giovedì 23 agosto 2012

SEMPRE PIU' FRAGILE LA SOPRAVVIVENZA DELLA BOSNIA DI DAYTON

L'atteggiamento assunto dalla nuova leadership, che sembra voler considerare la Republika Srpska alla stregua di uno stato indipendente, mette in questione la stabilità della regione: lo dicono alcuni analisti politici in Serbia. I rappresentanti della società civile avvertono che la “statualità” della RS è un orientamento strategico di Belgrado. L'argomento è diventato centrale soprattutto dopo la visita ufficiale del leader serbo-bosniaco Milorad Dodik a Belgrado che prosegue la sua retorica contro la sopravvivenza della Bosnia Erzegovina così com'è stata configurata dagli accordi di pace di Dayton del 1995.  

Di Marina Szikora
Dopo che il presidente del Parlamento della Serbia Nebojša Stefanović aveva definito la Republika Srpska, l'entita' a maggioranza serba della Bosnia Erzegovina, "uno stato", la presidente del Comitato Helsinki per i diritti umani in Serbia, Sonja Biserko, in una intervista per la Deutsche Welle tedesca ha osservato che non si poteva aspettare nulla di diverso da un partito come il Partito serbo del progresso di cui Stefanović e' membro. "Sarebbe del tutto imprudente aspettarsi che il partito di Tomislav Nikolić cambi la sua posizione verso la regione balcanica dopo aver conquistato il potere in Serbia" afferma Sonja Biserko. Questo obiettivo, spiega lei, e' stato ideato ancora prima della guerra e per quanto riguarda un appoggio alla RS si sta lavorando in modo organizzato anche dopo l'Accordo di Dayton. Ne' durante la guerra ne' dopo la guerra la RS non poteva sopravvivere senza Belgrado. E' un prodotto di Belgrado e Belgrado non ci rinuncera' senza una forte pressione della comunita' internazionale, che purtroppo, in questo momento non c'e', dice Sonja Biserko. Il sociologo di Belgrado, Dušan Janjić non esclude la possibilita' che le dichiarazioni del neopresidente del Parlamento serbo, Stefanović siano il risultato di "una disattenzione e insufficiente esperienza politica". "La RS per molti politici in Serbia viene ritenuta come uno stato e questo e' un concetto con due possibili esiti. Secondo uno, la RS viene denominata apposta come stato a fin di difendere la sua posizione daytoniana, mentre l'altro implica la RS proprio come stato indipendente, fuori dalla BiH" afferma Janjić.

Nel frattempo, mentre si fa questo tipo di analisi, il presidente del Parlamento serbo, Nebojša Stafanović spiega che la sua dichiarazione non e' stata un lapsus ma che non deve nemmeno essere interpretata nel contesto di smantellamento dell'ordinamento di Dayton. Stefanović aggiunge che nessuno ha negato la posizione giuridica e politica della RS, mentre il termine 'stato' lo aveva menzionato come forma di espressione verbale senza voler attribuire alla RS uno status che questa entita' attualmente non gode. Ma questa "forma di espressione verbale" in BiH sveglia ricordi di tempi in cui, spiega il sociologo Dušan Janjić "la Serbia aveva apertamente appoggiato la RS militarmente ed economicamente". Vlastimir Mijović, analista politico serbo in BiH valuta per la Deutsche Welle che i serbi in BiH sono abituati che la Serbia quasi per 200 anni si stavano appropiando la Bosnia o almeno i bosniaci ortodossi e per questo motivo non sorprende il modo in cui si esprime il neo presidente del Parlamento serbo."La tattica e' cambiata, ma non i vecchi obiettivi della strategia serba. E' positivo che l'artiglieria tace, ma non tacioni le mali lingue dei politici e questo crea confusione tra le persone frustrate dalla vita difficile. In un certo momento, spiega Mijović, questo potrebbe trasformarsi da un incidente in qualcosa di molto piu' pericoloso, come ci insegnano le esperienze delle ultime guerre nei Balcani. 

Un'altro analista politico, Tanja Topić ritiene che la Serbia non ha mai cambiato fondamentalmente la sua relazione verso la BiH, in concreto nei confronti della RS. Questo ha conseguenze sconfigenti, soprattutto sul piano politico interno della BiH, spiega la Topić. Secondo Sonja Biserko, soni i media a creare l'opinione pubblica e in quelli della Serbia si scrive maggiormente che la RS e' parte della Serbia e che e' solo una questione di tempo quando essa si separera' dalla BiH.Srećko Latal, dell'International Crisis Group avverte che il trascuramento del vocabolario puo' portare ad ulteriori tensioni tra gli stati balcanici, in questo caso tra la BiH e la Serbia e che nella Serbia post elettorale non si sa ancora quale via potrebbe intraprendere la societa' con la nuova leadership politica. 

La retorica nazionalista di Milorad Dodik
In una intervista alla Radio e televisione della RS, il presidente di questa entita', Milorad Dodik afferma che la RS e' secondo tutti, tranne la posizione ignorante di alcuni, uno stato e che nella RS tutti la vivono cosi'. Il presidente della RS insiste che l'entita' a maggioranza serba e' per la BiH un "dover essere" ma che la RS rispetta l'Accordo di Dayton anche se non rimarra' l'unica a difenderlo. Dodik prosegue che la "BiH e' un paese impossibile nel senso che si e' rinunciato all'attuazione del documento di Dayton. Lo spirito di Dayton e' passato e adesso si e' entrati nella fase in cui praticamente nessuno vuole questo paese. Non lo vogliono ne' i bosgnacchi perche' se lo volessero, loro accetterebbero l'Accordo di Dayton". Il leader della RS ha detto inoltre che si impegna per una quanto piu' rapida possibile definizione degli obiettivi politici chiari del popolo serbo in generale, sottolineando che di questo ne ha parlato anche recentemente con il presidente della Serbia, Tomislav Nikolić. "Abbiamo concordato che dopo il 20 settembre a Banjaluka si svolgera' il Consiglio per l'attuazione dell'Accordo sulle relazioni speciali al cui ordine del giorno ci sara' anche questo tema" ha precisato il presidente della RS. Ha aggiunto che in quella occasione si dovrebbe esaminare la possibilita' di un comune lavoro di Belgrado e Banjaluka relativo alle questioni di Dayton, del Kosovo, della Chiesa ortodossa serba, della lingua e altre questioni importanti per gli interessi nazionali serbi.
 "Io non sono un serbo bosniaco e non credo che molta gente che vive qui accetta di essere serbi bosniaci. Sono semplicemente serbi. Noi apparteniamo ad un popolo che nei Balcani e' sparso sullo spazio di altri paesi e significatamente ridotto nel periodo della dissoluzione dell'ex Jugoslavia" ha detto Dodik. Il presidente della RS ha ripetuto che il suo partito, l'Alleanza dei socialdemocratici indipendenti non rinuncera' dall'iniziativa che chiede le dimissioni del ministro degli esteri della BiH, Zlatko Lagumdžija perche', come ha detto, Lagumdžija ha violato la Costituzione e le leggi. Questa e' la linea rossa oltre la quale sicuramente non permetteremo di passare. Appena riprendera' il lavoro del Parlamento solleveremo la questione delle dimissioni del ministro degli esteri, ha precisato Dodik. Ricordiamolo, Dodik insiste sulle dimissioni di Lagumdžija dopo che il ministro degli esteri della RS ha voltato a favore della risoluzione sulla Siria alle Nazioni Unite. 

Il testo è la trascrizione di parte della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale


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