Certe dichiarazioni del neo presidente serbo Tomislav Nikolic, dopo il disgelo che aveva caratterizzato la presidenza di Boris Tadic, unite alle recenti sentenze del Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia e ai problemi sempre aperti, rischiano di raffreddare i rapporti tra Belgrado e Zagabria, ma le diplomazie dei due Paesi sono al lavoro. Qui di seguito il testo di Marina Szikora tratto dalla puntata di
Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.
Il presidente croato Ivo Josipovic ospite dell'emittente serba B92
La sentenza di assoluzione del
Tribunale dell'Aja ai generali croati Ante Gotovina e Mladen Markač
non diminuisce la necessita' di processare i crimini di guerra, ha
detto anche il presidente croato Ivo Josipović in una lunga
intervista per la tv serba B92. Per quanto riguarda incontri con i
colleghi serbi, in questo caso con il presidente della Serbia
Tomislav Nikolić, Josipović ha detto che si tratta di un presidente
legittimamente eletto e che in Croazia e' rispettato in quanto tale,
ma allo stato attuale si dimostrano certe posizioni per le quali e'
difficile aspettarsi il ruolo simbolico che questi incontri
dovrebbero avere, sia in Croazia che in Serbia. C'e' da chiedersi se
un possibile incontro tra di due presidenti possa produrre un livello
di consenso politico necessario perche' l'incontro possa soddisfare
la sua funzione, ha osservato il presidente croato. Alle insistenti
domande del giornalista serbo sui crimini di guerra contro i serbi,
il capo dello stato croato ha confermato che in Croazia non vi e'
ancora nessuna sentenza definitiva contro i crimini commessi durante
e dopo l'operazione militare 'Tempesta'. La Croazia, ha precisato
Josipović, iniziera' ad occuparsi di questi crimini appena ricevera'
le prove dal Tribunale dell'Aja.
Il presidente croato ha valutato che
ogni societa' deve attraversare la sua catarsi e riconoscere quello
che vi e' stato di buono nella politica e no, che ne' per i croati
ne' per i serbi e' opportuno litigare poiche' per entrambi i paesi le
buone relazioni sono fondamentali. Commentando la sua valutazione
ancora di prima, secondo la quale non e' arrivato ancora il tempo per
incontrarsi con il suo collega serbo, Jospović ha voluto ricordare
che i suoi precedenti incontri con l'ex presidente serbo Boris Tadić
hanno avuto sempre "un livello molto simbolico e si sono basati
sul fatto che c'era una buona parte di comprendere comunemente il
passato ma soprattutto il futuro". Al tempo stesso, Josipović
si e' detto convinto che adesso "la porta non e' chiusa" e
ha indicato che le recentissime dichiarazioni del premier serbo Ivica
Dačić sono incoraggianti. Josipović si e' riferito alle
dichiarazioni di Dačić il quale giorni fa ha detto di non volere
che si crei il ghiaccio che poi dovranno sciogliere le future
generazioni. Il presidente croato ha ribadito di aver collaborato
bene con l'ex presidente Boris Tadić e ha confermato che i due sono
rimasti in contatto ma si tratta oggi di contatti personali, da
amici. Secondo il presidente croato sono arrivati i tempi in cui la
gente in Serbia si dovrebbe chiedere perche' i loro soldati si sono
trovati in Croazia? Perche' i soldati, i carri armati e gli aerei
dalla Serbia si sono recati in Croazia? Si tratta – e'
dell'opinione Ivo Josipović – di una questione che fa parte della
necessaria catarsi che la Serbia deve passare.
Per quanto riguarda gli altri processi
per crimini di guerra contro i serbi, il presidente croato ha
precisato che attualmente in Croazia sono in corso 104 processi
contro le persone del mondo militare e politico, finora sono state
condannate 30 persone di cui tre generali a pene carcerarie di lunghi
anni. Sono altrettanta in corso diverse indagini. "L'impegno a
condannare e punire tutti i crimini e' assoluto" ha rilevato
Josipović e ha espresso speranza che su questo piano si collaborera'
con la Serbia. Sul numero dei profughi serbi, il capo dello stato
croato ha detto che dalla Serbia sono ritornate in Croazia 94.000
persone. Ha aggiunto i dati di circa 180.000 case ristrutturate di
cui il circa 35 percento sono quelle dei profughi serbi, mentre 6.700
richieste sono ancora irrisolte. Come grande impegno, ha sottolineato
Josipović, resta quello di scoprire il destino delle persone
scomparse: "Per me ogni vittima civile e' completamente uguale.
Noi oggi in Croazia stiamo cercando circa 1.700 persone, la meta'
sono serbi e croati... quindi il compito e l'interesse e' uguale. Il
dolore e' uguale per la madre serba che quella croata di non
conoscere la tomba del proprio figlio" ha rilevato Josipović.
Si prepara il terreno per l'incontro tra i premier croato e serbo
Il primo vicepresidente del governo
croato e ministro degli esteri, Vesna Pusić, partecipando settimana
scorsa alla 19a riunione del Consiglio ministeriale dell'OSCE a
Dublino ha affermato che riunioni di questo tipo senza dubbio aiutano
lo scambio di opinioni ed esperienze ma per la stabilizzazione della
regione balcanica e' valido sempre lo stesso vecchio principio:
nessuno ti puo' aiutare se non ti aiuti da solo. Pusić ha precisato
che la situazione nella regione dipende innanzitutto dal senso di
responsabilita' e dal lavoro degli attori regionali: “Se siamo in
grado di fare un passo avanti ed assumerci la responsabilita' per la
nostra parte d'Europa, allora anche questo tipo di riunioni, incontri
e comunicazioni tra i ministri degli altri paesi e in generale
dell'OSCE, hanno senso”, ha valutato Vesna Pusić. Ai margini di
questa riunione, la ministro croata ha parlato con il suo collega
serbo Ivan Mrkić. Tema principale del colloquio e' stata la
continuazione della collaborazione, vale a dire come ristabilire le
relazioni dopo che esse sono state compromesse dalle ultime sentenze
dell'Aja. "La Croazia nel suo avanzamento verso l'Ue ha avuto la
piena collaborazione con il Tribunale dell'Aja come condizione
inevitabile. L'intero caso concreto e' durato sette anni e mezzo e
abbiamo collaborato pienamente. Ritengo che i nostri vicini non
possono criticare la Croazia bensi' il Consiglio di Sicurezza o le
Nazioni Unite in quanto fondatori del Tribunale" ha detto Vesna
Pusić.
L'incontro Pusić – Mrkić e' stato
valutato da entrambi i ministri come utile e come un primo passo che
nel vicino futuro potrebbe portare all'incontro dei due premier,
quello croato Zoran Milanović e quello serbo Ivica Dačić. Di una
data concreta dell'incontro non si e' ancora parlato. Il ministro
serbo, cosi' un comunicato del Ministero degli esteri ed affari
europei croato, ha dichiarato che bisogna tener presente quello che
avvicina i due paesi e che la Serbia e la Croazia devono sviluppare
le migliori relazioni possibili considerando l'interesse delle future
generazioni. Parlando della sentenza di assoluzione dei generali Ante
Gotovina e Mladen Markač, la ministro Pusić ha ripetuto che la
Croazia ha pienamente rispettato le procedure istituzionali in quanto
precondizione per l'adesione all'Ue. "Gotovina e Markač sono
innocenti e non sono responsabili di crimini di guerra il che non
significa che crimini di guerra non ci sono stati e che non esistono
persone responsabili", ha aggiunto Pusić rilevando che quelli
che non sono soddisfatti del lavoro del Tribunale devono lamentarsi
presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha istituito
il Tribunale che giudica i crimini commessi in ex Jugoslavia o presso
lo stesso Tribunale invece di criticare la Croazia.
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