Proteste contro la corruzione politica in Slovenia (AFP) |
Acque politiche improvvisamente di
nuovo agitate in Slovenia. Una settimana fa il premier Janez Janša
aveva incassato l'appoggio del suo partito (SDS) il cui consiglio gli
aveva confermato la fiducia con 281 voti favorevoli e solo quattro
contrari, dopo l'annuncio dello stesso Jansa che si sarebbe dimesso
dalla guida del governo qualora il suo partito avesse deciso di
sfiduciarlo per essere finito nel mirino dell'anti-corruzione. In
precedenza la corte costituzionale aveva bocciato tre referendum su
altrettante leggi varate dal governo per far fronte alla crisi
economica. Anche le manifestazioni di piazza, dopo la mobilitazione
della fine di dicembre, sembravano in calo di partecipazione. Le
braci, evidentemente, covavano sotto la cenere e hanno ripreso vigore
al primo alito di vento che porta il nime di Lista Civica
(Državljanska Lista, DL), la formazione guidata da Gregor Virant che
minaccia di ritirarsi dalla maggioranza a seguito della
pubblicazione, martedì della scorsa settimana, di un rapporto della
Commissione anticorruzione che contesta irregolarità su asset e
conti correnti bancari a Janša e al sindaco di Lubiana, Zoran
Jankovic, ovvero i leader dei due più importanti partiti del Paese.
Sabato La DL ha dato dieci giorni al premier: dimissioni o crisi di
governo.
I CITTADINI SLOVENI MANIFESTERANNO
ANCHE NEL 2013
di Marina Szikora, corrispondente di Radio Radicale [*]
Gli sloveni avevano espresso i loro
desideri per il 2013 manifestando e scendendo in piazza a fine del
2012 chiedendo all'attuale governo maggiore democrazia, uno stato di
diritto e sociale. In altre parole, tutto quello che e' garantito
loro dalla costituzione. Va sottolineato che il pil sloveno e' 35,5
miliardi di euro, il numero di disoccupati e' aumentato a 120 mila
persone, i salari sono calati, l'import-export e' stagnante e
l'inflazione e' aumentata fortemente.
Un piano ambizioso su come superare la
crisi economica e sociale e' stato illustrato recentemente dall'ex
direttore della McKinsey, ma secondo gli esperti sloveni il Paese e'
purtroppo ancora diviso politicamente e questo frena la realizzazione
delle indispensabili riforme e del concetto per il progresso. Uno
degli esperti, lo sloveno Petar Kraljič, indica come obiettivi
necessari la lotta per diminuire il deficit, il debito e
l'inflazione, realizzare la concorrenza della Slovenia ed il suo
inserimento tra i quindici migliori al mondo, la crescita del pil di
oltre il 3 per cento annuo, l'investimento in ricerca e sviluppo del
4 percento del pil e almeno 60 mila di nuovi posti di lavoro.
Da tutto questo
risulta che il governo sloveno nel 2013 dovrebbe ascoltare di piu' il
suo popolo e gli esperti. L'insoddisfazione dei cittadini e' in
crescita e si annunciano nuove manifestazioni. La prima e' prevista
per la prima meta' di gennaio e poi altre regolarmente, fino
all'adempimento delle richieste dei cittadini.
[*] Il testo è tratto dalla puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 10 gennaio
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