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Di Marina Szikora per Radio Radicale
[*]
L'attenzione dei media serbi si e'
concentrata nei giorni scorsi sulle richieste del partito della
cancelliera tedesca Angela Merkel, la CDU, espresse dai suoi
esponenti in visita a Belgrado. Secondo l'agenzia di stampa serba
Beta, queste richieste sono la dimostrazione di quello che la
Germania pretende dalla Serbia, ma al tempo stesso non ci sono
cambiamenti di condizioni poste alla Serbia per ottenere il segnale
verde per l'inizio dei negoziati di adesione all'Ue. Secondo fonti
della Commissione europea, afferma Beta, nuove condizioni sono
possibili soltanto se concordate dai paesi membri dell'Ue, dal
Consiglio europeo e dai leader dell'Unione. La Serbia, si afferma,
deve adempiere quelle stesse condizioni che il Consiglio europeo le
aveva posto lo scorso dicembre, tra cui la piu' importante e' che
Belgrado "realizzi un miglioramento visibile e sostenibile nelle
relazioni con Priština". Non ci sono nemmeno segnali che
Berlino insisterebbe che i partner nell'Ue cambino le condizioni per
Belgrado inserendo nuove richieste. Questa, in qualche modo, sarebbe
la risposta, ovvero il commento relativo alle sette richieste e
precondizioni che la delegazione della CDU aveva presentato a
Belgrado come obbligo per avviare i negoziati di adesione della
Serbia all'Ue. Ma i rappresentanti della Commissione europea
avrebbero dichiarato che le condizioni non sono cambiate e riguardano
gli obblighi di continuare il dialogo con Priština, attuare gli
accordi raggiunti e proseguire con le principali riforme. Tutto
questo e' stato detto dal presidente del Consiglio europeo, Herman
van Rompuy e dai leader della Commissione europea durante il loro
recentissimo incontro a Bruxelles con il premier serbo, Ivica Dačić,
e la vicepresidente del governo serbo, Suzana Grubješić. Vecchie
condizioni quindi approvate lo scorso dicembre e confermate dal
Consiglio europeo nel giugno di quest'anno. Si sottolinea inoltre,
che la posizione della CDU, anche se si tratta del partito di
maggioranza in Germania, e' soltanto la posizione di un partito
politico e non quella ufficiale del parlamento o del governo tedesco.
Il giornale serbo Danas in un
articolo sulla visita degli esponenti cristiano-democratici tedeschi
a Belgrado ha scritto che la Serbia non avra' la data dell'inizio dei
negoziati di adesione prima del dicembre 2013 e che fino a quella
data c'e' tempo per adempiere le richieste tedesche. La Serbia pero',
non deve riconoscere il Kosovo come stato indipendente bensi'
accettare la situazione che il governo di Priština "governa il
territorio kosovaro". Le autorita' serbe non devono cambiare la
Costituzione e i due governi non devono procedere ad uno scambio di
ambasciatori. 'Danas' afferma che questa situazione pero' non
continuera' a lungo poiche' e' chiaro a tutti che la Serbia
diventera' membro a pieno titolo dell'Ue molto prima del Kosovo.
Tutti i partiti politici del Bundestag, con eccezione l'estrema
sinistra, hanno le stesse aspettative quando si tratta delle
integrazioni europee della Serbia e non soltanto i partiti della
coalizione governativa, sottolineano gli interlocutori berlinesi del
quotidiano 'Danas'. Soltanto con la Serbia nell'Ue si garantisce la
stabilita' permanente dei Balcani Occidentali, affermano dalla
Germania. Infine, gli interlocutori del giornale serbo spiegano che
la ragione perche' proprio in questo momento sono stati consegnati i
cosiddetti "sette punti" di richieste alle autorita' serbe
sono le prossime elezioni amministrative in Serbia che si svolgeranno
nel maggio 2013. Secondo le fonti berlinesi citate dai media serbi,
si deve prima attuare il piano elaborato a suo tempo dell'allora
inviato speciale Onu per il Kosovo, Marti Ahtisaari, e poi aprire i
colloqui sul nord del Kosovo e trovare una soluzione creativa.
Per quanto riguarda i sette punti
presentati dagli esponenti cristiano-democratici tedeschi essi
riguarderebbero il pieno adempimento e la realizzazione del piano
d'azione concordato con l'Ue, con un particolare accento sul
proseguimento e l'attuazione delle riforme già avviate nel campo
della giustizia. Al secondo punto, la richiesta che Belgrado presenti
"visibili progressi relativi al chiarimento e al perseguimento
dei responsabili dell'attacco all'ambasciata tedesca nel febbraio
2008". Come terzo punto si sottolinea la richiesta di chiari
segnali di proseguimento della riconciliazione nella regione,
escludendo ogni "nuova interpretazione delle vicende storiche,
come ad esempio nel contesto del genocidio di Srebrenica".
Quarto punto: la piena implementazione dei risultati del processo di
dialogo tra Belgrado e Priština e un accordo sul proseguimento del
dialogo oltre i temi previsti, come ad esempio nei settori
dell''energia e delle telecomunicazioni. Come quinto e sesto punto si
indica l'avvio di un concreto processo di smantellamento delle
strutture parallele costituite dai serbi nel nord del Kosovo e la
richiesta che Belgrado solleciti i serbi del Kosovo a collaborare
attivamente con la missione civile europea Eulex e il contingente
militare Kfor della Nato. Infine, settimo punto, si richiede "una
volonta' visibile di raggiungere la normalizzazione giuridica nelle
relazioni con il Kosovo con la prospettiva che la Serbia e il Kosovo,
come membri a pieno titolo dell'Ue, possano vedere riconosciuti i
loro diritti e rispettino i loro obblighi, insieme ed
indipendentemente uno dall'altra".
Mentre si parla delle integrazioni
europee della Serbia, da parigi arrivano però dichiarazioni che
sembrano voler limitare il futuro processo di allargamento dell'Ue.
Come ha riportato in questi giorni il portale internet EurActiv nella
sua edizione francese, per il presidente Francois Hollande
“l'allargamento dell'Ue per adesso e' terminato”. Queste
affermazioni fanno parte del suo intervento ad una conferenza che si
occupava di tutt'altro tema, quello della protezione ambientale.
Tuttavia, le parole del presidente francese sono significative
perche' i paesi candidati che sperano all'ingresso nell'Ue dopo
l'adesione della Croazia, continuano a ricevere segnali dall'Ue che
l'ulteriore allargamento è sempre più incerto. Mercoledi' scorso,
nel suo intervento sullo stato dell'Unione, il presidente della
Commissione europea, Jose Manuel Barroso, non ha in nessun modo
menzionato la questione dell'allargamento. I media croati hanno fatto
notare che è per la prima volta che un presidente della Commissione
europea, in un discorso programmatico, non tocca questo tema,
direttamente o indirettamente. Dopo l'adesione ufficiale della
Croazia, fissato per il 1 luglio del 2013, l'Ue potrebbe dunque per
lungo tempo bloccare l'ingresso di nuovi membri per occuparsi della
riforma del suo ordinamento interno. I paesi che al momento hanno
raggiunto lo status di candidati all'adesione sono Islanda,
Macedonia, Montenegro, Serbia e Turchia. Albania e Bosnia Erzegovina
sono in attesa di ottenere lo status di candidato, mentre il Kosovo
deve ancora ottenere l'Accordo di stabilizzazione e associazione,
primo traguardo formale per un Paese che ambisca all'adesione.
[*] Il testo è tratto dalla
corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda
il 20 settembre 2012 a Radio Radicale
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