L'atteggiamento assunto dalla nuova
leadership, che sembra voler considerare la Republika Srpska alla
stregua di uno stato indipendente, mette in questione la stabilità
della regione: lo dicono alcuni analisti politici in Serbia. I
rappresentanti della società civile avvertono che la “statualità”
della RS è un orientamento strategico di Belgrado. L'argomento è
diventato centrale soprattutto dopo la visita ufficiale del leader
serbo-bosniaco Milorad Dodik a Belgrado che prosegue la sua retorica
contro la sopravvivenza della Bosnia Erzegovina così com'è stata
configurata dagli accordi di pace di Dayton del 1995.
Di Marina Szikora
Dopo che il presidente del Parlamento
della Serbia Nebojša Stefanović aveva definito la Republika Srpska,
l'entita' a maggioranza serba della Bosnia Erzegovina, "uno
stato", la presidente del Comitato Helsinki per i diritti umani
in Serbia, Sonja Biserko, in una intervista per la Deutsche Welle
tedesca ha osservato che non si poteva aspettare nulla di diverso da
un partito come il Partito serbo del progresso di cui Stefanović e'
membro. "Sarebbe del tutto imprudente aspettarsi che il partito
di Tomislav Nikolić cambi la sua posizione verso la regione
balcanica dopo aver conquistato il potere in Serbia" afferma
Sonja Biserko. Questo obiettivo, spiega lei, e' stato ideato ancora
prima della guerra e per quanto riguarda un appoggio alla RS si sta
lavorando in modo organizzato anche dopo l'Accordo di Dayton. Ne'
durante la guerra ne' dopo la guerra la RS non poteva sopravvivere
senza Belgrado. E' un prodotto di Belgrado e Belgrado non ci
rinuncera' senza una forte pressione della comunita' internazionale,
che purtroppo, in questo momento non c'e', dice Sonja Biserko. Il
sociologo di Belgrado, Dušan Janjić non esclude la possibilita' che
le dichiarazioni del neopresidente del Parlamento serbo, Stefanović
siano il risultato di "una disattenzione e insufficiente
esperienza politica". "La RS per molti politici in Serbia
viene ritenuta come uno stato e questo e' un concetto con due
possibili esiti. Secondo uno, la RS viene denominata apposta come
stato a fin di difendere la sua posizione daytoniana, mentre l'altro
implica la RS proprio come stato indipendente, fuori dalla BiH"
afferma Janjić.
Nel frattempo, mentre si fa questo tipo
di analisi, il presidente del Parlamento serbo, Nebojša Stafanović
spiega che la sua dichiarazione non e' stata un lapsus ma che non
deve nemmeno essere interpretata nel contesto di smantellamento
dell'ordinamento di Dayton. Stefanović aggiunge che nessuno ha
negato la posizione giuridica e politica della RS, mentre il termine
'stato' lo aveva menzionato come forma di espressione verbale senza
voler attribuire alla RS uno status che questa entita' attualmente
non gode. Ma questa "forma di espressione verbale" in BiH
sveglia ricordi di tempi in cui, spiega il sociologo Dušan Janjić
"la Serbia aveva apertamente appoggiato la RS militarmente ed
economicamente". Vlastimir Mijović, analista politico serbo in
BiH valuta per la Deutsche Welle che i serbi in BiH sono abituati che
la Serbia quasi per 200 anni si stavano appropiando la Bosnia o
almeno i bosniaci ortodossi e per questo motivo non sorprende il modo
in cui si esprime il neo presidente del Parlamento serbo."La tattica e' cambiata, ma non i
vecchi obiettivi della strategia serba. E' positivo che l'artiglieria
tace, ma non tacioni le mali lingue dei politici e questo crea
confusione tra le persone frustrate dalla vita difficile. In un certo
momento, spiega Mijović, questo potrebbe trasformarsi da un
incidente in qualcosa di molto piu' pericoloso, come ci insegnano le
esperienze delle ultime guerre nei Balcani.
Un'altro analista politico, Tanja Topić
ritiene che la Serbia non ha mai cambiato fondamentalmente la sua
relazione verso la BiH, in concreto nei confronti della RS. Questo ha
conseguenze sconfigenti, soprattutto sul piano politico interno della
BiH, spiega la Topić. Secondo Sonja Biserko, soni i media a creare
l'opinione pubblica e in quelli della Serbia si scrive maggiormente
che la RS e' parte della Serbia e che e' solo una questione di tempo
quando essa si separera' dalla BiH.Srećko Latal, dell'International
Crisis Group avverte che il trascuramento del vocabolario puo'
portare ad ulteriori tensioni tra gli stati balcanici, in questo caso
tra la BiH e la Serbia e che nella Serbia post elettorale non si sa
ancora quale via potrebbe intraprendere la societa' con la nuova
leadership politica.
La retorica nazionalista di Milorad
Dodik
In una intervista alla Radio e
televisione della RS, il presidente di questa entita', Milorad Dodik
afferma che la RS e' secondo tutti, tranne la posizione ignorante di
alcuni, uno stato e che nella RS tutti la vivono cosi'. Il presidente
della RS insiste che l'entita' a maggioranza serba e' per la BiH un
"dover essere" ma che la RS rispetta l'Accordo di Dayton
anche se non rimarra' l'unica a difenderlo. Dodik prosegue che la
"BiH e' un paese impossibile nel senso che si e' rinunciato
all'attuazione del documento di Dayton. Lo spirito di Dayton e'
passato e adesso si e' entrati nella fase in cui praticamente nessuno
vuole questo paese. Non lo vogliono ne' i bosgnacchi perche' se lo
volessero, loro accetterebbero l'Accordo di Dayton". Il leader
della RS ha detto inoltre che si impegna per una quanto piu' rapida
possibile definizione degli obiettivi politici chiari del popolo
serbo in generale, sottolineando che di questo ne ha parlato anche
recentemente con il presidente della Serbia, Tomislav Nikolić.
"Abbiamo concordato che dopo il 20 settembre a Banjaluka si
svolgera' il Consiglio per l'attuazione dell'Accordo sulle relazioni
speciali al cui ordine del giorno ci sara' anche questo tema" ha
precisato il presidente della RS. Ha aggiunto che in quella occasione
si dovrebbe esaminare la possibilita' di un comune lavoro di Belgrado
e Banjaluka relativo alle questioni di Dayton, del Kosovo, della
Chiesa ortodossa serba, della lingua e altre questioni importanti per
gli interessi nazionali serbi.
"Io non sono un serbo bosniaco e
non credo che molta gente che vive qui accetta di essere serbi
bosniaci. Sono semplicemente serbi. Noi apparteniamo ad un popolo che
nei Balcani e' sparso sullo spazio di altri paesi e significatamente
ridotto nel periodo della dissoluzione dell'ex Jugoslavia" ha
detto Dodik. Il presidente della RS ha ripetuto che il suo partito,
l'Alleanza dei socialdemocratici indipendenti non rinuncera'
dall'iniziativa che chiede le dimissioni del ministro degli esteri
della BiH, Zlatko Lagumdžija perche', come ha detto, Lagumdžija ha
violato la Costituzione e le leggi. Questa e' la linea rossa oltre la
quale sicuramente non permetteremo di passare. Appena riprendera' il
lavoro del Parlamento solleveremo la questione delle dimissioni del
ministro degli esteri, ha precisato Dodik. Ricordiamolo, Dodik
insiste sulle dimissioni di Lagumdžija dopo che il ministro degli
esteri della RS ha voltato a favore della risoluzione sulla Siria
alle Nazioni Unite.
Il testo è la trascrizione di parte
della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in
onda oggi a Radio Radicale
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