Prosegue il viaggio di Matteo Tacconi e
Ignacio Maria Coccia lungo la ex “cortina di ferro”, dal Baltico
all'Adriatico, per scoprire come è cambiata questa parte di Europa
25 anni dopo la caduta del muro di Berlino.
Foto di Ignacio Maria Coccia
Dopo Lubecca, l'unica città dell'allora Germania ovest che toccava fisicamente la cortina di ferro, il “Checkpoint
Alpha”, principale valico di frontiera fra le due Germanie, e la
Berlino attuale con
la sua memoria del muro , il viaggio prosegue verso sud, verso la Baviera, la Repubblica
Ceca e l’Austria, nelle zone dove la Nato si attendeva l’eventuale
invasione dei carri armati dell’Armata Rossa.
Ascolta qui l'intervista a Matteo Tacconi
Foto Ignacio Maria Coccia
Vienna e Bratislava, una volta divise dal confine che separava l'Europa tra l'occidente
atlantico e l'oriente sovietico, sono oggi unite dalla comune appartenze
all’Unione Europea. A Gmund, in Austria, si
sfruttano le bellezze neturalistiche e le acque termali, mentre subito al di là
della frontiera pullulano casinò, pensioni un po’ dubbie, sexy shop e
“asian market”, in una sorta di Tijuana mitteleuopea. Rispetto alla Germania, riunificata dopo la caduta del muro di Berlino, tra Austria,
Slovacchia e Repubblica Ceca si avverte di più la presenza di un
confine anche se oggi del tutto aperto grazie agli accordi di Schengen. Più
sfumata invece, rispetto alla Germania, la memoria della cortina e della
divisione determinata dall'appartenenza ai due sistemi politici che si contrapponevano in Europa.
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