Da sin.: Hashim Thaci, Catherine Ashton, Ivica Dacic |
Di Marina Szikora [*]
Anche il settimo giro di colloqui tra
Belgrado e Priština a Bruxelles, di cui i protagonisti sono stati
un'altra volta i due premier, Ivica Dačić e Hashim Thaci, non ha
dato un accordo concreto. Tuttavia, concordano i due premier, e'
stato raggiunto un avanzamento e i negoziati proseguiranno il 2
aprile. Per la prima volta, alla conferenza stampa, i premier serbo e
kosovaro sono intervenuti insieme. Per il premier serbo e' stata "una
giornata difficile" in cui, come ha detto, si e' parlato della
questione che appesantisce la Serbia per decenni. "La Serbia e'
orientata e dedicata al dialogo, non lo stiamo facendo per la data,
ma perche' vogliamo risolvere questo problema" ha ribadito e
ripetuto la posizione serba Ivica Dačić e ha aggiunto che "bisogna
investire molto impegno e rispettare gli interessi sia dell'una che
dell'altra parte".
Il premier serbo ha ripetuto che la
comunita' dei comuni serbi, cosi' come proposto dalla Serbia, secondo
la sua opinione, e' la soluzione migliore. Dačić ha precisato di
non poter dire ne' di essere vicini ne' lontani dall'accordo poiche'
le vedute cambiano di momento in momento. Continuano ad esserci delle
divergenze, per quanto riguarda le competenze. Ma il premier serbo ha
aggiunto che dopo sette incontri e' stato costruito un rapporto in
cui si stanno trovando soluzioni e risolvendo quelle questioni
difficili che nessuno prima aveva risolto. Dačić ha detto che
questo e' la prima volta che l'Ue non pone degli ultimatum e delle
carte ma sta costringendo le due parti a trovare autonomamente la
soluzione: "se vogliamo la soluzione, dobbiamo arrivare al
compromesso" ha valutato il premier serbo.
Il premier del Kosovo Hashim Thaci ha
valutato altrettanto che e' stato raggiunto progresso e ha
qualificato questo settimo round di colloqui come "costruttivo".
"Ci aspettiamo che nei prossimi giorni si arrivi alla soluzione
relativa alla normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo,
soprattutto a Mitrovica settentrionale. Anche noi vogliamo la libera
circolazione, stato di diritto e sviluppo della societa' democratica"
ha detto Thaci aggiungendo che la Serbia e il Kosovo sono sulla buona
via per realizzare relazioni di buon vicinato. "I nostri popoli
hanno perduto molto tempo...durante questi sei mesi abbiamo raggiunto
un successo significativo che solo un anno fa era inimmaginabile"
ha valutato Thaci. L'accordo tra il Kosovo e la Serbia significa
anche stabilita' nella regione, ha aggiunto il premier kosovaro e ha
rilevato che Priština sara' dedicata a questo dialogo, alla
stabilita' e pace nonche' al suo cammino verso l'Ue. La conferenza
stampa e' terminata con la stretta di mano dei due premier.
Soltanto due giorni dopo pero', toni
abbastanza diversi si sono potuti sentire alla riunione del Consiglio
di Sicurezza dell'Onu dedicata al Kosovo alla quale hanno partecipato
altrettanto Ivica Dačić e Hashim Thaci. In questa occasione il
premier della Serbia ha rilevato che e' indispensabile la permanenza
dell'Unmik in Kosovo e ha ribadito che i negoziati con Priština non
conducono verso il riconoscimento del Kosovo. "La
riconciliazione tra serbi e albanesi comporta prendere decisioni
difficili. Gli incontri a Bruxelles sono la conferma della prontezza
della Serbia di continuare la collaborazione sulle questioni aperte
con intenzioni sincere, avendo come obiettivo il raggiungimento
dell'accordo" ha precisato Dačić. La Serbia e' pronta
affinche' il dialoga possa avere successo ma non e' pronta alle
umiliazioni e doppi standard, ha avvertito il premier serbo. Ha
aggiunto che Belgrado e' contraria a ogni tipo di mossa unilaterale
quale ad esempio la richiesta del Kosovo di ottenere un prefisso
internazionale attraverso l'Albania anche se i negoziati a tal
proposito sono ancora in corso.
Dačić ha rilevato che senza la
protezione dei non albanesi "l'obiettivo progettato di una
societa' multinazionale" non sara' possibile. Dačić ha
spiegato che "i dati concreti" riflettono la posizione
vulnerabile dei serbi in Kosovo e sfide significative. "Dieci
anni dal massacro di marzo in cui sono stati distrutti oltre 150
edifici della Chiesa ortodossa serba di cui 34 sono del medioevo e
alcuni sotto protezione dell'UNESCO, nessuno e' stato punito",
ha sottolineato Dačić e ha detto che la Serbia chiede nuove
indagini che porterebbero ai perpetratori ma anche agli ispiratori di
questi crimini. Ha precisato che e' stato praticamente fermato il
ritorno dei profughi in Kosovo e che nei mesi precedenti e' aumentato
il numero degli incidenti multietnici.
Quanto al rapporto trimestrale sul
Kosovo del segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon, e' stato
rilevato il raggiungimento di un passo significativo con l'aver
alzato il dialogo tra Belgrado e Priština ad un livello politico
piu' alto ma vi e' anche l'appello alle autorita' del Kosovo di
reagire fermamente alle manifestazioni di odio nei confronti dei
serbi, quali gli incidenti durante la festa del Natale ortodosso. Il
premier kosovaro Hashim Thaci da parte sua ha invitato Belgrado a
"smantellare le strutture parallele" al nord del Kosovo
sottolineando che "il Kosovo e' uno stato sovrano" e che
questo processo "non e' convertibile". Rivolgendosi al
Consiglio di Sicurezza, Thaci ha rilevato che il Kosovo "non
sara' luogo di divisioni e barricate" e della formazione "di
una nuova Republika Srpska". Ha informato che Priština
chiedera' a Belgrado "il compenso per i danni di guerra".
Secondo le parole del premier del Kosovo "il ruolo della Serbia
e' distruttivo" e appesantisce la sicurezza. Thaci ha rilevato
che attualmente il Kosovo e' riconosciuto da parte di oltre la meta'
degli stati membri dell'ONU. E' un processo irriducibile e molti
altri stati sono nella fase di riconoscimento dell'indipendenza del
Kosovo, ha detto il premier kosovaro e ha aggiunto che questa e' la
decisione piu' giusta per il Kosovo ed i suoi cittadini.
[*] Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 28 marzo a Radio Radicale
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