giovedì 13 settembre 2012

L'INCONTRO MONDIALE PER LA PACE ORGANIZZATO DALLA COMUNITA' DI SANT'EGIDIO A SARAJEVO

A vent'anni dall'inizio della guerra in Bosnia e dell'assedio, Sarajevo si propone come citta' della pace e del dialogo tra culture e religioni diverse ospitando, domenica, lunedì e martedì scorsi, il meeting internazionale per la pace ''Vivere insieme e' il futuro - Religioni e culture in dialogo'', promosso dalla Comunita' di Sant'Egidio in collaborazione con l'arcidiocesi di Sarajevo, con il patriarcato serbo ortodosso e con le comunita' islamica ed ebraica. Al centro dei momenti di confronto e dibattito in cui si è articolata la tre giorni i nodi cruciali del futuro europeo e dell'integrazione sociale e politica del continente nel delicato momento della crisi economica che sta travagliando l'Europa mettendo a rischio il progetto politico dell'Unione e la prospettiva dell'integrazione che per tanti anni è stata offerta ai Balcani occidentali dopo la fine dei conflitti che segnarono il collasso della Jugoslavia.

Di Marina Szikora
"Nonostante tutte le differenze esistenti, tutti gli uomini semplici sono uniti quando si desidera pace, sicurezza e benessere. Per raggiungere questo obiettivo i leader politici e religiosi sono invitati a lavorare insieme". Cosi' il presidente croato Ivo Josipović domenica scorsa a Sarajevo, partecipando insieme ad altri leader politici e religiosi al tradizionale Incontro mondiale per la pace organizzato dalla Comunita' di san Egidio che da 25 anni sollecita l'ecumenismo attraverso la promozione dello spirito di Assisi. "Il piu' importante e' mandare il messaggio che in Europa non c'e' posto per idee umilianti, che minacciano o offendono qualsiasi uomo. L'Europa deve essere una casa sicura per ogni suo abitante, le crisi e gli ostacoli non possono essere la scusa per chiudere le porte" ha detto Josipović. Nel suo discorso di saluto, il presidente croato ha sottolineato che l'Europa sudorientale e' un'area unica in cui da secoli coesistono i cristiani, gli ortodossi ed i protestanti e dove da secoli esiste la tradizione islamica ed ebraica. Ma in quest'area – ha ricordato Josipović – ci sono stati purtroppo periodi in cui questo era il luogo di conflitti e sofferenze umane, assolutamente inaccettabili per le societa' civili . L'esito sono stati "vergognosi errori e irresponsabilita'".

"Troppo tempo e' stato perso ad indietreggiare davanti ai crimini, nei negoziati con i responsabili di crimini. Voglio credere che questi tempi sono passati per sempre, che si e' arrivati alla vittoria della ragione, riconciliazione e collaborazione" ha detto il capo dello stato croato. Ha rilevato che la pace e' quella che rende possibile la vita e lo sviluppo e questo non deve mai essere sottinteso bensi' se ne deve occupare quotidianamente. La Croazia, ha assicurato il suo presidente, in questo senso dara' pieno sostegno ai suoi vicini e persistera' su questa via. Non a caso quest'anno l'incontro ha trovato luogo a Sarajevo, una specie di simbolo di diverse culture, religioni e popoli. Questo raduno di dialogo sotto lo slogan 'Il nostro futuro e' vivere insieme' ha riunito centinaia di partecipanti, rappresentanti di quasi tutte le piu' importanti religioni viventi. Il fondatore della Comunita' di San Egidio, Andrea Riccardi, attuale ministro per la Cooperazione internazionale del governo italiano, ha detto che l'idea della convivenza continua ad essere una sfida per l'umanita' che necessita di costante sostegno ed impegno.

L'incontro a Sarajevo e' stato aperto dall'attuale presidente della presidenza della Bosnia Erzegovina, Bakir Izetbegović il quale ha detto che e' estremamente importante che il messaggio di convivenza e tolleranza in questo modo parta dalla citta' che nemmeno nei suoi tempi piu' difficili non si e' esaurita nell'impegno per l'umanesimo. Izetbegović ha aggiunto che se la vita comune non sopravvivra' in Bosnia, difficilmente vivra' in qualsiasi altra parte del mondo. Il capo della chiesa ortodossa, Irinej che per la prima volta da quanto e' stato eletto patriarca ha visitato Sarajevo, ha detto nel suo intervento che la pace e' il messaggio fondamentale di tutte le religioni e questo valore bisogna affermare sempre d'accapo. Ricordano le sofferenze dei popoli della regione balcanica nel corso della storia, Irinej ha detto che questo deve essere un monito per il futuro e un appello al reciproco accoglimento, rispetto e riconciliazione. Il capo della comunita' islamica in Bosnia, Mustafa Cerić ha ricordato da parte sua la tragedia di Sarajevo, "la prima Gerusalemme europea" e gli oltre 10.000 abitanti di Sarajevo uccisi. "Piu' di qualcun altro, loro meritano il nostro giuramento a Dio e all'umanita' che faremo di tutto perche' qualcosa di simile non si ripeta mai piu'" ha detto Mustafa Cerić. Pace e non guerra, sicurezza e non terrorismo sono il desiderio e la necessita' di tutti gli uomini di buona volonta', ha rilevato il capo della comunita' islamica aggiungendo che e' importante mandare un messaggio di pace anche alla Siria che oggi sta soffrendo. L'arcivescovo di Bosnia, il cardinale Vinko Puljić ha sottolineato che sia importante una voce comune che da Sarajevo mandera' il messaggio di pace e questa pace si puo' costruire soltanto in base alla verita' e giustizia. Puljić ha aggiunto che "la convivenza non soltanto e' possibile bensi' l'unico futuro che possiamo desiderare per l'umanita'". "Il mondo adesso e' al bivio" ha valutato Jakob Finci, presidente della comunita' ebraica della Bosnia constatando che si puo' sopravvivere soltanto rispettando e accettando l'altro e il diverso.

Per il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, anche lui presente all'incontro, Sarajevo resta un simbolo permanente di sofferenze ma anche di convivenza. Van Rompuy ha aggiunto pero' che le sofferenze non si possono ripetere e la garanzia permanente per questo sono i valori dell'Europa unita basati sulla civilta' della vita comune. "Senza l'Ue non ci sara' mai, ripeto, mai pace duratura nei Balcani" ha detto il leader europeo nel suo intervento segnato da molto euroottimismo. Infine, il presidente del Consiglio italiano, Mario Monti in toni simili ha rilevato che la globalizzazione impone nuove sfide e la piu' grande e' quella di come costruire societa' ricche in diversita'. I Balcani, in questo senso, sono il simbolo di tutte le difficolta' su questa via ma anche di possibilita' che si offrono, ha detto Monti aggiungendo che le crisi piu' pericolose sono quelle che minacciano le fondamenta umane sulle quali e' stata creata l'Europa. Il premier italiano ha espresso speranza che l'unificazione di diversi paesi dara' frutto. Bisogna salvaguardare la comune moneta, l'euro, perche' e' la cima dell'edificio gotico che si chiama Ue. I tre giorni dell'incontro mondiale per la pace, quest'anno a Sarajevo, sono proseguiti con una trentina di dibattiti nei quali si e' discusso di sfide nella costruzione di pace e collaborazione tra le religioni. A fine della riunione e' stato approvato un appello comune per la pace.

Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale


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