mercoledì 18 aprile 2012

ELEZIONI IN SERBIA: I PARTITI, I LEADER E LA LORO PROPAGANDA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il post seguente dedicato alla campagna elettorale in corso in Serbia in vista delle elezioni presidenziali, parlamentari e locali del prossimo 6 maggio. L'autore è Riccardo De Mutiis, esperto di relazioni internazionali, particolarmente sotto il profilo giuridico, conoscitore della realtà serba e di quella balcanica più in generale anche per aver partecipato a diverse missioni di carattere politico patrocinate da istituzioni internazionali.
Clima elettorale, a Belgrado ed in tutta la Serbia, in vista delle consultazioni del 6 maggio 2012 ed è interessante osservare le modalità e le strategie con cui i diversi partiti cercano di fare presa sull‘elettorato.
Il governo uscente, una coalizione guidata dal Partito democratico (Ds, Demotratska stranka), che fa dell’ingresso nell’Unione Europea il suo cavallo di battaglia, è sfidato da una opposizione in cui è particolarmente forte la componente nazionalista, con le sue due anime, quella più radicale del Partito progressista serbo (Sns, Srpska naprdena stranka) di Toma Nikolic, e quella moderata del Partito democratico serbo (Dss ,Demotratska srpska stranka) guidato dall’ex premier Vojislav Kostunica, entrambe critiche nei confronti della prospettiva europeista.
Integrazione europea dunque, ma anche destino del Kosovo e situazione economica: questi i temi su cui i diversi partiti si confrontano.
Boris Tadic, presidente della repubblica serba e leader del Ds, è il politico che ha investito più degli altri sugli spot televisivi, trasmessi specialmente su B92, emittente accusata dall’opposizione di essere filogovernativa ma particolarmente seguita ed influente in Serbia, probabilmente a causa della dote morale che acquisì durante il periodo della dittatura di Milosevic, in cui fu sostanzialmente l’unica voce di dissenso nei confronti del regime.
Europeista convinto, Tadic punta nella sua campagna elettorale sul lavoro e sugli investimenti ("Posao i investicije") ed uno degli spot televisivi è girato nella fabbrica Fiat di Kragujevac, dove si vede il presidente serbo che osserva la costruzione di una Fiat 500: in effetti il governo serbo ha attratto molti investitori stranieri ed in particolare italiani (il distretto delle calze di nylon del mantovano si è trasferito in blocco nella zona di Valjevo), convinti dagli incentivi fiscali, dal basso costo della manodopera e dai contributi economici elargiti dal governo.
Altro personaggio presente in televisione, anche se meno di Tadic, è Cedomir Jovanovic, leader del Partito liberaldemocratico (Ldp, Liberalno demokratska stranka) e considerato da alcuni l'erede di Zoran Djindjic, l’ex leader del Ds assassinato nel 2003, al quale è accomunato dalla convinzione che il futuro della Serbia è nell’Unione Europea. Jovanovic è l’ unico leader serbo che, senza perifrasi, afferma che la Serbia deve rinunciare ad ogni pretesa sul Kosovo e concentrarsi appunto sull‘integrazione europea, e proprio la perentorietà delle sue prese di posizione lo hanno indotto a fare della verità ("Istina") la parola d’ordine della sua strategia elettorale.
La campagna elettorale dell’opposizione, condotta più sui muri delle città che nelle televisioni, tende a demonizzare ed a screditare gli avversari attraverso immagini e slogans suggestivi, particolarmente adatti al proprio elettorato, che è concentrato nelle zone rurali, tradizionalista, particolarmente colpito dalla crisi economica, meno istruito e più anziano di quello cittadino.
Sintomatico, in questo senso, è il manifesto, diffusissimo, in cui si cerca di attribuire al governo la responsabilità della situazione economica, accompagnando la fotografia di Tadic ed altri politici con la frase “Oni zive lepo, a ti?” (cioè “Loro vivono bene, ma tu?”).
Sulla stessa linea il manifesto con cui si accusa Tadic di non avere saputo risolvere nessuno dei problemi che affliggono la Serbia, tra cui corruzione e destino del Kosovo ("Korrupcjia i pitanje Kosova"): tesi peraltro ingiusta, dato che qualche risultato, almeno in termini di lotta alla corruzione, l’attuale governo lo ha ottenuto, se è vero che con la consegna di Ratko Mladic al Tribunale dell’Aja ha dimostrato inequivocabilmente di avere rotto la rete di connivenza e complicità all‘interno delle istituzioni che aveva impedito l’arresto dello stesso Mladic per più di dieci anni.
Sullo sfondo, non poteva mancare in Serbia, un'istanza autonomista, quella della Vojvodina, che reclama lo status di repubblica federata all‘interno dello Stato serbo e lamenta che i suoi problemi vengono presi in considerazione solo nell’imminenza delle competizioni elettorali: emblematico al riguardo è lo slogan “Vojvodina uvek se voli, i kada nisu izbori” (ovvero “La Vojvodina si ama sempre, non solo quando ci sono le elezioni”).
La competizione elettorale, come si intuisce dalle schermaglie iniziali, si prospetta interessante.


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