Proteste a Cipro contro il piano di salvataggio (Foto AP) |
Di Marina Szikora [*]
La situazione di Cipro e' seguita
ovviamente in tutta Europa e ben oltre. Anche in Croazia le notizie
ed i commenti non mancano. Cosi' il quotidiano di Fiume Novi list
scrive in un commento in vista della decisione dei ministri
finanziari europei che gli osservatori sono divisi sulla domanda se
la crisi cipriota puo' dilagare nel resto dell'Europa. Cio' non crede
la maggior parte dei funzionari europei che al governo di Cipro hanno
posto l'ultimatum di trovare entro lunedi' 5,8 miliardi di euro.
Molti pero' temono "il virus cipriota" poiche' la crisi
nella zona euro non e' per niente risolta bensi' soltanto
temporaneamente curata. Il crollo delle banche cipriote colpirebbe
maggiormente la Grecia, ma si sentirebbe anche in altri posti deboli
della zona euro, quali almeno la Spagna e l'Italia, scrive Novi list
e aggiunge che la crisi in Cipro non e' insensata: potrebbe nuocere
alla ripresa economica dell'Europa. La fiducia negli affari in
Germania, ad esempio, e' nuovamente calata nel mese di marzo proprio
a causa della crisi cipriota. Quale che sara' l'esito, il maggior
peso della crisi alla fine lo porteranno gli stessi cittadini del
Cipro, vale a dire della parte meridionale dell'isola che nel 2004 e'
entrata nell'Ue e ha preso l'euro come valuta nazionale, prosegue il
giornale croato.
Il troppo gonfiato sistema bancario di
Cipro e' come nei casi islandese o irlandese i quali sono crollati
ancora alcuni anni fa. Ma la zona euro si e' mossa a risolvere il
problema di Cipro in modo diverso. Nel caso dell'Irlanda, spiega
Novi list, l'eurozona ha deciso di sanare le perdite delle banche per
mezzo dello Stato e di tutti i cittadini, attraverso il debito
pubblico, mentre nel caso del Cipro la soluzione si pone soprattutto
ai risparmiatori di queste banche. La Germania ha chiesto la
tassazione in particolare dei grandi risparmiatori. I tedeschi
risulta che non vogliono in modo solidale coprire i debiti dei ricchi
russi che tengono nelle loro mani la maggioranza dei depositi nelle
banche cipriote, dietro i quali, molto probabilmente, ci sono
operazioni di riciclaggio di denaro sporco. Il parlamento cipriota si
e' rifiutato ad imporre le tasse non volendo provocare la rabbia del
proprio popolo come nemmeno dei russi. Ma i danni pero' sono gia'
stati fatti, spiega Novi list. I vertici bancari non si assumeranno
la responsabilita' per gli errori fatti. Cadra' ancora una volta
sulle spalle dei cittadini. Se finalmente Cipro avra' l'aiuto europeo
– e' l'opinione di Novi list - il governo cipriota dovra' in
compenso effettuare le piu' severe misure di risparmio che colpiranno
sempre i cittadini. In conclusione, scrive il quotidiano croato,
termina cosi' il lungo miracolo bancario cipriota. E' stato stabilito
dai vertici bancari con la collaborazione dei governi ciprioti che
avevano creato un paradiso fiscale e credevano che questa isola
avrebbe tratto profitto dal settore finanziario perfino attraverso
dubbi affari: adesso pero' le banche di Cipro sono sull'orlo
dell'abisso.
Lunedi', a operazione di salvataggio
decisa, il portale croato www.index.hr ha messo in rilievo l'articolo
del Washingotn Post il quale scriveva che vista la situazione, la
crisi di Cipro e' una storia finita, mentre il nuovo paese di cui
bisogna preoccuparsi e' la Slovenia. Secondo questo articolo, vi e'
un nuovo pericolo economico che si trova "tra Italia, Austria,
Ungheria e Croazia". Non si tratta di una crisi della grandezza
di Cipro ma sicuramente fa parte della "zona pericolosa"
sottolinea il giornale americano chiedendosi come mai e perche' la
Slovenia e' arrivata a questa situazione preoccupante. Il quotidiano
ricorda che la Slovenia nel 2004 e' entrata nell'Ue e ha molto
velocemente scambiato il tallero con l'euro. Si tratta di una
economia piccola che si basa sull'esportazione e all'inizio del
21esimo secolo aveva una crescita piu' grande della zona euro ma con
un debito crescente. Il Washington Post ricorda inoltre che secondo
il rapporto del FMI della settimana scorsa, le tre maggiori banche
slovene, di proprieta' statale, non sopravviveranno senza nuove
capitalizzazioni. Si tratta di almeno un miliardo di euro mentre nel
settore bancario vi e' presumibilmente un vuoto di almeno sette
miliardi di euro di mali crediti.
Dopo tutto, prosegue il quotidiano
americano, vi e' appena stato il cambio del governo e quindi al posto
di Janez Janša che inclinava alla corruzione, e' arrivato un governo
del centro sinistra. La nuova premier Alenka Bratušek ha rilevato
chiaramente che vuole dedicare maggior tempo alla crescita economica
piuttosto che diminuire il debito pubblico il che potrebbe avere
ripercussioni sul rating del Paese. Secondo il FMI la Slovenia
necessita di 3,8 miliardi di dollari di cui un terzo riguarda le
banche. Se rimarrano queste le cifre sara' molto difficile. Secondo
il Post cio' significhera' che il Paese dovra' chiedere aiuto al FMI,
alla Banca Centrale Europea o alla Commissione Europea o anche a
tutte e tre le istituzioni: "In altre parole, la Slovenia avra'
bisogno di salvataggio". Marko Kranjec, membro sia della Banca
Centrale Europea che di quella Slovena ritiene che alla fine il
salvataggio della Slovenia non sara' necessario e che la situazione
in Slovenia e' meno grave rispetto a quella di Cipro: "Se la
Slovenia avesse una valuta propria tutto si potrebbe risolvere
facilmente, ma siccome non ce l'ha, si e' ritrovata sull'orlodel
default", conclude il Washington Post.
[*] Il testo è tratto dalla
trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a SudEst andata in onda il 28 marzo a Radio Radicale
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