L'autorevole settimanale bitannico The Economist si è occupato in questi giorni della situazione politica interna in Serbia. Secondo questo giornale i politici serbi lottano uno contro l’altro invece di celebrare l’inizio dei negoziati di adesione all’Ue. L’Economist afferma che perfino Shakespeare, se fosse vivo, potrebbe trarre ispirazione per le sue opere poiche’ i vecchi nemici si stringono la mano, gli ex amici puntano il coltello nelle spalle l’uno all’altro, creano partenariati politici innaturali e le carceri aspettano coloro che finora godevano massimo profitto. Il giornale britannico aggiunge che i due maggiori partiti si trovano di fronte ad importanti riunioni che decideranno il corso politico di quest’anno e porteranno a termine le speculazioni sulle possibili elezioni anticipate. “Al massimo livello politico e’ in corso una guerra virtuale” afferma l'Economist e rileva che nelle notizie quotidiane domina la questione delle elezioni anticipate.
Il giornale britannico precisa che alle
precedenti elezioni politiche del 2012 ha vinto il Partito serbo del
progresso guidato da Tomislav Nikolić, attuale capo dello Stato, il
quale nonostante lo abbia smentito, e’ coinvolto nel conflitto con
il primo vicepresidente del governo e nuovo leader di questo partito,
Aleksandar Vučić. Vučić vuole riforme veloci ed e’ intenzionato
alla prossima conferenza del partito indetta per il 25 gennaio
“ripulire” il Partito serbo del progresso dai sostenitori di
Nikolić sperando allora di poter vincere alle prossime elezioni
parlamentari e inserire i suoi fedeli agli incarichi governativi,
scrive l’Economist e aggiunge che uno degli obbiettivi di Vučić
e’ quello di occuparsi delle compagnie sovvenzionate dallo stato
che sono appesantite dai debiti e perdite e in molti casi servono in
quanto sostituti per la tutela sociale di oltre 60.000 lavoratori.
Il problema e’ che a causa dello
stallo economico sono venuti a mancare i soldi per finanziare queste
compagnie stagnanti. Molte di queste non sono guidate dai membri del
Partito serbo del progresso bensi’ dai membri del Partito
democratico, al governo fino al 2012, oppure dai membri del Partito
socialista dell’attuale premier Ivica Dačić che nel governo
precedente era in coalizione con il Partito democratico ed è poi
passato nella coalizione con il Partito serbo del progresso il che ha
reso possibile a Dačić di diventare premier.
Secondo l’Economist, Dačić sarebbe
contro le elezioni parlamentari anticipate poiche’ quasi
sicuramente l’incarico di premier lo dovrebbe cedere ad Aleksandar
Vučić. Quanto al Partito Democratico, che terra’ il suo congresso
il prossimo 18 gennaio, si afferma che anch’esso vuolo evitare
elezioni anticipate dopo essere stato fortemente sconfitto alle
elezioni locali in tre comuni svoltesi lo scorso dicembre. Per
l’attuale lider del Partito Democratico, Dragan Đilas si dice che
sta lottando contro i tentativi dell’ex presidente Boris Tadić di
tornare a guidare il partito. Si aggiunge anche che 57 membri di
questo ex partito governativo sono stati arrestati perche’
sospettati di corruzione mentre il partito era a guida
dell’esecutivo.
Aumenta l’euroscetticismo in Serbia?
Intanto, secondo il recentissimo
sondaggio dell’Eurobarometro, la Serbia rispetto agli inizi del
2013 sarebbe meno incline verso l’Unione Europea. Seppure il 36 per
cento dei cittadini serbi ritengano ancora che l’adesione del loro
paese all’UE sarebbe una buona cosa, il 25 per cento e’ contrario
mentre tutto il resto degli intervistati e’ indeciso oppure non ha
voluto rispondere alla domanda.Con questi risultati, scrive il quotidiano di Belgrado ‘Blic’, la Serbia e’ tra i paesi candidati uno dei maggiormente scettici. L’unico paese candidato ancora piu’ scettico risulta essere l’Islanda che l’anno scorso ha sospeso i negoziati di adesione. Sempre secondo il sondaggio dell’Eurobarometro, i cittadini della Serbia, rispetto a quelli dell’UE, credono meno alla stampa ed ai media elettronici, al potere locale e al Parlamento, ma di piu’al governo e ad Internet. Quando si tratta dei media, il maggior numero dei cittadini della Serbia, il 46 per cento, ha fiducia nella televisione, il 30 nel governo, il 21 nel Parlamento, il 18 nelle istituzioni locali e solo l’11 per cento si fida ancora dei partiti politici.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 16 gennaio a Radio Radicale
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