giovedì 4 luglio 2013

1° LUGLIO: LA CROAZIA E' TORNATA A CASA, IN EUROPA

Dal 1° luglio la Croazia è il 28° Paese dell'Unione Europea. A mezzanotte i fuochi d'artificio, le campane delle chiese, l"Inno alla Libertà" di Ivan Gundulić e l'“Inno alla Gioia” di Beethoven hanno celebrato l'evento. Per iniziativa croata e slovena nasce il gruppo degli 8+1 per favorire l'integrazione europea della Regione.

Di Marina Szikora [*]
E' fatta! La Croazia è il 28esimo paese membro dell'Unione Europea. L'evento è stato celebrato con festeggiamenti nell'intero Paese, in tutte le contee e nei capoluoghi. La festa centrale è stata quella nella piazza principale di Zagabria, in presenza di rappresentanti di diversi paesi, tra capi di Stato, premier e vicepremier, ministri e rappresentanti delle istituzioni europee. A rappresentare l'Italia c'era il presidente della repubblica Giorgio Napolitano e la ministro degli Esteri Emma Bonino per la quale, la presenza a Zagabria ha avuto anche un significato emotivo e personale, un ricordo delle iniziative radicali, a partire dalla richiesta dell'integrazione europeo della Jugoslavia, l'impegno per il riconoscimento dell'indipendenza della Croazia ma anche della Slovenia e della Bosnia Erzegovina per fermare l'atroce guerra degli anni '90, l'istituzione del Tribunale internazionale ed in più il lavoro svolto da commissaria europea agli aiuti umanitari. Vorrei sottolineare inoltre le parole del presidente Napolitano nel suo messaggio di congratulazioni alla Croazia in cui ha detto: "Oggi vogliamo volgere il nostro sguardo all'avvenire, con sentimenti di gioia per il momento storico che stiamo per celebrare e di speranza per le prospettive che esso apre alle nuove generazioni. È questo lo spirito che ci indusse a sottoscrivere la dichiarazione congiunta dei capi di Stato di Italia e Croazia a Pola il 3 settembre del 2011, preceduta dalla partecipazione dei capi di Stato di Italia, Croazia e Slovenia all'indimenticabile concerto diretto dal maestro Riccardo Muti in piazza dell'Unità d'Italia a Trieste il 13 luglio 2010. Furono, quelle occasioni, prove emblematiche del comune impegno per la sincera amicizia tra i nostri Paesi". Domenica sera quindi, a Zagabria, prima dei festeggiamenti, vi è stato anche l'incontro informale tra Ivo Josipović e Giorgio Napolitano nel quale i due presidenti hanno rilevato gli ottimi rapporti tra i due Paesi dicendosi felici e pronti per la comune collaborazione all'interno dell'Ue.

L'ingresso formale nell'Unione Europea è avvenuto alla mezzanotte in punto quando i fuochi d'artificio hanno illuminato praticamente tutto il Paese, i cori hanno cantato prima l"Inno alla Libertà" composto dal poeta croato Ivan Gundulić di Dubrovnik nel '500 e poi l'“Inno alla Gioia” di Ludwig Van Beethoven, inno ufficiale dell'UE. Il programma si è svolto su tre palchi ricoperti da tessuti nel colore blu della bandiera europea con le esibizioni di 800 artisti. Poco prima di mezzanotte è intervenuto il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso porgendo le sue congratulazioni al nuovo stato membro in lingua croata: "Avete fatto tornare la Croazia laddove essa appartiene, nel cuore dell'Europa", ha detto Barroso rilevando che il Paese è cambiato notevolmente negli ultimi decenni e che oggi è completamente uno stato democratico. Il benvenuto è stato espresso anche da parte del vice presidente del governo irlandese Eamon Gilmore il cui paese da lunedì ha passato la presidenza di turno europea alla Lituania la cui presidente Dalia Grybauskaite ha regalato al presidente Josipović la maglietta europea con il numero 28. Ai presenti si sono rivolti anche il presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy e il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz il quale ha rilevato che l'UE e i l processo di integrazione rappresentano un magnete di pace e di cambiamento. "La Croazia è il pioniere di un vero spirito europeo. Avete stabilito le istituzioni che si basano sui valori della democrazia, della riconciliazione e dello stato di diritto", ha detto il presidente del PE.



"L'Europa era, è e sarà l'idea alla quale apparteniamo"
"La Croazia è un paese di 4 milioni di abitanti che hanno una concezione libera del proprio Paese, ma questo è innanzitutto un paese di gente razionale che comprende bene il ruolo del proprio Paese in Europa e nel mondo. Sta a noi porgere la mano ai Paesi della regione affinché anche essi possano entrare nella famiglia europea", ha detto il premier croato Zoran Milanović nel suo intervento al culmine delle celebrazioni. "L'Europa era, è e sarà l'idea alla quale apparteniamo. L'Europa è parte cruciale della nostra identità nazionale, cui apparteniamo non soltanto per la nostra posizione geografica bensì anche per i valori che dividiamo. La storia del successo croato è storia di appartenenza comune, fermezza, ambizioni e visioni", ha detto il presidente croato Ivo Josipović nel suo intervento di augurio e ringraziamento per la Croazia europea. In questo grande passo d'ingresso, ormai tutti i rappresentanti politici stranieri rilevano gli sforzi che sono stati fatti per soddisfare i criteri europei, sul piano della democrazia, diritti umani, costruzione delle istituzioni, nel campo della cultura e scienza. Siamo partiti come un paese giovane, devastato dalla guerra per arrivare ad un paese che oggi soddisfa tutti i criteri necessari per l'ingresso nell'Ue.

Il momento dell'ingresso ufficiale nell'Unione Europea è stato celebrato anche ai confini. Così al confine di Bregana, verso la Slovenia, il ministro delle Finanze croato Slavko Linić esattamente a mezzanotte ha tolto l'insegna della dogana, mentre al confine di Bajakovo, che si trova a 120 km dalla capitale serba Belgrado, a mezzanotte sono stati accesi i segnali che indicano al passaggio della frontiera indicano le corsie separate per i cittadini dell'Ue e per quelli che non lo sono. Lunedì, come seguito all'ingresso nell'UE, nel centro di Zagabria si è aperta anche Casa Europa, il luogo dove i cittadini potranno ricevere tutte le informazioni sull'Unione e sui diritti a loro riconosciuti come cittadini comunitari. Ad issare le bandiere croata ed europea sono stati la ministro degli Esteri croata Vesna Pusić e il commissario europeo all'Allargamento Stefan Fuele, alla presenza dei vertici eruopei e del premier Zoran Milanović il quale ha inaugurato la Casa d'Europa. Infine, lunedì anche a Strasburgo, davanti alla sede del Parlamento europeo, si è svolta una cerimonia per celebrare l'ingresso della Croazia nell'UE: è stata issata la bandiera croata insieme a quella europea mentre all'inizio della plenaria del Parlamento sono stati presentati i 12 eurodeputati croati.

Nasce il "gruppo degli 8+1" per favorire l'integrazione di tutti i Paesi della Regione
Lunedì 1° luglio, prima giornata lavorativa “europea”, il presidente croato Ivo Josipović ha ospitato una colazione di lavoro informale alla quale ha riunito allo stesso tavolo tutti i presidenti della regione. La Croazia, anche dopo il suo ingresso nell'UE, vuole sviluppare relazioni di buon vicinato e si impegnerà per l'ulteriore processo di allargamento dell'Unione, ha detto il presidente Josipović alla fine della riunione informale degli "otto", parlando della nuova iniziativa regionale promossa insieme con il suo collega sloveno Borut Pahor. Si tratta di un progetto politico ambizioso, vi è l'idea che questo tipo di riunione sia il primo di una serie di incontri che si svolgeranno una volta all'anno per discutere di temi che sono al centro dell'interesse della regione. Allo stesso tavolo quindi, con Ivo Josipović e il presidente sloveno Borut Pahor, anche il presidente serbo Tomislav Nikolić, la presidente kosovara Atifete Jahjaga, il presidente del Montenegro Filip Vujanović, quello dell'Albania Bujar Nishani, della Macedonia Đorge Ivanov e i membri della presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina, Nebojša Radmanović, Bakir Izetbegović e Željko Komšić. In questo primo incontro si è parlato in particolare del processo di allargamento e della sua dinamica, delle possibilità che offrono progetti comuni, soprattutto quelli per le infrastrutture. Alle prossime riunioni di questo tipo, è previsto di volta in volta di estendere l'invito ad un leader di altri Paesi membri o rappresentanti dell'Unione.

Questa idea autonoma del gruppo 8+1 dei presidenti Josipović e Pahor è stata accolta bene dagli altri presidenti della regione ma, secondo le informazioni, avrebbe anche il sostegno di Germania, Francia, Regno Unito e dei vertici di Bruxelles. I presidenti croato e sloveno non vogliono essere gli "avvocati" della regione bensì i promotori: entrambi i Paesi appoggiano fortemente il processo di allargamento con una dinamica sensata e sia Josipović, sia Pahor vogliono promuovere congiuntamente all'interno dell'Ue gli interessi politici, economici e di sicurezza della regione. Diventando tradizione, questo tipo di riunioni informali vuole anche cambiare la percezione della regione e dimostrare la volontà politica di risolvere le questioni attraverso il dialogo, non sotto pressione dell'Unione ma autonomamente, dall'"interno". Venti anni fa la Croazia ha vissuto nell'agonia, devastata dalla guerra e imprigionata dall'odio regionale dal quale, lunedì, diventando membro dell'Unione Europea, non soltanto si è svegliata ma ha realizzato il suo sogno del futuro euroatlantico, ha scritto sul “Financial Times” il vicepresidente americano Joe Biden. L'ingresso croato nell'Ue aumenta le prospettive dei suoi vicini che affrontano il rischio di rimanere molto indietro. Con il tempo i confini dell'Unione dovrebbero unire i paesi dell'Europa sudorientale, invece di dividerli, afferma ancora Biden. Però, i vicini croati devono prima prendere decisioni difficili che consolideranno loro la via verso l'Unione. E' nell'interesse degli Stati Uniti, della Croazia e dell'Europa che questi Paesi ci riescano. Non vi è un meccanismo migliore dell'integrazione per assicurare che i conflitti non continuino. Perciò la Croazia si impegna che quella stessa gente contro la quale aveva combattuto possa integrarsi in Europa, prosegue Biden nel suo articolo e congratulandosi con la Croazia rileva che gli Stati Uniti sono dedicati alla realizzazione di un obiettivo più grande: l'integrazione di tutti i Balcani in un'Europa unita, libera e di pace.


[*] Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 4 luglio a Radio Radicale

UN PASSO STORICO PER LA SERBIA: L'UE DICE SI' AL NEGOZIATO DI ADESIONE

Di Marina Szikora [*]
La decisione del Consiglio europeo di dare via libera al negoziato di adesione con la Serbia ha fatto tirare un sospiro di sollievo, almeno temporaneo, ai vertici di Belgrado. Per il premier serbo Ivica Daćić il 28 giugno 2013 rappresenta una svolta della storia moderna serba. Dačić ha sottolineato che con la decisione di aprire i negoziati sull'adesione della Serbia all'Ue è stato pagato il biglietto dell'andata verso il treno di gennaio che porta all'Ue, rigettando al tempo stesso ogni accusa di aver tradito il Kosovo. Con toni meno euforici si è espresso però il vicepremier Aleksandar Vučić, per il quale non ci sono ragioni per grandi festeggiamenti, ma bisogna essere soddisfatti. Il lavoro non è piccolo e non basterà se non saranno attuate le riforme e la modernizzazione per garantire una vita migliore ai cittadini. Vučić ha sottolineato che l'avvio dei negoziati di gennaio è un esame diplomatico del governo serbo. Ha ammesso che questo è meno di quanto atteso ed annunciato, ma è di più rispetto a quello che tutti i governi precedenti avevano fatto negli ultimi 25 anni. Vučić ha valutato che la decisione dell'Ue è "un dosaggio farmaceutico" ed è conseguenza di esperienze negative dell'Europa con i Paesi che hanno aderito senza aver terminato le riforme interne.

A seguito dell'ingresso della Croazia nell'Ue, il commissario all'allargamento dell'Ue, Stefan Fuele ha voluto mandare un messaggio chiaro ai paesi balcanici. In un video messaggio Fuele ha rilevato che l'adesione della Croazia è una nuova prova del potere trasformativo della politica di allargamento. E' un messaggio chiaro che tutti i Paesi della regione hanno una prospettiva europea a condizione di effettuare le riforme relative allo stato di diritto, ai principi democratici e alla protezione dei diritti umani, ha detto Fuele aggiungendo che non ci sono scorciatoie né formule magiche. "Da oggi, siete tutti un passo più vicini all'Ue e noi siamo qui ad appoggiarvi", ha concluso Feule il suo intervento. Lunedì 1 luglio, proveniente da Zagabria, il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, si è recato a Belgrado portando il messaggio che la Serbia ha pieno appoggio sul suo cammino verso l'Ue, ma deve continuare con gli sforzi per la normalizzazione delle relazioni con Priština. Van Rompuy ha incoraggiato i vertici serbi a continuare le riforme soprattutto nel campo dello stato di diritto e della lotta alla corruzione. Il ritmo dell'avanzamento dipende dagli sforzi nell'attuazione dell'accordo di Bruxelles e delle riforme, ha detto il presidente del Consiglio europeo, annunciando che il prossimo passo del processo di adesione sarà la conferenza intergovernativa che si svolgerà al più tardi a gennaio.

Secondo il premier serbo pero' e' estremamente importante che i negoziati inizino subito, sia a livello tecnico che quello politico: "E' nostra ambizione di farlo velocemente, in modo efficace e adeguato e che la Serbia non sia premiata con l'adesione all'Ue bensì ottenga l'accesso perché ne ha diritto grazie alle riforme interne", ha detto Dačić. Il premier serbo ha ribadito che la decisione di aprire i negoziati di adesione rappresenta un evento storico perché non ci sono condizioni aggiuntive e nuove prove da superare. Dačić ha precisato che le conclusioni del Consiglio europeo sono state migliorate a favore della Serbia perché non viene menzionato il termine di dicembre e una nuova riunione del Consiglio europeo, il che significa che il negoziato per la Serbia potrà essere aperto anche prima di gennaio.

[*] Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a SudEst andata in onda giovedì 4 luglio a Radio Radicale


PASSAGGIO IN ONDA

E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est trasmessa da Radio Radicale il 4 luglio. La trasmissione è ascoltabile qui sotto oppure, insieme a quelle precedenti, sul sito di Radio Radicale.


Sommario della trasmissione

"Dobro dosla, Hravtska" - La seconda parte della puntata è interamente dedicata all'ingresso ufficiale della Croazia nell'Unione Europea: la cerimonia di Zagabria, i discorsi ufficiali, gli ospiti internazionali, ma anche le incertezze, i timori e lo scarso entusiasmo per un evento storico che avviene in un momento di crisi economica interna del Paese e di grave crisi politica e istituzionale dell'Ue.

La trasmissione si occupa inoltre della decisione del Consiglio europeo di aprire i negoziati per l'adesione della Serbia e per l'Accordo di associazione e stabilizzazione con il Kosovo dopo la storica intesa siglata tra Belgrado e Pristina lo scorso aprile.

In apertura la situazione politica in Albania dopo le elezioni del 23 giugno che hanno segnato la netta sconfitta del centro-destra e forse il tramonto di Sali Berisha, premier uscente e leader del Partito democratico, e la vittoria dell'opposizione e del leader socialista Edi Rama.


La registrazione integrale della trasmissione, realizzata con la collaborazione dei corrispondenti Marina Szikora e Artur Nura, è disponibile, insieme a tutte quelle precedenti, sul sito di Radio Radicale, oppure è ascoltabile direttamente qui



 
NB: I giornalisti di Radio Radicale sono in stato di agitazione dal 28 giugno a causa del mancato pagamento degli stipendi e della mancata istituzione da parte dell'azienda di un fondo di garanzia in grado di far fronte ai ritardi burocratici che spesso si determinano nel pagamento dei servizi in comvenzione da parte dello Stato. Per questo i materiali sonori realizzati dalla redazione in questo periodo possono apparire sul sito con ritardo o in maniera incompleta.

lunedì 1 luglio 2013

DOBRO DOSLA, HRVATSKA


Da mezzanotte la Croazia è entrata a far parte a pieno titolo dell'Unione europea, divenendo il 28° Stato membro della Ue. Dopo la Slovenia, il cui ingresso avvenne nel 2004, la Croazia è la seconda delle sei Repubbliche che componevano la Jugoslavia ad aderire all'Unione europea, ma è di fatto il primo tra i Paesi ex jugoslavi che furono più coinvolti nelle guerre degli anni '90. Il conflitto con la Serbia seguito all'indipendenza proclamata da Zagabria nel giugno 1991, conclusosi nel 1995, costò 22 mila morti e centinaia di migliaia di profughi. La Croazia presentò la domanda di adesione all'Ue nel febbraio del 2002 e, dopo aver ottenuto la candidatura ufficiale, nel 2005 avviò i negoziati con Bruxelles che si sono conclusi nel giugno 2011 per adeguare la legislazione agli standard e alle direttive comunitarie. In un referendum, nel gennaio 2012, il 66% dei votanti croati si pronunciò a favore del trattato di adesione firmato nel dicembre precedente, che è stato ratificato poi da tutti i 27 paesi membri.

Ieri decine di migliaia di persone hanno festeggiato in tutte il Paese l'ingresso nell'Unione europea. La festa centrale si è tenuta sulla piazza Ban Jelacic di Zagabria, dove davanti a circa 30 mila persone e 170 ospiti stranieri, presidenti, premier e ministri provenienti da tutti i Paesi dell'Ue e della regione balcanica, si sono esibiti centinaia artisti, musicisti e ballerini. Presenti al completo i vertici dell'Unione europea: il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso e il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, il vicepremier irlandese Eamon Gilmore e il presidente lituano Dalia Grybauskaite, in rappresentanza della presidenza di turno semestrale uscente della Ue e di quella che si insedia da oggi. A rappresentare l'Italia vi erano il presidente della repubblica Giorgio Napolitano e il ministro degli esteri Emma Bonino, la cui presenza aveva un particolare significato personale visto l'iniziativa dei Radicali prima per l'integrazione europea della Jugoslavia fin dalla metà degli anni Ottanta e poi per cercare di fermare le guerre degli anni '90 e l'istituzione del Tribunale internazionale, oltre al suo impegno come Commissaria europea all'epoca dei conflitti in Bosnia e Kosovo.

''Sono fiero di essere qui questa notte in questo momento storico'', ha dichiarato Herman Van Rompuy, secondo il quale l'ingresso della Croazia nella Ue è una pietra miliare per la riconciliazione nella regione: ''Sono fiducioso che seguiranno altri passi positivi'', ha detto ricordando l'accordo raggiunto di recente da Belgrado e Pristina. Per Barroso “la Croazia può essere un esempio per gli altri Paesi della regione, ha intrapreso difficili riforme e adoperandosi nel contempo per la riconciliazione'' tra i popoli della ex Jugoslavia: ''Ora potrà aiutare gli altri Paesi, e posso garantire che l'Europa sara' aperta a tutti coloro che vorranno condividere i nostri valori''. Il presidente croato Ivo Josipovic, da parte sua ha ricordato che “l'Europa unita fu creata come un progetto di pace, contro le guerre, e oggi essa è simbolo di pace e di solidarietà, e la Croazia desidera fermamente che il progetto europeo non si fermi ai suoi confini”. “Questo giorno ci dà una nuova speranza e ci apre nuove opportunità che potremo realizzare se ci impegneremo tutti insieme”. Un concetto ribadito anche dal premier Zoran Milanovic: “Oggi vogliamo tendere una mano agli altri Paesi dei Balcani e promettiamo che appoggeremo con solidarietà il loro cammino verso la Ue”.

Con canti, cori, musica e coreografie classiche e moderne, e, diciamolo pure, quella dose di retorica inevitabile in questi casi, la Croazia ha voluto presentarsi come un Paese giovane e moderno, pronto ad unirsi alla famiglia europea e al contempo orgoglioso della sua storia, della sua cultura, della sua arte e delle sue tradizioni nazionali da sempre appartenenti all'Europa. Il culmine della serata è stato raggiunto con uno dei più solenni e famosi canti della tradizione letteraria e operistica croata, l'”Inno alla Libertà” scritto nel '500 dal poeta Ivan Gundulic di Dubrovnik a cui è seguito l'inno europeo, cioè l'”Inno alla Gioia” tratto dal quarto movimento della Nona sinfonia di Ludwig Van Beethoven. A mezzanotte le campane a festa delle chiese di Zagabria e i fuochi d'artificio hanno segnato l'ingresso ufficiale nell'Unione Europea. Le tv hanno trasmesso in diretta la cerimonia in cui a mezzanotte i ministri delle Finanze sloveno e croato hanno abolito i controlli doganali a un valico di confine tra le due repubbliche ex jugoslave, mentre alla frontiera con la Serbia il capo della polizia croata ha scoperto il cartello con la scritta ''Unione europea''.

Da oggi, dunque, la Croazia è il 28esimo Paese membro dell'Ue, ma entra in una fase di notevoli difficoltà economiche interne e di grave crisi politica ed economica della stessa Unione. Zagabria prevede per quest'anno una crescita economica dello 0,7% e del 2,4% l'anno prossimo, ma la Commissione europea ha altre cifre e prevede un calo del Pil dell'1% nel 2013 e una ripresa l'anno prossimo ferma ad un debole 0,2%. Il deficit di bilancio dovrebbe arrivare quest'anno al 4,7% del Pil e rischia di salire nel 2014 al 5,6%, ben al di sopra del tetto del 3% previsto dall'Ue. Il debito croato al momento è al 54% del Pil, ma secondo la Commissione europea supererà ampiamente la soglia del 60% nel 2014, oltre i limiti fissati dall'Ue. Bruxelles potrebbe quindi avviare in tempi brevi una procedura per deficit eccessivo. Questo, almeno, è l'avvertimento contenuto in un rapporto pubblicato da Bruxelles lo scorso 29 maggio. Quanto alla disoccupazione, essa è arrivata oltre il 20% e solo venerdì scorso la Slovenia si è affrettata a votare l'estensione delle restrizioni all'accesso del suo mercato del lavoro per i cittadini croati, che saranno considerati de facto extra-comunitari per almeno altri due anni.

"La Croazia si ritrova ad affrontare importanti sfide in termini di rilancio della sua crescita, di consolidamento delle finanze pubbliche e di miglioramento della competitività", è il giudizio complessivo della Commissione Ue nel suo ultimo rapporto, ma i commenti dei giornali e dei politici degli altri Paesi membri propongono analisi meno diplomatiche e molti temono – ne sono apertamente convinti - che la Croazia sarà presto una nuova Grecia, pronta a inghiottire altri miliardi di euro dei contribuenti. A questo si aggiunga il generale senso di disaffezione e di timore rispetto a ulteriori allargamenti dell'Ue, dopo i grandi (e forse anche un po' facili) entusiasmi del 2004. Significativo che l'Eurobarometro lo scorso autunno registrava in tutta Europa un 38% di favorevoli ad ulteriori ingressi e un 52% di contrari. E gli stessi cittadini croati vedranno da oggi sventolare la bandiera blu con le dodici stelle ma senza più l'entusiasmo che nel corso del negoziato ha permesso al Paese di varare riforme e provvedimenti non facili ma necessari per adeguarsi agli standard comunitari. L'ultima prova del debole coinvolgimento la si è vista stata lo scorso aprile, quando per eleggere i primi eurodeputati croati ha votato poco più del 20%.

Nonostante tutto questo, anzi, proprio per questo “Dobro dosla, Hrvatska”.
[RS]

CELEBRAZIONE DELL'INGRESSO DELLA CROAZIA NELL'UNIONE EUROPEA

Il video ufficiale della cerimonia di Zagabria
Attenzione: la registrazione delle celebrazioni inizia effettivamente a 30 min dall'inizio del video