Dopo una sessione maratona e un
dibattito molto intenso, il Parlamento serbo ha approvato domenica
scorsa l'attesa e tanto discussa risoluzione sul Kosovo. 175 i voti a
favore, mentre hanno votato contro 19 deputati appartenenti al
Partito democratico della Serbia di Vojislav Koštunica, al Partito
Liberaldemocratico di Čedomir Jovanović e alla Lega
Socialdemocratica della Vojvodina di Nenad Čanak. In precedenza, su
richiesta del Partito Democratico, il governo aveva deciso di
togliere la definizione di documento segreto dalla testo. Con questa
decisione il testo della piattaforma e' stato reso pubblico sul sito
del governo ed e' cosi' accessibile ai cittadini della Serbia.
La risoluzione prevede che tutti i
prossimi accordi con Priština dovranno essere conformi a questo
documento e si insiste particolarmente sull'istituzione delle
Comunita' autonome dei comuni serbi. Il precedente testo della
risoluzione era stato modificato con tre emendamenti proposti dalla
Commissione per il Kosovo. La piattaforma politica per i colloqui con
i rappresentanti delle istituzioni di Priština prevede cosi' che
ogni soluzione del dialogo tra Belgrado e Priština dovrà essere
conforme alla Costituzione serba e alla Risoluzione 1244 del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La Serbia, riconferma il
documento approvato, non riconoscera' mai l'indipendenza del Kosovo.
Il dibattito in Parlamento e' durato
tutta la giornata di sabato scorso - oltre quattordici ore - ed e'
stato interrotto due volte a causa del contestato emendamento del
Partito Democratico il quale richiedeva di rendere pubblica la
piattaforma perche' possa essere chiaro se il governo appoggia una
piattaforma segreta approvata lo scorso 9 gennaio o si tratta della
piattaforma originale, proposta dal presidente Tomislav Nikolić che
gia' e' stata accettata dai serbi in Kosovo. Nel corso del dibattito,
anche il presidente Nikolić si e' rivolto ai deputati dicendo che
certa gente in otto anni non ha potuto risolvere la questione del
Kosovo. "Nella vita ho perso molto, ma non posso perdere anche
il Kosovo perche' non e' mio", ha detto Nikolić ricevendo
applausi in aula. Rivolgendosi ai deputati, in particolare a quelli
piu' critici, come i rappresentanti del Partito democratico della
Serbia dell'ex premier Vojislav Koštunica, il premier Ivica Dačić
ha detto che non tradira' mai il suo Kosovo e che il Dss deve tener
conto delle conseguenze che per il popolo e per i cittadini potrebbe
avere quello che loro propongono.
Il premier ha precisato che la politica
promossa dal Dss e che riguarda l'interruzione del processo di
integrazione europea ed i colloqui con Priština, non significa
difendere il Kosovo bensi' al contrario, perderlo. La Serbia, ha
sottolineato Dačić, non puo' tirarsi indietro finche' ci saranno
serbi in Kosovo perche' finche' ci saranno loro anche la Serbia sara'
li'. "Faremo tutto il possibile, pubblicamente e segretamente
per aiutare i serbi in Kosovo. E non dimenticate: di partiti ce ne
sono tanti, ma la Serbia e' una sola", ha detto il premier serbo
rigettando l'accusa di tradimento rivolta a lui ed al suo governo.
Quindi ha chiesto: "Siete stati voi a guidare la Serbia quando
e' stata proclamata l'indipendenza del Kosovo? E che cosa avete
fatto? Ci sono state preghiere, una manifestazione, sono state
incendiate le ambasciate e dei negozi. E' cosi' che sono stati fatti
gli interessi nazionali? Volete mobilitare l'esercito? No, perche'
l'avreste fatto anche prima, ma non chiamate gli altri ad un suicidio
colettivo", ha detto' Dačić in difesa della risoluzione e in
risposta agli attacchi dell'opposizione.
Il capo dello stato, Tomislav Nikolić,
ha detto di essere soddisfatto per l'approvazione della risoluzione
sul Kosovo in parlamento, perche' l'opposizione e il governo, come
una volta, hanno trovato un linguaggio comune sul Kosovo e perche'
dietro alla risoluzione vi e' una piattaforma seria che la definisce.
"La Serbia ha una base per i prossimi colloqui con le
istituzioni temporanee a Priština e con l'Ue", ha affermato, da
parte sua, il premier Ivica Dačić. Pero' per quanto riguarda la
piattaforma i serbi sul Kosovo, i rappresentanti dei comuni e delle
assemblee comunali al nord del Kosovo hanno inviato una lettera
aperta al presidente Nikolić in cui affermano che la risoluzione non
e' conforme alla piattaforma che il presidente Nikolić aveva
illustrato loro precedentemente. I presidenti dell'autogoverno locale
hanno quindi avvertito che il proseguimento del dialogo a livello
tecnico e l'implementazione degli accordi raggiunti finora
rappresentano un riconoscimento diretto dell'indipendenza del Kosovo.
Bruxelles ha espresso cautela sul
documento. La piattaforma non ha valore per l'Ue e non avra' nessun
impatto sul dialogo tra il Kosovo e la Serbia, ha detto l'inviato
speciale e capo dell'ufficio Ue in Kosovo, Samuel Žbogar, ex
ministro degli esteri sloveno, in una intervista al programma
kosovaro RTK che viene trasmesso in lingua serba. Žbogar ha
precisato di non poter commentare la piattaforma serba e ha aggiunto
che per lui nel processo del dialogo resta in vigore la piattaforma
del Consiglio dei ministri dell'Ue dello scorso dicembre in cui sono
state indicate chiaramente le richieste dell'Ue relative al Kosovo e
alla Serbia. In base a queste conclusioni si conduce il processo di
dialogo, ha detto Žbogar, secondo il quale una soluzione sostenibile
puo' essere trovata e questo e' ciò che è accettabile per le
autorita' di Priština e per i cittadini che vivono al nord del
Kosovo. "Noi non abbiamo una soluzione per il nord. Non ci puo'
essere una soluzione imposta per nessuna delle due parti. Ci deve
essere una soluzione da cui nessuno rimarra' frustrato", ha
detto l'inviato speciale Ue aggiungendo che Bruxelles e' soddisfatta
per l'attuale processo di dialogo, ma che nel futuro si aspettano
maggiori risultati. Secondo la sua opinione, il maggiore successo
finora e' il raggiungimento dell'accordo e l'implementazione
dell'amministrazione integrata ai confini.
[*] Corrispondente di Radio Radicale.
Il testo è basato sulla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi.
L'insoddisfazione e le preoccupazione dei
serbi del Kosovo
I rappresentanti politici delle
comunità serbe del nord del Kosovo hanno inviato una lettera aperta
al presidente Tomislav Nikolić in cui affermano la loro
insoddisfazione e la loro contrarietà alla risoluzione approvata dal
parlamento di Belgrado. Nella lettera si precisa che "sono state
appoggiate in particolare le posizioni secondo le quali non si
accettano accordi parziali con le istituzioni temporanee di Priština
nell'ambito del cosiddetto dialogo tecnico e la posizione che nulla
e' concordato finche' non c'e' un accordo completo". Secondo i
responsabili delle comunità serbe del Kosovo, che non riconoscono
l'autorità di Pristina, "il popolo serbo in Kosovo e'
seriamente preoccupato per le istituzioni della Serbia e per le
istituzioni locali che tutto il tempo sono state e restano il garante
principale della rimanenza e permanenza dei serbi in Kosovo" e
aggiungono che "la prassi ha confermato che laddove non ci sono
le istituzioni della Serbia non ci sono nemmeno i serbi".
Sulle reazioni dei serbi del Kosovo
alla risoluzione e sulle tensioni interetniche nel sud della Serbia a
proposito del monumento eretto in memoria dei combattenti dell'Uck la
corrispondenza di Artur Nura per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.
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