Di Marina Szikora
"Nonostante tutte le differenze
esistenti, tutti gli uomini semplici sono uniti quando si desidera
pace, sicurezza e benessere. Per raggiungere questo obiettivo i
leader politici e religiosi sono invitati a lavorare insieme".
Cosi' il presidente croato Ivo Josipović domenica scorsa a Sarajevo,
partecipando insieme ad altri leader politici e religiosi al
tradizionale Incontro mondiale per la pace organizzato dalla
Comunita' di san Egidio che da 25 anni sollecita l'ecumenismo
attraverso la promozione dello spirito di Assisi. "Il piu'
importante e' mandare il messaggio che in Europa non c'e' posto per
idee umilianti, che minacciano o offendono qualsiasi uomo. L'Europa
deve essere una casa sicura per ogni suo abitante, le crisi e gli
ostacoli non possono essere la scusa per chiudere le porte" ha
detto Josipović. Nel suo discorso di saluto, il presidente croato ha
sottolineato che l'Europa sudorientale e' un'area unica in cui da
secoli coesistono i cristiani, gli ortodossi ed i protestanti e dove
da secoli esiste la tradizione islamica ed ebraica. Ma in quest'area
– ha ricordato Josipović – ci sono stati purtroppo periodi in
cui questo era il luogo di conflitti e sofferenze umane,
assolutamente inaccettabili per le societa' civili . L'esito sono
stati "vergognosi errori e irresponsabilita'".
"Troppo tempo e' stato perso ad
indietreggiare davanti ai crimini, nei negoziati con i responsabili
di crimini. Voglio credere che questi tempi sono passati per sempre,
che si e' arrivati alla vittoria della ragione, riconciliazione e
collaborazione" ha detto il capo dello stato croato. Ha rilevato
che la pace e' quella che rende possibile la vita e lo sviluppo e
questo non deve mai essere sottinteso bensi' se ne deve occupare
quotidianamente. La Croazia, ha assicurato il suo presidente, in
questo senso dara' pieno sostegno ai suoi vicini e persistera' su
questa via. Non a caso quest'anno l'incontro ha trovato luogo a
Sarajevo, una specie di simbolo di diverse culture, religioni e
popoli. Questo raduno di dialogo sotto lo slogan 'Il nostro futuro e'
vivere insieme' ha riunito centinaia di partecipanti, rappresentanti
di quasi tutte le piu' importanti religioni viventi. Il fondatore
della Comunita' di San Egidio, Andrea Riccardi, attuale ministro per
la Cooperazione internazionale del governo italiano, ha detto che
l'idea della convivenza continua ad essere una sfida per l'umanita'
che necessita di costante sostegno ed impegno.
L'incontro a Sarajevo e' stato aperto
dall'attuale presidente della presidenza della Bosnia Erzegovina,
Bakir Izetbegović il quale ha detto che e' estremamente importante
che il messaggio di convivenza e tolleranza in questo modo parta
dalla citta' che nemmeno nei suoi tempi piu' difficili non si e'
esaurita nell'impegno per l'umanesimo. Izetbegović ha aggiunto che
se la vita comune non sopravvivra' in Bosnia, difficilmente vivra' in
qualsiasi altra parte del mondo. Il capo della chiesa ortodossa,
Irinej che per la prima volta da quanto e' stato eletto patriarca ha
visitato Sarajevo, ha detto nel suo intervento che la pace e' il
messaggio fondamentale di tutte le religioni e questo valore bisogna
affermare sempre d'accapo. Ricordano le sofferenze dei popoli della
regione balcanica nel corso della storia, Irinej ha detto che questo
deve essere un monito per il futuro e un appello al reciproco
accoglimento, rispetto e riconciliazione. Il capo della comunita'
islamica in Bosnia, Mustafa Cerić ha ricordato da parte sua la
tragedia di Sarajevo, "la prima Gerusalemme europea" e gli
oltre 10.000 abitanti di Sarajevo uccisi. "Piu' di qualcun
altro, loro meritano il nostro giuramento a Dio e all'umanita' che
faremo di tutto perche' qualcosa di simile non si ripeta mai piu'"
ha detto Mustafa Cerić. Pace e non guerra, sicurezza e non
terrorismo sono il desiderio e la necessita' di tutti gli uomini di
buona volonta', ha rilevato il capo della comunita' islamica
aggiungendo che e' importante mandare un messaggio di pace anche alla
Siria che oggi sta soffrendo. L'arcivescovo di Bosnia, il cardinale
Vinko Puljić ha sottolineato che sia importante una voce comune che
da Sarajevo mandera' il messaggio di pace e questa pace si puo'
costruire soltanto in base alla verita' e giustizia. Puljić ha
aggiunto che "la convivenza non soltanto e' possibile bensi'
l'unico futuro che possiamo desiderare per l'umanita'". "Il
mondo adesso e' al bivio" ha valutato Jakob Finci, presidente
della comunita' ebraica della Bosnia constatando che si puo'
sopravvivere soltanto rispettando e accettando l'altro e il diverso.
Per il presidente del Consiglio
europeo, Herman van Rompuy, anche lui presente all'incontro, Sarajevo
resta un simbolo permanente di sofferenze ma anche di convivenza. Van
Rompuy ha aggiunto pero' che le sofferenze non si possono ripetere e
la garanzia permanente per questo sono i valori dell'Europa unita
basati sulla civilta' della vita comune. "Senza l'Ue non ci
sara' mai, ripeto, mai pace duratura nei Balcani" ha detto il
leader europeo nel suo intervento segnato da molto euroottimismo.
Infine, il presidente del Consiglio italiano, Mario Monti in toni
simili ha rilevato che la globalizzazione impone nuove sfide e la
piu' grande e' quella di come costruire societa' ricche in
diversita'. I Balcani, in questo senso, sono il simbolo di tutte le
difficolta' su questa via ma anche di possibilita' che si offrono, ha
detto Monti aggiungendo che le crisi piu' pericolose sono quelle che
minacciano le fondamenta umane sulle quali e' stata creata l'Europa.
Il premier italiano ha espresso speranza che l'unificazione di
diversi paesi dara' frutto. Bisogna salvaguardare la comune moneta,
l'euro, perche' e' la cima dell'edificio gotico che si chiama Ue. I
tre giorni dell'incontro mondiale per la pace, quest'anno a Sarajevo,
sono proseguiti con una trentina di dibattiti nei quali si e'
discusso di sfide nella costruzione di pace e collaborazione tra le
religioni. A fine della riunione e' stato approvato un appello comune
per la pace.
Il testo è tratto dalla corrispondenza
per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio
Radicale
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