuncia alla corte di Sremska Mitrovica mentre la condizione per ottenere la data dell'inizio di negoziati dovrebbe essere la rinuncia ai comuni del Kosovo settentrionale. Belgrado ritiene che questa e' la prima volta che gli stati membri dell'Ue interferiscono in questo modo sul parere della Commissione europea. In difesa della Serbia c'è la Svezia che per voce del ministro degli esteri Carl Bildt sostiene che "il Kosovo non è un ostacolo sul cammino della Serbia verso l'Ue e che Belgrado non è responsabile per i problemi al nord del Kosovo. Le autorità di Belgrado hanno una influenza molto limitata sulle vicende in quella zona", afferma Bildt.
Nel rapporto si chiede che la Serbia dimostri "un approccio più costruttivo" verso il Kosovo, la cui indipendenza Belgrado continua a non riconoscere. La Germania ha già fatto sapere chiaramente di ritenere la normalizzazione delle relazioni con il Kosovo una delle condizioni quando a fine anno si dovrà decidere sullo status dei paesi candidati. Secondo AFP, nelle circostanze della crisi economica mondiale che continua in Europa, il sostegno alle integrazioni europee è calato nel maggior numero dei paesi balcanici occidentali anche se, generalmente, le alternative non ci sono.
Secondo l'opinione di Ognjen Pribićević dell'Istituto delle scienze sociali la candidatura della Serbia rappresenta una conferma degli sforzi che, nonostante tutte le critiche, Belgrado aveva fatto negli ultimi 10 anni. Una conferma delle riforme compiute finora che e' importante dal punto di vista morale. Pribićević afferma che cio' conferma che la Serbia appartiene al popolo europeo e si trova sulla via verso l'adesione all'Ue. Ma tutto questo, osserva l'analista serbo, è molto meno rispetto alle aspettative dal 2000. Il fatto che non vi e' una data dell'inizio dei negoziati di adesione rappresenta la conferma delle aspettative tradite. Pribićević ammette che ci sono stati fallimenti in alcune mosse riformatrici, praticamente in tutte le sfere della società. Ma la data non ci sarà a causa del Kosovo e a causa della situazione e della crisi nella stessa Ue, conclude l'analista politico serbo.
Un altro esperto, Vladan Marjanović ritiene che i cittadini della Serbia si "raffredderanno" per quanto riguarda l'ingresso del loro paese all'Ue. Lui è dell'opinione che a causa di tutta una serie di ostacoli e riserve verso l'avvicinamento della Serbia all'Ue il fatto della candidatura verrà accolto con indifferenza dall'opinione pubblica serba. Ma secondo Marjanović non vi è nemmeno molta volontà da parte di Bruxelles. "Sarà piuttosto per una ragione simbolica che un entusiasmo sincero e il desiderio che la Serbia un giorno faccia parte della loro compagnia" afferma Marjanović.
In generale, dopo il migliore della classe che sarebbe la Croazia per la quale questo è l'ultimo rapporto prima dell'ingresso nell'Ue che dovrebbe succedere nel luglio 2013, affermano gli analisti dei Balcani Occidentali, passeranno diversi anni prima che al blocco europeo aderiscano altri paesi della regione balcanica.
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