Il presidente della Serbia Boris Tadić ha finalmente deciso: insieme alle elezioni parlamentari, amministrative e regionali il prossimo 6 maggio, ci saranno anche quelle presidenziali. Il presidente si è dimesso e fino al voto la presidente del parlamento Slavica Đukić Deanović assume l'incarico di capo dello stato ad interim. Secondo i media, l'ultima condizione posta da Tadić per dimettersi sarebbe stata quella di ottenere dalla comunità internazionale la garanzie che in Kosovo non ci saranno conflitti o nuove aggressioni contro i serbi dato che un presidente ad interim non ha il pieno mandato per agire se in Kosovo esplodessero nuove violenze.
Di Marina Szikora [*]
Al momento, si dicono pronti ad entrare in campo per sfidare Boris Tadić, il leader dell'opposizione Tomislav Nikolić, che gia' due volte aveva perso le elezioni contro Tadić, e Ivica Dačić, leader socialista, attuale vicepremier e ministro degli Interni e principale partner di coalizione di Tadić. “Siccome Toma (Nikolić) non ha obbiezioni, vedo che vogliono costruire un sistema con due partiti e io questo non lo permetterò” ha detto Dačić dicendosi pronto alla candidatura. L'editorialista e corrispondente di politica estera del quotidiano croato 'Vjesnik', Juric Koerbler, in un testo pubblicato lunedì, per quanto riguarda le elezioni parlamentari, scrive che attualmente le maggiori possibilità di vittoria, secondo i sondaggi, le avrebbe Tomislav Nikolić, presidente del Partito Progressista. L'ex numero due del leader ultranazionalista radicale Vojislav Seselj, afferma che ogni paese cambierebbe il potere se avesse un potere come quello attualmente in Serbia. “E' chiaro a tutti che non c'è prospettiva in Serbia se non ci sono cambiamenti e davanti ai cittadini ci sono due possibilità: di votare per i cambiamenti oppure di rimanere così o perfino peggiorare”. Tuttavia, spiega l'editorialista di 'Vjesnik', la maggioranza ritiene che Nikolić in caso di vittoria non avrà la capacità di formare una coalizione per poter comporre il nuovo governo. Però la sua vittoria potrebbe complicare ulteriormente le relazioni politiche complesse in Serbia.
L'attuale potere, soprattutto le persone intorno al presidente Boris Tadić, hanno mandato alcuni messaggi forti a Bruxelles di volere una Serbia europea. In questo senso sono stati realizzati avanzamenti nel dialogo con Priština, il che si ritiene una condizione base perché la Serbia possa iniziare i negoziati con l'Ue. La data dell'apertura dei negoziati, prosegue 'Vjesnik' non è ancora fissata ma dipenderà in gran parte dall'esito delle elezioni. Un ritorno al nazionalismo sarebbe secondo Tadić fatale per le future generazioni ma anche per il destino della Serbia. Korebler ricorda che la Serbia ha grandi difficoltà economiche come anche tutti i paesi della regione balcanica. Proprio questo sarà il tema di scontri elettorali in cui l'attuale potere insisterà sul fatto che le condizioni in tutta l'Europa sono difficili e che si è fatto il massimo possibile. Dall'altra parte, oltre ad un numero enorme di disoccupati e la difficile situazione economica, l'attuale opposizione avrà un compito facile a dimostrare che sono necessari dei cambiamenti, scrive 'Vjesnik'.
Sull'orizzonte della già accesa campagna elettorale, è comparsa anche l'iniziativa relativa alla Repubblica della Vojvodina promossa da Živan Berisavljević e che dal primo aprile è diventata una iniziativa ufficiale. Si tratta di un politico noto dai tempi del comunismo il quale afferma che la Vojvodina ancora dai tempi dell'unificazione con la Serbia sia una colonia e "una preda serba". Sei partiti politici della Vojvodina hanno accolto la Dichiarazione sulla formazione di una Republica Federale della Serbia di cui farebbero parte la Serbia e la Vojvodina come repubbliche. Va sottolineato che le iniziative di una maggiore autonomia della regione multietnica serba non sono un tema nuovo. E' chiaro che in tempi di elezioni, il tema viene sempre maggiormente attualizzato e perfino radicalizzato.
Infine, sempre come indica il giornalista di 'Vjesnik', nella campagna elettorale si è inserito anche Vuk Drašković il quale afferma che significa mentire quando si afferma che “la roba più cara in Serbia” sia consumata e che alle elezioni vincerà la verità. Apparentemente dimenticato, l'ex premier Vojislav Koštunica da parte sua si dice impegnato per una Serbia politicamente neutrale. Koštunica pensa che per la Serbia l'ingresso nell'Ue non sia una soluzione e che la Serbia deve svolgere un ruolo bilanciato tra Est e Ovest.
Staremo a vedere, ma una cosa è certa: queste elezioni a tutti i livelli saranno una enorme sfida per la Serbia ed il suo popolo, ma soprattutto una grandissima sfida per tutti i candidati in gioco. Nessun dubbio che la battaglia principale si svolgerà tra i due candidati più forti, Boris Tadić e Tomislav Nikolić, ma anche che le sorprese non sono da escludere.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. IL testo è tratto dalla puntata odierna di Passaggio a Sud Est
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