di Marina Szikora
La settimana scorsa, a Sarajevo, si e'
svolta una conferenza internazionale importante dedicata alla
prevenzione delle violenze sessuali nei conflitti armati. Come luogo
dello svolgimento di questo evento, la scelta di Sarajevo e' stata
molto significativa, in quanto citta' simbolo delle sofferenze della
sanguinosa guerra degli anni novanta. Partecipanti di questa
conferenza sono stati il ministro degli esteri britannico William
Hague, la sua collega croata Vesna Pusić e l'attrice Angelina Jolie.
La ministro degli Esteri ed affari europei Vesna Pusić vi ha
partecipato in qualità di copromotorice dell'iniziativa per
l'approvazione di una Dichiarazione delle Nazioni Unite per la
prevenzione delle violenze sessuali nei conflitti armati. Hague,
Pusić e Jolie hanno avvertito che tutt'oggi in giro per il mondo
milioni di persone sono sottoposti a violenze brutali che distruggono
la loro dignita' e lasciano conseguenze permanenti, piu' difficili da
superare rispetto a tutti i danni materiali che portano le guerre.
Hanno chiesto soprattutto maggiore ruolo delle forze internazionali
di pace per ostacolare le violenze sessuali e gli stupri nelle zone
di guerra.
Va sottolineato che proprio William
Hague ed Angelina Jolie sono stati quelli che si sono maggiormente
impegnati su questo tema trovando motivo proprio nelle guerre dell'ex
Jugoslavia in cui ci sono state decine di migliaia di donne
violentate mentre soltanto alcune decine di colpevoli di questi
orrendi crimini sono stati portati a rispondere davanti ai tribunali.
Angelina Jolie fu insignita nel 2012 della cittadinanza onoraria di
Sarajevo dopo che nel 2011 aveva partecipato alla realizzazione di un
lungometraggio dedicato proprio alla violenza sulle donne durante la
guerra in Bosnia.Vogliamo aiutare la Bosnia Erzegovina a
superare le dolorose eredita' del passato, ha detto il ministro
britannico Hague aggiungendo che l'obiettivo e' quello di ostacolare
la ripetizione di tali crimini in tutto il mondo. La ministro Pusić
da parte sua ha espresso forte sostegno alla lotta contro le violenze
sessuali nelle guerre rilevando che questi crimini devono essere
chiaramente definiti e trattati come crimini di guerra e cosi' devono
anche essere puniti. Secondo Pusić, gli stupri di guerra sono forse
l'arma piu' efficace delle pulizie etniche. Va detto anche che in
Croazia recentemente e' stata presentata la proposta di legge sui
diritti delle vittime di violenze sessuali durante la guerra degli
anni novanta che definisce queste violenze come crimini di guerra
senza prescrizione.
Sempre durante la sua visita a
Sarajevo, la ministro degli esteri ed affari europei Vesna Pusić ha
avuto anche l'incontro bilaterale con il suo collega bosniaco Zlatko
Lagumdžija. I due ministri continueranno a cercare un nuovo
approccio di adesione della Bosnia all'UE a fin di accelerare il
cammino di eurointegrazione che da tempo e' bloccato. Lagumdžija ha
qualificato la ministro croata come “promotore del futuro europeo
della Bosnia Erzegovina” e in questa ottica si valuta anche
l'iniziativa croata verso una nuova strategia per l'adesione del
Paese all'UE. Un nuovo approccio e' necessario ma al tempo stesso la
Bosnia deve mostrare prontezza e fermezza nell'attuazione delle
indispensabili riforme, hanno valutato Vesna Pusić e il presidente
del Consiglio di ministri della Bosnia Vjekoslav Bevanda.
Pusic ha ribadito che all'interno
dell'Unione ci sara' un processo di consultazioni alle quali si
potrebbe stabilire una posizione relativa ad un possibile approccio
piu' attivo nei confronti della Bpsnia. Bevanda ha detto che il suo
paese non chiede l'abbassamento dei criteri per l'adesione all'UE,
nessun sconto e la Bosnia e' intenzionata a fare i compiti a casa ma
il desiderio e' quello di aprire la prosepettiva europea che
attualmente si trova in stato di blocco. Secondo Vesna Pusić, la
Croazia ha interesse a vedere la Bosnia, paese vicino, come stabile e
in pace. Il tema dell'allargamento dell'Ue sui Balcani occidentali,
ha ribadito Pusić, e' molto importante, soprattutto nei rapporti
geopolitici attuali. L'approccio attuale dell'Ue secondo il quale la
Bosnia Erzegovina deve adempiere ad alcune condizioni molto
impegnative prima di avanzare sul percorso europeo, non ha dato
finora nessun frutto.
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