Bruxelles, 21 gennaio 2014: il premier serbo Ivica Dacic e il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy |
Martedi' alla coferenza intergovernativa, una cerimonia solenne svoltasi presso il Consiglio europeo a Bruxelles, per la Serbia si sono aperti formalmente i negoziati di adesione all'Ue. In questa occasione l'Ue e' stata rappresentata dal ministro degli esteri greco Evangelos Venizelos, a nome dell'attuale presidenza greca e dal commissario all'allargamento Ue, Stefan Fuele, mentre a nome della Serbia vi hanno partecipato il presidente del governo serbo, Ivica Dačić e il suo vice, Aleksandar Vučić. Secondo i media serbi, la presenza dei ministri di altri paesi dell'Ue non e' stata una usanza consueta. Vi hanno partecipato anche i capi di diplomazia dell'Austria Sebastian Kurz, della Croazia Vesna Pusić, della Romania, Titus Korleatean. In piu' il segretario di stato per le questioni europeee ungherese Eniko Gyuri, il ministro tedesco Michael Rod e il ministro francese per le questioni europee Tieri Repanten.
Secondo la ministra croata Vesna Pusić la Serbia e la Croazia hanno molti temi del passato che devono essere risolti ma questo e' un segnale sicuro che ci sono temi anche per il futuro. Cio' non significa che i temi del passato spariranno – al contrario, c'e' molto lavoro da fare e ci sono molte questioni difficili, ma dall'altra parte vi e' anche un impegno chiaro per il futuro, ha detto Vesna Pusić. Ha aggiunto che ogni processo e' specifico e ogni adesione e' individuale, ma e' importante che il processo e' iniziato. Cio' e' importante per la Serbia ma anche per l'intera regione. Pusić ha rilevato che davanti alla Serbia vi e' un periodo difficile ma anche molto importante e dall'esperienza croata e' chiaro che il processo di adesione e' ugualmente importante cosi' come la stessa membership. Il processo di adesione significa costruire lo stato secondo criteri molto specifici, attraverso le riforme, il paese si stabilizza e normalizza, ha concluso la ministro degli esteri croata Vesna Pusić.
Secondo il protocollo, alla conferenza che si e' svolta ai margini della riunione del Consiglio degli affari esteri dell'Ue, e' stata presentata la cornice dei negoziati dell'Ue e subito dopo la piattaforma negoziale della Serbia. La cornice dei negoziati ha tre parti: i principi base del processo negoziale, i contenuti dei negoziati e la procedura negoziale. 35 i capitoli di negoziati di cui maggiore attenzione ha destato l’ultimo capitolo cioe’ quello relativo alla normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Priština. E’ previsto anche che prima dell’ingresso della Serbia nell’Ue, Belgrado e Priština firmino un accordo giuridicamente vincolante il che secondo le interpretazioni dei diplomatici europei, scrive il quotidiano serbo ‘Blic’, non significa una richiesta di riconoscere formalmente l’indipendenza del Kosovo bensi’ una garanzia che il processo di normalizzazione avra’ un carattere permanente. Secondo le regole stabilite precedentemente, tra i primi saranno aperti i capitoli relativi alla giustizia, polizia e salvaguardia dei diritti fondamentali mentre nel caso concreto della Serbia lo stesso trattamento avra’ il capitolo 35, quello sulle relazioni con il Kosovo.
Tutto sommato, i documenti dell’Ue consegnati alla Serbia rilevano che l’obiettivo dei negoziati di adesione e’ l’ingresso della Serbia nell’Ue ma questo obiettivo dipendera’ soltanto dai risultati che la Serbia riuscira’ a raggiungere nell’adattamento agli standard europei e in base alla normalizzazione delle relazioni con il Kosovo. La Serbia dovra’ dedicare particolare attenzione allo stato di diritto, vale a dire alla riforma della giustizia e lotta contro la corruzione e criminalita’ organizzat noche’ alla riforma dell’amministrazione statale, liberta’ dei media e diritti di minoranze. Tra le priorita’ ci sono anche il rafforzamento dell’economia e il miglioramento del clima imprenditoriale.
E’ chiaro che in questi giorni i media in Serbia trattano il processo di adesione all’Ue con particolare attenzione. Il quotidiano ‘Blic’ ha fatto una specie di analisi del processo negoziale di una volta e quello odierno. Rileva che i negoziati di adesione sono un processo che dura diversi anni e che con il tempo e’ diventato sempre piu’ complesso: una volta non consisteva di misure e i paesi candidati conducevano i negoziati come gruppo, quale i paesi dell’Est che hanno aderito nel 2004. La Slovacchia ad esempio, nel primo anno di negoziati, precisa ‘Blic’ ha aperto la meta’ dei capitoli, quelli piu’ facili, mentre la Serbia dovra’ iniziare con i capitoli piu’ difficili, come quelli relativi alla giustizia, riforme giudiziarie, stato di diritto e sicurezza. Dopo l’esperienza con la Bulgaria e Romania che non hanno adempiuto pienamente gli standard, l’Ue nel 2011 ha stabilito un nuovo approccio dell’adesione che richiede l’apertura di questi capitoli all’inizio dei negoziati e la loro chiusura soltanto alla fine dell’intero processo.
Questo approccio e’ stato adoperato per la prima volta nel caso del Montenegro. I negoziati, prosegue il quotidiano serbo, sono adesso un processo lungo che richiede consistenti riforme e investimenti che dipendono dalla prontezza e dall’adattamento del paese con l’Ue ed il suo acquis communitaires. In questo processo, non raramente, ci sono ostacoli di contenziosi bilaterali del paese candidato con qualcuno degli Stati membri. Nel caso della Croazia, ricorda ‘Blic’ i negoziati sono durati sei anni e in una fase l’apertura dei negoziati e’ stata bloccata dalla Slovenia a causa del contenzioso sul confine.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
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