Clima di attesa in Croazia, e non solo, alla vigilia della sentenza in primo grado che il Tribunale internazionale per l’ex Jugoslavia (Tpi) pronuncerà domani a carico degli ex generali croati Ante Gotovina, Mladen Markac e Ivan Cermak, accusati di crimini di guerra commessi contro la popolazione serba della Krajna nel 1995, durante e dopo l'”Operazione Tempesta” con cui l’esercito croato riconquistò gran parte del territorio che era stato occupato dalle forze serbe. La procura ha chiesto condanne pesantissime - 27 anni per Gotovina, 23 per Čermak, 17 per Markač - mentre le difese degli imputati hanno chiesto la loro assoluzione.
La tensione, in Croazia, è palpabile: quella di domani, infatti, non è una semplice sentenza, ma una questione di rilievo nazionale. Il verdetto sarà trasmesso in diretta su maxi schermi nel centro della capitale e una manifestazione è già stata annunciata. E mentre la potente Chiesa cattolica attacca il Tribunale internazionale, definendolo "politicizzato", e invita i fedeli a pregare per "una sentenza giusta", la premier Jadranka Kosor auspica che il verdetto sia accolto con "calma e dignità" e, pur sposando la linea innocentista, ha già avvertito che eventuali reazioni violente "non potranno cambiare nulla". E’ utile ricordare che l’estradizione di Gotovina all'Aja è stata la condizione decisiva per l'avvio dei negoziati di adesione della Croazia all'Ue.
La sentenza di domani non rappresenterà comunque la fine del processo durato due anni e mezzo, dato che, è facile prevederlo, al verdetto seguiranno i ricorsi dell’accusa o della difesa a seconda della decisione che prenderanno i giudici. L'opinione degli esperti e degli osservatori in Croazia si rifiuta comunque di partecipare alle speculazioni sull'esito: secondo gli analisti, sono quattro le decisioni che il Tribunale potrebbe prendere.
Nel primo caso il Tribunale potrebbe accettare le richieste della procura e condannare i tre generali croati alle pene richieste. Secondo l’esperto giuridico Željko Olujić, dopo tutto quello che dal primo giorno ha accompagnato la documentazione, è chiaro che l'atto di accusa ha ben poco di giuridico e assai più di politico. Un altro giurista, Goran Mikuličić, nota che "presso l'opinione pubblica locale si trascina la tesi che tutti e tre i generali saranno condannati poiché questo verrà imposto al fine di stabilire un equilibrio con i processi contro l'oligarchia politico-militare che aveva pianificato e condotto l'aggressione contro la Croazia". Anto Nobilo è poi dell'opinione che sulla pesantezza della condanna potrebbe influire la diversa responsabilità che nella guerra avevano Gotovina, Čermak e Markač. Più alto il grado, maggiore la responsabilità, ovvero la responsabilità individuale cede di fronte alla cosidetta responsabilità di comando. Particolarmente in discussione è il contenuto dell'atto di accusa e l'ipotesi di un intento congiunto, secondo la quale la pesantezza della sentenza potrebbe includere tutti i partecipanti che il Tribunale non ha potuto chiamare in causa, a partire dal defunto ex presidente croato Franjo Tuđman e dall'altrettanto defunto ex ministro della difesa Gojko Šušak, più diversi altri.
La seconda opzione potrebbe stabilire che i tre generali sono responsabili ma che questa responsabilità è vale gli anni di carcere già scontati nella prigione di Scheweningen. In questo modo la sentenza condannerebbe Gotovina a 6 anni e Čermak e Markač a 7 anni, Ciò significherebbe che il Tribunale rigetterebbe la pesante accusa dell’associazione criminale. Secondo Anto Nobilo, il caso Gotovina, Čermak e Markač è un caso troppo grande affinché si possa arrivare a sentenze relative agli anni passati in carcere prima del verdetto e la decisione in primo grado difficilmente permetterebbe che dell'atto di accusa non resti nulla. La terza opzione è l’assoluzione e conseguente scarcerazione di tutti e tre gli imputati o di qualcuno di essi, ma secondo le valutazioni questo sarebbe comunque uno scenario poco probabile. Ancora meno probabile la quarta opzione, ovvero quella che il Tribunale decida di comminare condanne più alte di quanto richiesto dalla procura: ma questa ipotesi sembra davvero la meno probabile di tutte.
Tutto dunque è possibile, tutto è in gioco, come scrive il giornale croato Vjesnik che cita uno degli avvocati croati - interlocutori in queste riflessioni - il quale dice che bisogna guardare alle cose realisticamente. In questo senso, la sentenza non sarà la fine del processo, ma seguiranno i ricorsi e il processo di appello. La procura ricorrerà anche se le condanne fossero minori di quanto richiesto. E quando inizierà il processo di appello, allora entreranno in gioco tutti gli argomenti che forse nel mega caso Gotovina, Čermak e Markač sono stati meno visibili durante il procedimento di primo grado.
Collaborazione di Marina Szikora
La tensione, in Croazia, è palpabile: quella di domani, infatti, non è una semplice sentenza, ma una questione di rilievo nazionale. Il verdetto sarà trasmesso in diretta su maxi schermi nel centro della capitale e una manifestazione è già stata annunciata. E mentre la potente Chiesa cattolica attacca il Tribunale internazionale, definendolo "politicizzato", e invita i fedeli a pregare per "una sentenza giusta", la premier Jadranka Kosor auspica che il verdetto sia accolto con "calma e dignità" e, pur sposando la linea innocentista, ha già avvertito che eventuali reazioni violente "non potranno cambiare nulla". E’ utile ricordare che l’estradizione di Gotovina all'Aja è stata la condizione decisiva per l'avvio dei negoziati di adesione della Croazia all'Ue.
La sentenza di domani non rappresenterà comunque la fine del processo durato due anni e mezzo, dato che, è facile prevederlo, al verdetto seguiranno i ricorsi dell’accusa o della difesa a seconda della decisione che prenderanno i giudici. L'opinione degli esperti e degli osservatori in Croazia si rifiuta comunque di partecipare alle speculazioni sull'esito: secondo gli analisti, sono quattro le decisioni che il Tribunale potrebbe prendere.
Nel primo caso il Tribunale potrebbe accettare le richieste della procura e condannare i tre generali croati alle pene richieste. Secondo l’esperto giuridico Željko Olujić, dopo tutto quello che dal primo giorno ha accompagnato la documentazione, è chiaro che l'atto di accusa ha ben poco di giuridico e assai più di politico. Un altro giurista, Goran Mikuličić, nota che "presso l'opinione pubblica locale si trascina la tesi che tutti e tre i generali saranno condannati poiché questo verrà imposto al fine di stabilire un equilibrio con i processi contro l'oligarchia politico-militare che aveva pianificato e condotto l'aggressione contro la Croazia". Anto Nobilo è poi dell'opinione che sulla pesantezza della condanna potrebbe influire la diversa responsabilità che nella guerra avevano Gotovina, Čermak e Markač. Più alto il grado, maggiore la responsabilità, ovvero la responsabilità individuale cede di fronte alla cosidetta responsabilità di comando. Particolarmente in discussione è il contenuto dell'atto di accusa e l'ipotesi di un intento congiunto, secondo la quale la pesantezza della sentenza potrebbe includere tutti i partecipanti che il Tribunale non ha potuto chiamare in causa, a partire dal defunto ex presidente croato Franjo Tuđman e dall'altrettanto defunto ex ministro della difesa Gojko Šušak, più diversi altri.
La seconda opzione potrebbe stabilire che i tre generali sono responsabili ma che questa responsabilità è vale gli anni di carcere già scontati nella prigione di Scheweningen. In questo modo la sentenza condannerebbe Gotovina a 6 anni e Čermak e Markač a 7 anni, Ciò significherebbe che il Tribunale rigetterebbe la pesante accusa dell’associazione criminale. Secondo Anto Nobilo, il caso Gotovina, Čermak e Markač è un caso troppo grande affinché si possa arrivare a sentenze relative agli anni passati in carcere prima del verdetto e la decisione in primo grado difficilmente permetterebbe che dell'atto di accusa non resti nulla. La terza opzione è l’assoluzione e conseguente scarcerazione di tutti e tre gli imputati o di qualcuno di essi, ma secondo le valutazioni questo sarebbe comunque uno scenario poco probabile. Ancora meno probabile la quarta opzione, ovvero quella che il Tribunale decida di comminare condanne più alte di quanto richiesto dalla procura: ma questa ipotesi sembra davvero la meno probabile di tutte.
Tutto dunque è possibile, tutto è in gioco, come scrive il giornale croato Vjesnik che cita uno degli avvocati croati - interlocutori in queste riflessioni - il quale dice che bisogna guardare alle cose realisticamente. In questo senso, la sentenza non sarà la fine del processo, ma seguiranno i ricorsi e il processo di appello. La procura ricorrerà anche se le condanne fossero minori di quanto richiesto. E quando inizierà il processo di appello, allora entreranno in gioco tutti gli argomenti che forse nel mega caso Gotovina, Čermak e Markač sono stati meno visibili durante il procedimento di primo grado.
Collaborazione di Marina Szikora
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