giovedì 21 aprile 2011

CROAZIA: LA CONDANNA DEI GENERALI RESTA AL CENTRO DELL'ATTENZIONE


Di Marina Szikora
Qui di seguito il testo della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 21 aprile a Radio Radicale

La sentenza del Tpi: dall'Aja a Zagabria a Bruxelles
Il tema della condanna dei generali croati Ante Gotovina e Mladen Markač continua ad essere il tema centrale della realta' politica croata e, secondo gli ultimi sondaggi, dopo la sentenza dell'Aja soltanto il 23% dei cittadini croati si pronuncia a favore dell'adesione della Croazia all'Ue. E il governo croato si dice di essere adesso in una offensiva diplomatica ma al tempo stesso avverte i cittadini che l'Ue non ha alternative. Il vicepresidente del Governo e ministro degli esteri e delle integrazioni europee, Gordan Jandroković lunedi' si e' recato a Bruxelles affermando che fine giugno e' una data raggiungibile per la conclusione dei negoziati di adesione. Jandroković si e' detto convinto che i cittadini croati sanno molto bene cosa vogliono e che sceglieranno il futuro europeo poiche' al referendum si decidera' se vogliamo che la Croazia si basi su valori europei o quelli cosidetti balcanici. La premier Kosor ha spiegato che l'interpretazione dei fatti e' il piu' forte argomento croato e gia' a partire da questa settimana saranno promosse delle iniziative a fin di far cadere nel processo d'appello le qualifiche della sentenza a Gotovina e Markač relative all'impresa criminale congiunta.
Se non fosse il presidente della Repubblica, notano i media croati, Ivo Josipović srebbe in questi giorni sicuramente uno degli esperti piu' chiamati e citati in connessione con le questioni del Tribunale dell'Aja. Va ricordato che lo stesso Josipović aveva rappresentato la Croazia e aveva vinto anche un processo contro la procura dell'Aja a favore della Croazia e dell'allora ministro della difesa Gojko Šušak. Il Presidente croato non nega che ci sono stati crimini durante l'operazione 'Tempesta', che la Croazia e' responsabile di non aver ostacolato questi crimini ancora negli anni novanta e poi perche' non li aveva processati da sola. "Sconfiggere la tesi dell'impresa criminale congiunta e' importante per la Croazia dal punto di vista storico e politico gia' per il solo fatto che se cadesse la tesi dell'impresa criminale in quanto forma di responsabilita', allora la difesa sarebbe qui in una posizione molto migliore rispetto all'attuale momento" afferma Josipović.
Tuttavia la questione delle questioni resta quella di far luce sulla sorte di 1013 prigionieri e persone scomparse del 1991 e 1992 ha sottolineato la premier croata Jadranka Kosor rivolgendosi alle famiglie delle vittime scomparse durante la guerra. Ha ricordato che questo e' stato anche il tema principale dei suoi recenti colloqui con il presidente serbo Tadić e il premier Cvetković e ha aggiunto che "i colloqui devono iniziare e finire con la soluzione relativa al destino dei prigionieri e dei scomparsi".

Josipovic: la sentenza non contribuisce al buon clima, ma la riconciliazione non si ferma
Nella trasmissione mensile della radio statale croata "Il caffe' con il Presidente" il capo dello stato croato, Ivo Josipović ha detto di credere che l'evidente calo del sostegno dei cittadini croati all'ingresso della Croazia nell'Ue, dopo le sentenze di condanna di primo grado ai generali croati, sono "una vicenda temporanea poiche' l'Ue non aveva nessun legame diretto con il verdetto, perche' il Tribunale dell'Aja e' un tribunale delle Nazioni Unite e non dell'Ue". Josipović ha commentato cosi' i sondaggi secondo i quali, dopo le sentenze dell'Aja, soltanto il 23 percento dei cittadini croati si pronuncia a favore dell'adesione della Croazia all'Ue. Josipović ha aggiunto che ogni analisi ragionevole dimostrera' che non e' l'Ue quella che ha inflitto le sentenze e si e' detto convinto che i cittadini croati, nel momento in cui ci sara' il referendum sull'adesione, riconosceranno tutti i pregi che implica l'ingresso nell'Ue. Alla domanda se vi e' la possibilita' che la Croazia adesso decida a rivalutare la collaborazione con il Tpi dell'Aja, Josipović ha sottolineato che una tale decisione avrebbe come conseguenza l'esclusione della Croazia dalla comunita' internazionale e che lui stesso non appoggierebbe una tale azione. Il presidente croato ha rilevato che secondo le sue conoscenze, il governo croato aveva consegnato alla difesa dei generali tutti i documenti richiesti. Ha indicato inoltre che la sentenza conferma il coinvolgimento della Serbia nell'agressione contro la Croazia. La qualifica di un conflitto internazionale che si trova nell'atto di accusa implica che le forze serbe in "krajina" furono controllate dalla Serbia. Josipović ha ripetuto che e' inaccettabile la qualifica della difesa croata in quanto un'impresa criminale congiunta e ha sottolineato che "la Croazia in quanto stato di diritto accettera' gli aspetti giuridici della sentenza, ma quelli politici e storici saranno difficilmente accettati se questa interpretazione significa una criminalizzazione dell'intera guerra per la Patria".
Per quanto riguarda la domanda se la sentenza in qualche modo e' anche una sentenza al defunto ex presidente croato Franjo Tuđman e al ministro della difesa Gojko Šušak, Josipović ha osservato che si tratta di una constatazione scomoda che colpisce non soltanto queste due persone della storia croata bensi' anche altri, ma ha sottolineato che la sentenza e' sempre individuale. "La sentenza parla soltanto della colpa individuale delle persone nel processo, le persone fuori dal processo non sono state giustiziate" ha detto Josipović. In conessione alla questione se e' stata legale la consegna al Tribunale del verbale della riunione di Briuni, uno degli elementi chiave della sentenza, il presidente croato ha detto che la Croazia ha una legge costituzionale del 1996 che obbliga alla piena collaborazione con il Tribunale. Questo che accade adesso, ha ricordato il Presidente, di indossare la colpa a questo o quell'altro, a questo o quel governo perche' aveva collaborato con il Tribunale dell'Aja, non va bene. Josipović ha commentato anche la valutazione del presidente serbo Boris Tadić secondo il quale le sentenze di questo tipo contribuiranno alla riconciliazione nella regione. A tal proposito, Josipović ha detto di non essere sicuro che questa sentenza contribuisce a cose giuste, ma sicuramente non sono sentenze ne' dell'Ue ne' della Serbia e quindi non dovrebbero influenzare su quello che va bene per entrambi i paesi, Croazia e Serbia. Josipović si e' detto convinto che il processo di riconciliazione continuera'.

Prigionieri serbi catturati durante l'Operazione Tempesta
Peter Galbraith: L'Operazione Tempesta non fu pulizia etnica
A pronunciarsi sulla vicenda piu' attuale in Croazia e' anche l'ex ambasciatore americano in Croazia Peter Galbraith il quale e' stato uno dei testimoni all'Aja, sia della difesa che della procura. Secondo la sua opinione qui non si e' trattato di pulizia etnica perche' in tal caso l'esercito caccia via la popolazione da un territorio. "In questo caso e' la popolazione che e' fuggita, forse avendo ragioni giustificate, ma e' certo che abbandonarono il territorio prima dell'arrivo delle forze militari croate" spiega l'ambasciatore Galbraith domandato se e' valida l'affermazione che durante la Tempesta e' stata compiuta una pulizia etnica.
Ospite del notiziario notturno della televisione statale croata HTV lunedi', l'ex ambaciatore americano in Croazia ha confermato la sua tesi che nella Tempesta non e' stata compiuta una pulizia entica ma ha indicato che l'allora presidente croato Franjo Tuđman permise il crimine. Ha valutato che la sentenza dell'Aja aveva un significato un po' diverso e che si e' basata sulle riunione, in particolar modo su quella svoltasi a Brijuni per dimostrare che l'intenzione e' stata quella di cacciare via la popolazione serba. "Ritengo che Tuđman non l'aveva fatto ma vedendo quello che era accaduto, che la gente se ne era andata, permise che furono commessi crimini" ha detto Galbraith aggiungendo che furono incendiate case e uccisi quelli che rimasero affinche' altri non potessero piu' ritornare'. L'ex ambasciatore americano in Croazia ha ricordato che il primo agosto 1995 aveva trasmesso al presidente Tuđman il messaggio dell'amministrazione statunitense in cui esprimeva comprensione perche' la Croazia iniziava operazioni militari per salvare la citta' bosniaca Bihać.
"E' importante ricordare che durante l'operazione Tempesta Bihać si trovava sotto l'assedio dei serbi della krajina, Ratko Mladić e serbi bosniaci che proprio prima di questa operazione avevano commesso i crimini a Srebrenica" ha rilevato Galbraith. "Abbiamo detto che in tali circostanze non ci opponiamo alle vostre operazioni militari. Ma ho avvertito chiaramente Tuđman che deve proteggere i civili serbi e lui non ha dato ascolto a questi avvertimenti" ha spiegato l'ambasciatore americano e ha aggiunto che gli Stati Uniti non hanno in nessun modo approvato nessuna operazione il cui obiettivo sarebbe il cacciamento della popolazione serba. Secondo Galbraith i croati avevano compiuto un atto senza precedenti nelle relazioni internazionali nel momento in cui avevano consegnato all'Aja i generali anche se vincitori della guerra. Tutto cio' dimostra quanto la Croazia sia cambiata dai tempi di Tuđman e che si e sviluppata in uno stato democratico moderno in cui esiste lo stato di diritto che probabilmente non sarebbe esistito negli Stati Uniti in simili circostanze, ha concluso Peter Galbraith.

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