Zoran Djindjic |
Di Marina Szikora
ll chiarimento del retroscena politico
dell’uccisione dell’ex premier democratico della Serbia, Zoran
Đinđić [vittima di un attentato a Belgrado il 12 marzo 2003,
n.d.r.] dovrebbe essere inserito come condizione nel capitolo
giustizia e diritti fondamentali del negoziato di adesione della
Serbia all’Unione Europea. Lo pensano alcuni deputati europei con a
capo l’eurodeputato sloveno e relatore per la Serbia Jelko Kacin.
Infatti e’ questa la richiesta di quattro deputati dei principali
gruppi politici del Parlamento europeo i quali hanno inviato una
lettera alla Commissione europea in cui sottolineano che lo stato di
diritto in Serbia non potra’ essere rafforzato senza far luce sui
crimini del regime di Slobodan Milošević e una completa indagine
sull’assassinio di Đinđić “i cui esecutori sono dietro le
sbarre ma i cui mandanti ancora in libertà”.
Secondo questi deputati europei le
recenti indiscrezioni secondo le quali l’ex capo dei servizi
segreti di Milošević potrebbe essere rilasciato dal carcere se
collaborasse con la procura che indaga sull'assassinio di Đinđić,
sono una ragione in piu’ per preoccuparsi che gli interessi
particolari del regime Milošević potrebbero fermare o rallentare
le riforme dell’attuale governo in Serbia. Gli eurodeputati
ritengono che queste misure avrebbero delle conseguenze importanti
per tentare di eliminare i difetti pericolosi del sistema dei servizi
segreti in Serbia che ancora persistono, come i collegamenti e le
collusioni con la criminalita’ organizzata. Infine, sarebbero un
test definitivo per valutare l’indipendenza e l'efficacenza della
giustizia serba.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 30 gennaio a Radio Radicale.
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