Di marina Szikora [*]
Il neoministro degli esteri serbo Ivan
Mrkić in una intervista al giornale serbo 'Novosti' ha parlato dei
principali obiettivi della politica estera della Serbia e degli
sforzi per salvaguardare la sua strategia. Il capo della diplomazia
serba ha espresso speranza per quanto riguarda un accordo sul ritiro
delle accuse per genocidio davanti alla Corte internazionale di
giustizia dell'Aja. Mrkić ha sottolineato che il nuovo governo ha
grande entusiasmo, vuole migliorare la situazione in molti settori,
innanzitutto rafforzare l'economia, la posizione estera e migliorare
la collaborazione con i fattori internazionali chiave. La
salvaguardia del Kosovo e ottenere la data dell'inizio di negoziati
con l'Ue restano gli obiettivi del nuovo governo serbo, come anche lo
sviluppo delle relazioni con i paesi vicini e il rafforzamento delle
relazioni economiche con tutti i patner. Si proseguira' sulla stessa
via, ha assicurato il ministro, forse soltanto con passi diversi.
L'Europa non richiede dalla Serbia di riconoscere il Kosovo il che
significa che si comprende la posizione serba, assicura Mrkić. Il ministro degli esteri serbo
sottolinea anche che bisogna essere consapevoli della necessita' di
un consenso politico e sociale piu' largo possibile per quanto
riguarda la questione Kosovo e come proseguire nel futuro.
Per quanto riguarda le relazioni con i
vicini, il ministro parla anche della possibilita' di raggiungere un
accordo relativo al ritiro delle accuse davanti alla Corte
internazionale di giustizia e indica che sia dall'una che dall'altra
parte matura la consapevolezza che bisogna costruire qualcosa che
servira' veramente a togliere il peso dalle prossime generazioni. Ha
detto di aver gia' parlato con la sua collega croata Vesna Pusić e
che presto dovrebbe seguire anche un loro incontro. Va detto che
secondo i media serbi, la nomina di Ivan Mrkić alla carica di
ministro degli esteri serbo e' stata la piu' grande sorpresa. Anche
se senza appartenenza partitica, i media lo criticano per due dei
suoi incarichi: quello del capo gabinetto di Dobrica Ćosić e di
ambasciatore in Cipro durante il regime di Slobodan Milošević.
Mrkić avrebbe proveduto per il trasferimento dei soldi da Belgrado
in Cipro e lo si qualificava come "custode del tesoro di
Milošević". A queste critiche, per 'Novosti', il neoministro
degli esteri serbo ha risposto che dopo aver iniziato il suo lavoro
diplomatico, prima era uno di Tito, poi di Milošević, dopo di
Koštunica, Drašković, Tadić, Jeremić...Molto probabilmente piu'
di tutti, era uno di Ćosić. Adesso e' di Nikolić. Ha aggiuto che
ci sono molte menzogne relative all'epoca di Milošević e
semplicemente non vuole occuparsene.
Quando il nuovo ministro serbo precisa
di essere piu' di tutto un seguace di Dobrica Ćosić, bosogna
pecisare anche in poche parole chi e' questo personaggio. Ćosić e'
scrittore serbo ma molto piu' conosciuto come teorico nazionalista
serbo spesso nominato "il padre della nazione". E' nato nel
1921. Nel 1989 Ćosić e il suo amico Jovan Rašković organizzano
politicamente i serbi in Croazia nel Partito democratico serbo e
l'anno successivo, Ćosić fonda il Partito democratico serbo anche
in BiH e riesce a farne diventare leader Radovan Karadžić. Dopo la
dissoluzione dell'ex Jugoslavia, nel 1992 Slobodan Milošević
convince Ćosić a diventare il primo presidente della Repubblica
socialista della Jugoslavia, all'epoca composta da Serbia e
Montenegro. Ne rimane alla presidenza fino al 1993 quando, dopo i
contrasti con Milošević viene destituito da entrambe le camere del
parlamento jugoslavo. Ćosić comunque continua a lottare contro il
regime di Milošević e nel 2000 diventa membro dell'organizzazione
"Otpor" dichiarando pero' dopo che non ne avrebbe mai preso
parte se avesse saputo che l'organizzazione fosse stata finanziata
dall'estero. Da diversi anni, Ćosić si impegna per la divisione del
Kosovo e aveva scritto che l'ex premier serbo Zoran Đinđić aveva
accolto la sua proposta ma la sua uccisione, secondo Ćosić,
interruppe questo piano.
Tornando all'intervista del nuovo
ministro degli esteri serbo, la sua collega croata, Vesna Pusić
valuta positivamente le dichiarazioni di Mrkić che riguardano la
possibilita' di un accordo tra Croazia e Serbia relativo al ritiro
reciproco delle accuse per genocidio. Questa e' la prima reazione
positiva esplicita alla nostra iniziativa dall'inizio di quest'anno,
quando abbiamo detto di essere pronti al dialogo sulle accuse a
condizione che siano trovate soluzioni per le quattro questioni
chiave, ha detto Vesna Pusić. La ministro croata ha ricordato che le
quattro condizioni per il ritiro delle accuse sono la questione dei
1100 scomparsi, la restituzione del patrimonio artistico
saccheggiato, la questione degli accusati per crimini di guerra e
infine la questione degli imputati per crimini di guerra e il loro
processamento. Anche secondo il presidente Josipović l'accordo e'
sempre possibile, ma prima bisogna adempiere tutte le condizioni di
cui in Croazia, come ha detto, si e' parlato molto. Se vengono
realizzati gli obiettivi per i quali ci sono le accuse, allora le
accuse non hanno piu' senso, ha detto il presidente croato rilevando
che non siamo pero' ancora arrivati a questa fase e che in questo
momento e' troppo presto per parlarne.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla puntata di Passaggio a Sud Est del 9 agosto.
Nessun commento:
Posta un commento