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Quando si parla della regione
balcanica, indispensabile per una stabilita' permanente e sempre nel
contesto del suo avvicinamento all'Ue, e' la questione delicata della
riconciliazione. Le relazioni della Serbia con i paesi vicini non si
possono definire ancora come "una buona collaborazione", ma
gli esperti affermano che sono stati compiuti passa avanti. Pare che
nella regione stia scomparendo lo scetticismo a causa del ritorno
delle forze degli anni novanta al potere in Belgrado. Questo almeno
secondo un commento della Deutsche Welle tedesca. Tali osservazioni
riguardano i due giorni di visita del premier serbo Ivica Dačić a
Sarajevo che secondo molti sarebbe stato un passo avanti
significativo nella politica di Belgrado verso la Bosnia Erzegovina.
A giudicare dalle parole che Dačić ha espresso a Sarajevo, il suo
governo sarebbe pronto ad una collaborazione non soltanto di
facciata. Sarajevo non dovrebbe essere risentita con Belgrado se
questa ha relazioni speciali con la Republika Srpska [l'entità a
maggioranza serba della Bosnia, n.d.r.] e se i suoi vertici si recano
in visita a Banja Luka, come, d'altra parte, nemmeno Banja Luka
dovrebbe polemizzare con Belgrado quando ha relazioni con la Bosnia.
Dačić ha aggiunto che si continua a ripetere che è necessaria una
distensione con il Kosovo, ma bisognerebbe prima puntare alla
distensione in tutte nelle relazioni tra tutti i Paesi della regione:
"20 anni dopo lo scioglimento della Jugoslavia, continuiamo a
girare nello stesso circolo magico", ha detto il premier serbo.
Per molti, cosi' il commento della Deutsche Welle, cio' significa che
la politica di Ivica Dačić e' chiara e che non ha due facce, a
differenza della politica dell'ex presidente Boris Tadić. Alcuni
giorni fa Dačić aveva affermato chiaramente che la collaborazione
anche con la Republika Srpska, con la quale la Serbia ha un accordo
di relazioni speciali, non puo' implicare soltanto abbracci e strette
di mano, bensi' azioni concrete.
Il professore della Facolta' di lettere
di Sarajevo, Enver Kazaz, afferma che il pragmatismo di Dačić
risulta dalla sua consapevolezza che la Serbia deve separarsi
dall'eredita' di Slobodan Milošević e che deve avere un
orientamento europeo non interrompendo pero' i legami con la Russia.
"Presso l'opinione pubblica interna Dačić funzionera' come un
nazionalista duro, ma una cosa e' certa: mentre il progetto politico
di Tadić era ipocrita nel senso in cui riconciliava
l'irriconciliabile, vale a dire il Kosovo e l'Europa, sia Dačić che
Nikolić sono consapevoli che queste due cose non si possono
riconciliare", spiega Kazaz. I messaggi mandati da Sarajevo sono
nello spirito di Dayton, dice da parte sua Miloš Šolaja, direttore
del Centro per le relazioni internazionali, il quale aggiunge pero'
che ci sono ancora strutture che vogliono creare una politica di
concorrenza tra le due entità bosniache, la Republika Srpska e la
Federazione di Bosnia Erzegovina, nelle loro relazioni con la Serbia.
Si tratta, spiega Šolaja, di molti a Sarajevo che non considerano la
Republika Srpska come parte della Bosnia Erzegovina. Secondo Dušan
Janjić, direttore del Centro per le relazioni etniche di Belgrado, è
nell'interesse della Serbia avere le relazioni miglior possibili con
i paesi vicini. In questo momento, con i colloqui con Priština che
riprendono tra una decina di giorni, la Serbia non ha bisogno di
ulteriori problemi. Come politici pragmatici, Nikolić e Dačić non
apriranno i due fronti cosi' come invece ha suggerito loro il
presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, che vorrebbe che
Belgrado si concentrasse sulla RS e chiedesse la divisione del
Kosovo. Giocheranno nella cornice dei confini riconosciuti, secondo
Janjić, il quale avverte tuttavia che nei prossimi mesi, a causa
della situazione in Kosovo e un momento politico oportuno in Bosnia
Eerzegovina, si potrebbero prospettare dei problemi perche' si
potrebbe verificare un rilancio della retorica nazionalista sul
"carattere serbo della Republika Srpska" compensando in
qualche modo quanto si potrebbe perdere nel dialogo con Priština. In
ogni caso, gli analisti sono convinti che le relazioni non soltanto
tra Belgrado e Banja Luka, ma anche tra la Belgrado e la Bosnia
Erzegovina, nei prossimi mesi, saranno molto piu' pragmatiche a fin
di risolvere le questioni concrete.
[*] Il testo è tratto dalla
corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda
il 20 settembre 2012 a Radio Radicale
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