Di Nicola Dotto [*]
Dovidjenja Kosovo. Ciao ciao Kosovo. Ormai sembra chiaro a tutti che il governo dovrà rinunciare (e ufficiosamente lo ha già fatto) alle sacre terre kosovare e che piano piano la sua ex-provincia diventerà uno Stato sovrano a tutti gli effetti. Nonostante le smentite dei politici le ultime notizie che arrivano da questo fazzoletto di terra benedetta non fanno altro che confermarne il lento ma inesorabile processo di allontanamento e totale indipendenza dal governo centrale di Belgrado e dalla forza internazionale ancora presente nel territorio.
E' ufficiale: non ci saranno le elezioni locali in Kosmet (Kosovo e Metohija)
Kosovska Mitrovica. In Kosovo e Metohija non saranno organizzate le elezioni locali del 6 maggio, ma sarà possibile solo votare per il candidato premier e per i rappresentanti parlamentari, secondo quanto dichiarato a “Politika” da Goran Bogdanović, ministro serbo per il Kosovo e Metohija, il quale spiega di aver ricevuto da UNMIK una risposta negativa in relazione alle elezioni e che in accordo con la Risoluzione ONU 1244 le stesse non saranno quindi organizzate: “Abbiamo ricevuto una risposta negativa da UNMIK e non vogliamo violare la risoluzione ONU 1244 e mettere in pericolo i Serbi che vivono a sud del fiume Ibar. La non organizzazione delle elezioni non significa che le istituzioni serbe lasceranno il Kosovo, come successe durante il periodo 1999-2008 nel quale le elezioni locali non vennero organizzate ma le istituzioni serbe rimasero nella provincia. Mi appello ai dirigenti dei comuni di Zubni Potok e Zvečan in quanto non vengano organizzate le elezioni neanche in questi due comuni del nord”.
Dello stesso avviso anche l’attuale presidente vicario della Serbia (dopo le dimissioni anticipate di Tadić), Slavica Đukić Dejanović, la quale sostiene che la non organizzazione delle elezioni locali non significa affatto la sparizione delle istituzioni serbe nella provincia: “Negli ultimi 15 anni abbiamo avuto solo una tornata elettorale in Kosovo, 4 anni fa. Anche quando non ci sono state elezioni locali lo Stato serbo ha avuto comunque modo di funzionare attraverso gli organi temporanei nella gestione del governo locale”.
Lo stesso Bogdanović aggiunge infine che sempre in accordo con la Risoluzione ONU 1244, dopo le elezioni, si siederà ad un tavolo con il nuovo governo e con i rappresentanti UNMIK per cercare di affidar loro l’organizzazione delle elezioni locali in Kosovo. Con la presa di posizione di Bogdanović non sono però d’accordo né i serbi kosovari del nord né quelli del centro che credono che questa decisione “evidenzi una politica anti-statale e che non sia legalmente in accordo con la Costituzione e le leggi serbe”. Contro anche i rappresentati comunali dei due comuni del nord chiamati in causa dal ministro, Zvečan i Zubni Potok, che si dichiarano invece pronti per le elezioni e sostengono che tutto sarà organizzato in accordo con la Costituzione e la legge serba e nullo sarà il pericolo per i serbi a sud del fiume Ibar, in quanto “nessuno impedì a Pristina di organizzare le elezioni in comuni a maggioranza albanese nel centro del Kosovo” e quindi non c’è ora motivo di temere il contrario.
La polizia kosovara proteggerà il monastero di Devič al posto della forza internazionale Kfor
Il direttore generale della polizia kosovara Nehat Tači ha sottoscritto a Kosovska Mitrovica un accordo trilaterale con i rappresentati di Eulex e Kfor in relazione alla protezione del monastero di Devič da parte della polizia kosovara. Come riportato, l’accordo sarà attuato in base ai doveri e agli obblighi che sorgono quando si tratta di tutela e conservazione di siti culturali e religiosi. Tutte le parti firmatarie sono d’accordo che sarà trasferita l’autorità dalla Kfor alla polizia kosovara che “si è dimostrata pronta ad assumersi la responsabilità per la protezione e la conservazione del monastero”.
Il monastero di Devič, che si trova in un bosco attraversato dal fiume Drenica, 5 chilometri a sud di Srbica (Kosovo centrale), venne bruciato durante i disordini scoppiati nel 2004 da parte dei kosovari albanesi ed è stato ora parzialmente restaurato. Fu costruito dal despota Đurađ Branković intorno al 1434 come segno di ringraziamento alla Vergine (Devica in serbo) per la guarigione della figlia e da questa ne prende il nome.
Non è però dello stesso avviso il vescovo della zona, Teodosije, il quale ha dichiarato in serata all’agenzia “Tanjug” di aver ricevuto rassicurazioni dal comando Kfor che “la forza di protezione internazionale rimarrà presso il monastero e la sicurezza e protezione dello stesso non sarà in pericolo”, aggiungendo che i soldati della Kfor saranno ancora presenti insieme alla polizia kosovara e ci resteranno a lungo, anche se la stessa polizia afferma di averne preso la totale responsabilità della conservazione.
[*] Responsabile cultura dell'associazione culturale italiana Il Belpaese di Novi Sad. Insegnante all'Istituto di Cultura Italiano di Belgrado.
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