mercoledì 1 agosto 2012

LETTURE PER LE VACANZE

My city - Atilla1000/Flickr
Ed eccomi di nuovo qui, rientrato in città dalle vacanze mentre tutti gli altri se ne vanno in ferie. Proprio tutti forse no, però, visti i tempi, speriamo siano in molti. Comunque, visto che ho ripreso il lavoro, riapriamo anche il blog: tiriamo su la cler (per i non lombardofoni significa riapriamo la bottega) e diamoci da fare.
L'estate, per un motivo o per l'altro, è un periodo di (maggiori) letture e, come ogni anno, giornali, radio-tv e la rete sono prodighi di consigli in merito: dunque, ve ne suggerisco una anch'io.

Il libro che vi consiglio di leggere, se già non lo conoscete, è La balia, un romanzo giallo di Petros Markaris con protagonista il commissario Kostas Charitos. Il libro non è recentissimo: in Italia è stato infatti pubblicato nel 2009 da Bompiani. La nuova avventura dello "sbirro greco", come lo definisce la moglie Adriana, ma che in realtà è un poliziotto umano e antiretorico, ma non per questo privo di una sua visione del mondo, si svolge a Istanbul (dove tra l'altro Petros Markaris è nato nel 1937). Charitos si trova sul Bosforo per una vacanza insieme alla moglie: vuole lasciarsi per un po' alle spalle la crisi familiare provocata dalla figlia Caterina, che si è impuntata sulla decisione di sposarsi civilmente con il suo compagno Fanis, amareggiando genitori e suoceri. Charitos e la moglie fanno parte di una comitiva di connazionali alla scoperta di Costantinopoli o la "Città", come ancora i greci continuano a definirla. Del gruppo fa parte anche la signora Mouratoglou, una "romea" (così erano chiamati i greci di Turchia) fuggita da Istanbul con la famiglia all'epoca del pogrom del 1954, che ogni anno compie una sorta di pellegrinaggio nella Città.
La vacanza potrebbe trascorrere tranquilla tra gite sul Bosforo, cene in ristoranti tipici, visite ai monumenti e shopping, se non che, una mattina in albergo Charitos viene avvicinato da un "romeo", uno dei pochissimi rimasti a vivere a Costantinopoli. Maria, la sua balia ormai anziana, è partita giorni prima da Salonicco per la Turchia ma non è mai arrivata a destinazione. Sulle prime il commissario non è molto interessato, ma poi compare in scena il cadavere del fratello di Maria, trovato morto avvelenato in Grecia nella casa dove viveva con Maria. Dato che a questo si aggiungeranno ben presto altri morti, tutti ammazzati, questa volta in Turchia, con tyropita infarcite di veleno e che tutti i sospetti cadono sulla anziana balia,  Charitos è costretto dal suo capo Ghikas a mettersi a disposizione della polizia turca. Sulle prime con un po’ di diffidenza reciproca, poi con un crescendo di amicizia e rispetto, insieme al collega turco Murat (giovane e bravo poliziotto nato in Germania, che gli fornisce interesanti spunti di riflessione sui concetti di minoranza, pregiudizio e discriminazione), Charìtos ricostruisce la complicata storia di ingiustizie, violenze e vendette personali che stanno alla base della vicenda.
L’aspetto più interessante del romanzo, a mio giudizio, non è però la trama gialla: l’indagine si sviluppa in maniera tutto sommato prevedibile e senza particolari colpi di scena. Il colpevole è chiaro quasi da subito e così il movente e si tratta semmai di partecipare all’inseguimento da parte dei poliziotti, mentre Markaris, più che sul “brivido”, punta sull’aspetto umano della vicenda, fino al commovente finale. L'interesse, e per questo ne parlo nel blog, è dovuto al fatto che, attraverso la caccia all’assassino, attraverso il rapporto tra Charitos ed il collega turco Murat, con le parole, i gesti e gli sguardi dei “romei” superstiti rimasti nella Città e di quelli che vi tornano di tanto in tanto alla ricerca delle loro radici, Markaris racconta tutta la complessità e le difficoltà del rapporto tra greci e turchi.
Pagina dopo pagina, mentre ci racconta l’ennesima indagine del commissario Charitos, l'autore ci aiuta anche a capire le contraddizioni di una storia difficile e complessa e le implicazioni del presente che di quella storia è la conseguenza. Nei dialoghi e nei pensieri dei personaggi, protagonisti e comprimari, queste implicazioni finiscono per rimescolare certezze e pregiudizi, dubbi e luoghi comuni, fino a condurre chi lo voglia a guardare con occhi diversi la vita, scoprendo magari che la propria e quella dell’altro non sono poi così distanti. Si dice che spesso i gialli facciano capire una realtà più facilmente e meglio di tante dettagliate analisi o ponderosi saggi: se ciò è vero La balia ne è un ottimo esempio.

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