Ma lo scandalo di queste settimane potrebbe favorire Gul
Il premier turco Recep Tayyip Erdogan è
tornato in questi giorni a reagire allo scandalo di corruzione, che
sta terremotando il suo governo e mettendo a rischio il quadro
politico, affermando che dietro le inchieste si nasconde "il più
ampio, pesante e immorale tentativo di colpo di stato". Pur
senza nominarlo direttamente, il premier in diverse occasioni ha
puntato il dito contro il predicatore islamico Fetullah Gulen, il suo
ex sostenitore che da anni vive in esilio volontario negli Usa, di
aver mascherato un tentativo di golpe con il maxi-scandalo scoppiato
a metà dicembre. Erdogan ha anche invitato gli ambasciatori turchi a
spiegare in modo chiaro ai governi dei Paesi dove si trovano “la
vera faccia”, le “ambizioni e i desideri” e le “dimensioni
del pericolo” di quello che ha definito “l'impero della paura”
creato da Gulen con il suo movimento Hizmet, soprattutto nel settore
giudiziario e nella polizia. Per Erdogan l'obiettivo non il governo o
il suo partito, ma la Turchia stessa, i suoi interessi nazionali e i
suoi 76 milioni di cittadini.
Il governo ha reagito alle inchieste
che hanno coinvolto personalità e imprenditori vicini al premier
(tra cui, secondo alcuni organi di stampa, ci sarebbe anche il figlio
Bilal Erdogan) rimuovendo dall'incarico centinaia di dirigenti e di
funzionari della polizia, fra cui i responsabili delle inchieste
anti-corruzione, e trasferendo due magistrati titolari di due filoni
dell'inchiesta. Erdogan ha inoltre presentato un disegno di legge in
parlamento per porre il Consiglio supremo dei giudici e dei
procuratori (il Csm turco) sotto l'autorità del ministro della
giustizia. Una mossa definita incostituzionale dall'opposizione e che
è finita anche nel mirino di Bruxelles. Dopo il primo incontro a
Strasburgo, fra il commissario europeo all'Allargamento, Stefan
Fuele, e il nuovo ministro degli Affari europei e capo negoziatore
con l'UE, Mevlut Cavusoglu, la Commissione europea ha, infatti,
annunciato che esaminerà la bozza del progetto e che comunicherà la
sua opinione alle autorità di Ankara prima di un qualsiasi voto
parlamentare.
Fuele ha anche precisato di attendersi
che la Turchia “prenda tutte le misure necessarie per assicurare
che le recenti accuse di corruzione siano affrontate senza
discriminazioni o preferenze, in maniera trasparente e imparziale”
e che “qualsiasi cambiamento del sistema giudiziario non deve
mettere in discussione l'impegno della Turchia” a rispettare ai
criteri richiesti dall'UE. Per altro, il premier turco, atteso a
Bruxelles martedì 21 gennaio per un incontro con il presidente della
Commissione, Jose' Manuel Barroso, si è detto disponibile a
“congelare” il progetto di riforma se l'opposizione approverà
una modifica della Costituzione che vada nello stesso senso. Kemal
Kilicdaroglu, leader del CHP, il Partito repubblicano popolare
fondato dal padre della Turchia moderna, Kemal Ataturk, e principale
forza dell'opposizione, ha risposto che se ne può parlare a patto
che sia garantito il principio di separazione dei poteri e
preannunciato un ricorso alla Corte costituzionale. Intanto lo
scontro parlamentare sul provvedimento è degenerato in una rissa con
insulti, schiaffi, lanci di bottigliette d'acqua e perfino di un
tablet.
A favore di una modifica
costituzionale, si è espresso anche il presidente della repubblica,
Abdullah Gul, compagno di partito di Erdogan. Ma più che un assist,
quella di Gul sembra l'ennesima, felpata presa di distanza dal
premier in vista delle presidenziali di agosto, alle quali l'attuale
capo dello stato potrebbe candidarsi contro Erdogan che punta da
tempo alla presidenza della repubblica. Stando a quanto scritto da
Zaman (quotidiano che, per inciso, fa parte della galassia
riconducibile all'organizzazione di Fetullah Gulen) non è escluso
che il presidente possa rifiutarsi di controfirmare la legge sui
giudici se sarà approvata. In effetti, come fanno notare alcuni
analisti, Gul, rispettato dall'opposizione e non ostile a Gulen,
potrebbe essere proprio il principale beneficiario dello scandalo che
sta facendo tremare il quadro politico turco. Prima delle
presidenziali di agosto ci sarà a marzo il test cruciale delle
elezioni locali. A meno che Erdogan non decida di forzare la mano e
provocare elezioni parlamentari anticipate, alle quali comunque non
potrebbe candidarsi per un terzo mandato da premier. Comunque vada le
prossime settimane non ci lasceranno senza notizie dalla Turchia.
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