Di Marina Szikora
Anche la Serbia si dice preoccupata di quello che in questi giorni accade in Bosnia Erzegovina. Il legame tra Belgrado e la Republika Srpska, l'entita' a maggioranza serba della Bosnia, non e' mai stato trascurato, anzi a piu' riprese e in occasioni diverse e' stata ribadita la necessita' di salvaguardare e rafforzare questo legame. A seguito delle vicende nella Federazione di Bosnia Erzegovina (l'entità croato-bosgnacca), il vicepremier serbo uscente, Aleksandar Vučić ha riunito a Belgrado il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, e il leader del Partito Democratico Serbo, all'opposizione in RS, Mladen Bosić. Da qui il messaggio che la Serbia in quanto uno dei firmatari e garante dell'Accordo di Dayton e' interessata a proteggere la stabilita' della regione e si impegna per la soluzione dei conflitti politici in modo pacifico e democratico. La stabilita' politica, economica e sociale della RS e' una questione chiave per Belgrado che questa stabilita' continuera' ad appoggiare con tutte le forze.
Dopo il suo incontro con Dodik e Bosić a Belgrado, Vučić ha rilevato che e' interesse della Serbia salvaguardare anche un buon futuro della RS. Secondo i due maggiori rappresentanti serbi nella RS, Dodik e Bosić, le protesta nella Federazione, “sono calcolate per destabilizzare la Republika Srpska” e affermano che le forze di polizia della RS “vieteranno l'ingresso organizzato dei manifestanti della Federazione nella RS”. Il leader della RS, Milorad Dodik ha ammonito che la RS non accettera' nessun intervento da parte della comunita' internazionale che vada oltre la Costituzione e le procedure normali. Valutando che la Bosnia Erzegovina e' bloccata, Dodik ha affermato che per questa situazione una gran parte di colpa e di responsabilita' cade sulle spalle della comunita' internazionale e ha accusato l'alto rappresentante per la Bosnia di non aver mai adoperato seriamente l'accordo di Dayton ma di averlo invece violato a danno della RS. Staremo a vedere se questa sara' una primavera nel segno delle manifestazioni in BiH.
Le notizie si susseguono di ora in ora. Nel momento della registrazione di questa mia corrispondenza migliaie di manifestanti a Sarajevo, davanti alla sede del governo della Federazione chiedono le dimissioni del premier della Federazione, Nermin Nikšić, esponente del Partito socialdemocratico e di tutto l'esecutivo. Portano cartelli e striscioni su cui si leggono richieste per l'abolizione dei cantoni, la riduzione del 50% degli stipendi dei parlamentari e l'aumento delle pensioni.
Il premier uscente della Serbia, Ivica Dačić, dagli Stati Uniti, da Washington ha affermato che per la Serbia e' molto importante che essa sia politicamente stabile e che questa e' la priorita' statale nonche' quella di ottenere una posizione internazionale migliore possibile. Le vicende in BiH sono soltanto la conferma che pace e stabilita' nei Balcani sono una categoria relativa e che ci vuole poco perche' si arrivi alla destabilizzazione, ha osservato Dačić rilevando al tempo stesso che proprio per questo e' importante salvaguardare la stabilita' politica in Serbia ma anche nella Republika Srpska.
Quanto all'immagine internazionale della Serbia, il premier uscente ha sottolineato che le relazioni con Russia e Cina sono molto amichevoli, sono in corso i negoziati di adesione all'Ue e vi e' un corso molto positivo per quanto riguarda le relazioni con gli Stati Uniti.
In occasione di una sua permanenza negli Stati Uniti, il premier uscente della Serbia ha rilevato che da tutti gli interlocutori ha avuto conferma che la Serbia ha fatto praticamente quello che aveva promesso, vale a dire svolto un ruolo costruttivo nel dialogo con Priština a Bruxelles e che avrebbe fatto il tutto possibile per quanto riguarda le riforme interne e lo sviluppo delle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti. Sul dialogo con Priština, Dačić ha ribadito che la Serbia e' a favore del proseguimento del dialogo ma ha indicato anche che Priština sta abusando di questo dialogo utilizzandolo per affermare l'indipendenza. Dačić ha rilevato che bisogna garantire la piena sicurezza ed eliminare casi come quello recente in cui e' stato arrestato Oliver Ivanović ed alcuni altri rappresentanti serbi in Kosovo. Restano le questioni aperte da risolvere: la giustizia ma anche l'istituzione delle Comunita' dei comuni serbi in Kosovo, ha precisato Dačić.
Questo testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 13 febbraio a Radio Radicale
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