Borut Pahor è il nuovo presidente
della Slovenia, il quarto dall'indipendenza del 1991. L'ex premier
socialdemocratico, con oltre il 67% dei voti, ha battuto con ampio
margine al ballottaggio il presidente uscente Danilo Tuerk, fermatosi
al 32,5%, confermando il successo del primo turno. Stando alle prime
analisi del voto, Pahor ha ottenuto non solo i voti del suo partito,
ma anche quelli della “Lista dei cittadini”, espressione della
coalizione di governo di centro-destra, facendo fruttare,
evidentemente, il suo sostegno alle impopolari misure di austerità
del governo. Il dato più significativo che emerge da queste
preidenziali è però la scarsa affluenza alle urne: ieri è andato a
votare poco meno del 42% degli sloveni, la percentuale più bassa
dall'indipendenza del Paese, inferiore anche a quella già bassa del
48% registrata al primo turno. Sarà anche vero che in Sovenia quella
del presidente della repubblica è una carica senza grandi poteri
reali, ma nell'attuale grave crisi che il Paese sta attraversando il
dato dell'affluenza alle urne assume un valore significativo.
Secondo gli osservatori la vittoria di
Pahor sarebbe stata favorita
proprio dalla scarsa partecipazione al voto alla fine di una campagna
elettorale piuttosto scialba che non ha offerto particolari spunti di
interesse, ma che è stata segnata da proteste e anche scontri di
piazza a causa della situazione del Paese. Pahor, nonostante la sua
appartenenza socialdemocratica, si è schierato a favore delle misure
di austerity introdotte dal governo di centrodestra di Janez Jansa,
che erano state osteggiate invece dall'ormai ex presidente, liberale
Tuerk. Una crisi economica che si accompagna ad una crisi di
credibilità della classe politica e dalle accuse di corruzione
rivolte al governo.“Questa vittoria è solo l'inizio di una nuova
speranza, di un nuovo tempo”, ha detto Pahor, quando già gli exit
poll lo davano in vantaggio, parlando di “un messaggio forte per
tutti i politici sloveni sul fatto che servono collaborazione e unità
per risolvere le difficoltà economiche". E di collaborazione e
unità ce ne vorranno molte in un Paese che da fiore all'occhiello
dell'allargamento Ue, vede ora la propria economia attraversare una
grave recessione che ha provocato una contrazione del Pil di oltre
l'8 per cento dal 2009.
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