Giornata di mobilitazione, con qualche
momento di violenza, ieri ad Atene e nelle principali città greche
per lo sciopero generale indetto dai sindacati, il primo dalla
formazione del governo Samaras dopo le recenti elezioni anticipate.
Grecia paralizzata decine di migliaia di persone in piazza per
un'ennesima protesta contro il nuovo pacchetto di duri tagli alla
spesa pubblica e riforme messo a punto dal ministro delle Finanze,
Yiannis Sturnaras, che dopo l'ok del primo ministro Samaras ha avuto il via libera anche dagli alleati di governo (oltre al partito del
premier, Nea Demokratia, i socialisti del Pasok e Sinistra
Democratica) e che dovrà ora ottenere il placet della troika Ue, Fmi
e Bce. Il nuovo giro di vite, che vale 13,5 miliardi di euro, è
necessario per ottenere la nuova tranche di aiuti internazionali da
31,5 miliardi, senza i quali Atene rischia la bancarotta. Lo sciopero
generale ha paralizzato ogni attività economica: scuole e uffici
pubblici chiusi, navi ferme nei porti, trasporti pubblici in attività
solo per portare i partecipanti alle manifestazioni al centro di
Atene per una protesta che le cronache hanno descritto come la
più grande da quella del maggio 2011.
Anche ieri, nella capitale greca, non sono mancati
momenti di tensione con il lancio di molotov da parte di alcuni
gruppi di manifestanti contro gli agenti che hanno reagito
con cariche e un nutrito lancio di lacrimogeni. Ci sono stati alcuni feriti tra i poliziotti, ma
complessivamente gli incidenti sono stati molto meno gravi di quelli avvenuti nei mesi scorsi in altre situazioni analoghe e la situazione è tornata ben presto alla calma. Questo è stato dovuto certamenrte al grande spiegamento delle forze dell'ordine, che presidiavano in massa il Parlamento e gli altri obiettivi sensibili, ma probabilmente anche al senso di rassegnazione che sembra ormai prevalere nella popolazione, che si rende conto dell'ineluttabilità delle misure di austerità ma vorrebbe maggiore giustizia nella ripartizione del peso dei sacrifici che, secondo le indiscrezioni, riguarderebbero un ulteriore
diminuzione degli stipendi, l'eliminazione delle tedicesime, l'aumento dell'età pensionabile, la riduzione delle pensioni sopra i 1000 euro e il
taglio del numero dei dipendenti pubblici.
"Le nuove insopportabili e
dolorose misure non devono passare, questa politica è senza sbocco e
distrugge lo stato sociale", ha detto il presidente del
sindacato Adedy, Costas Tsikrikas. Alexis Tsipras, il leader di
Syriza, il partito della sinistra radicale, ha attaccato duramente il
governo Samaras. "Ora la parola passa alla società... La Grecia
non potrà essere trasformata in un enorme cimitero sociale". Aleca Papariga,
segretario generale del Partito comunista, ha nuovamente attaccato
l' Unione europea, ritenuta responsabile delle sofferenze dei greci:
“'Il popolo greco deve capire che una Grecia svincolata dall'Ue,
può garantirsi il benessere sociale ed evitare il peggio”.
Tuttavia, la grande maggioranza dei suoi concittadini, almeno stando
ai sondaggi, continua a ritenere giusta la permanenza nell'euro pur
essendo molto scettica sulla possibilità di evitare il crack.
Intanto fonti vicine ai sindacati hanno fanno sapere che le
manifestazioni contro il governo continueranno probabilmente con un
nuovo sciopero generale già all'inizio di ottobre. Le tensioni in
Grecia, dunque, non sono destinate a placarsi in tempi brevi.
Intervista a Elisabetta Casalotti da Atene per il notiziario di Radio Radicale
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