giovedì 13 dicembre 2012

LE RELAZIONI TRA CROAZIA E SERBIA ALLA RICERCA DI NUOVI EQUILIBRI

Certe dichiarazioni del neo presidente serbo Tomislav Nikolic, dopo il disgelo che aveva caratterizzato la presidenza di Boris Tadic, unite alle recenti sentenze del Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia e ai problemi sempre aperti, rischiano di raffreddare i rapporti tra Belgrado e Zagabria, ma le diplomazie dei due Paesi sono al lavoro. Qui di seguito il testo di Marina Szikora tratto dalla puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.

Il presidente croato Ivo Josipovic ospite dell'emittente serba B92
La sentenza di assoluzione del Tribunale dell'Aja ai generali croati Ante Gotovina e Mladen Markač non diminuisce la necessita' di processare i crimini di guerra, ha detto anche il presidente croato Ivo Josipović in una lunga intervista per la tv serba B92. Per quanto riguarda incontri con i colleghi serbi, in questo caso con il presidente della Serbia Tomislav Nikolić, Josipović ha detto che si tratta di un presidente legittimamente eletto e che in Croazia e' rispettato in quanto tale, ma allo stato attuale si dimostrano certe posizioni per le quali e' difficile aspettarsi il ruolo simbolico che questi incontri dovrebbero avere, sia in Croazia che in Serbia. C'e' da chiedersi se un possibile incontro tra di due presidenti possa produrre un livello di consenso politico necessario perche' l'incontro possa soddisfare la sua funzione, ha osservato il presidente croato. Alle insistenti domande del giornalista serbo sui crimini di guerra contro i serbi, il capo dello stato croato ha confermato che in Croazia non vi e' ancora nessuna sentenza definitiva contro i crimini commessi durante e dopo l'operazione militare 'Tempesta'. La Croazia, ha precisato Josipović, iniziera' ad occuparsi di questi crimini appena ricevera' le prove dal Tribunale dell'Aja.

Il presidente croato ha valutato che ogni societa' deve attraversare la sua catarsi e riconoscere quello che vi e' stato di buono nella politica e no, che ne' per i croati ne' per i serbi e' opportuno litigare poiche' per entrambi i paesi le buone relazioni sono fondamentali. Commentando la sua valutazione ancora di prima, secondo la quale non e' arrivato ancora il tempo per incontrarsi con il suo collega serbo, Jospović ha voluto ricordare che i suoi precedenti incontri con l'ex presidente serbo Boris Tadić hanno avuto sempre "un livello molto simbolico e si sono basati sul fatto che c'era una buona parte di comprendere comunemente il passato ma soprattutto il futuro". Al tempo stesso, Josipović si e' detto convinto che adesso "la porta non e' chiusa" e ha indicato che le recentissime dichiarazioni del premier serbo Ivica Dačić sono incoraggianti. Josipović si e' riferito alle dichiarazioni di Dačić il quale giorni fa ha detto di non volere che si crei il ghiaccio che poi dovranno sciogliere le future generazioni. Il presidente croato ha ribadito di aver collaborato bene con l'ex presidente Boris Tadić e ha confermato che i due sono rimasti in contatto ma si tratta oggi di contatti personali, da amici. Secondo il presidente croato sono arrivati i tempi in cui la gente in Serbia si dovrebbe chiedere perche' i loro soldati si sono trovati in Croazia? Perche' i soldati, i carri armati e gli aerei dalla Serbia si sono recati in Croazia? Si tratta – e' dell'opinione Ivo Josipović – di una questione che fa parte della necessaria catarsi che la Serbia deve passare.

Per quanto riguarda gli altri processi per crimini di guerra contro i serbi, il presidente croato ha precisato che attualmente in Croazia sono in corso 104 processi contro le persone del mondo militare e politico, finora sono state condannate 30 persone di cui tre generali a pene carcerarie di lunghi anni. Sono altrettanta in corso diverse indagini. "L'impegno a condannare e punire tutti i crimini e' assoluto" ha rilevato Josipović e ha espresso speranza che su questo piano si collaborera' con la Serbia. Sul numero dei profughi serbi, il capo dello stato croato ha detto che dalla Serbia sono ritornate in Croazia 94.000 persone. Ha aggiunto i dati di circa 180.000 case ristrutturate di cui il circa 35 percento sono quelle dei profughi serbi, mentre 6.700 richieste sono ancora irrisolte. Come grande impegno, ha sottolineato Josipović, resta quello di scoprire il destino delle persone scomparse: "Per me ogni vittima civile e' completamente uguale. Noi oggi in Croazia stiamo cercando circa 1.700 persone, la meta' sono serbi e croati... quindi il compito e l'interesse e' uguale. Il dolore e' uguale per la madre serba che quella croata di non conoscere la tomba del proprio figlio" ha rilevato Josipović.


Si prepara il terreno per l'incontro tra i premier croato e serbo
Il primo vicepresidente del governo croato e ministro degli esteri, Vesna Pusić, partecipando settimana scorsa alla 19a riunione del Consiglio ministeriale dell'OSCE a Dublino ha affermato che riunioni di questo tipo senza dubbio aiutano lo scambio di opinioni ed esperienze ma per la stabilizzazione della regione balcanica e' valido sempre lo stesso vecchio principio: nessuno ti puo' aiutare se non ti aiuti da solo. Pusić ha precisato che la situazione nella regione dipende innanzitutto dal senso di responsabilita' e dal lavoro degli attori regionali: “Se siamo in grado di fare un passo avanti ed assumerci la responsabilita' per la nostra parte d'Europa, allora anche questo tipo di riunioni, incontri e comunicazioni tra i ministri degli altri paesi e in generale dell'OSCE, hanno senso”, ha valutato Vesna Pusić. Ai margini di questa riunione, la ministro croata ha parlato con il suo collega serbo Ivan Mrkić. Tema principale del colloquio e' stata la continuazione della collaborazione, vale a dire come ristabilire le relazioni dopo che esse sono state compromesse dalle ultime sentenze dell'Aja. "La Croazia nel suo avanzamento verso l'Ue ha avuto la piena collaborazione con il Tribunale dell'Aja come condizione inevitabile. L'intero caso concreto e' durato sette anni e mezzo e abbiamo collaborato pienamente. Ritengo che i nostri vicini non possono criticare la Croazia bensi' il Consiglio di Sicurezza o le Nazioni Unite in quanto fondatori del Tribunale" ha detto Vesna Pusić.

L'incontro Pusić – Mrkić e' stato valutato da entrambi i ministri come utile e come un primo passo che nel vicino futuro potrebbe portare all'incontro dei due premier, quello croato Zoran Milanović e quello serbo Ivica Dačić. Di una data concreta dell'incontro non si e' ancora parlato. Il ministro serbo, cosi' un comunicato del Ministero degli esteri ed affari europei croato, ha dichiarato che bisogna tener presente quello che avvicina i due paesi e che la Serbia e la Croazia devono sviluppare le migliori relazioni possibili considerando l'interesse delle future generazioni. Parlando della sentenza di assoluzione dei generali Ante Gotovina e Mladen Markač, la ministro Pusić ha ripetuto che la Croazia ha pienamente rispettato le procedure istituzionali in quanto precondizione per l'adesione all'Ue. "Gotovina e Markač sono innocenti e non sono responsabili di crimini di guerra il che non significa che crimini di guerra non ci sono stati e che non esistono persone responsabili", ha aggiunto Pusić rilevando che quelli che non sono soddisfatti del lavoro del Tribunale devono lamentarsi presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha istituito il Tribunale che giudica i crimini commessi in ex Jugoslavia o presso lo stesso Tribunale invece di criticare la Croazia.


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