Lunedì prossimo riprenderanno i colloqui dialogo tra Belgrado e Pristina: lo ha annunciato ieri il capo negoziatore serbo Borko Stefanovic al tg serale della televisione serba. “Non vi è ancora alcuna convergenza tra le posizioni di Belgrado e Pristina sulla questione dei confini amministrativi”, ha dichiarato Stefanovic. “Pristina insiste che dovrebbe essere proclamato come frontiera statale, che dovrebbe esservi posta una bandiera (kosovara) e che dovrebbe essere vietato il passaggio dei serbo-kosovari con vetture targate Repubblica di Serbia, tutto ciò per Belgrado è inaccettabile” ha detto Stefanovic, aggiungendo che la Serbia chiede il libero passaggio di tutti, come avviene per un normale confine amministrativo e non per una frontiera tra stati.
Oggi Stefanovic incontra i sindaci dei quattro comuni serbo-kosovari la cui popolazione rifiuta di riconoscere l'autorità di Pristina e accusa Belgrado di volerla tradire in nome degli interessi europei della Serbia. In effetti, le dichiarazioni venute negli ultimi giorni dal presidente Boris Tadic e dal vicepremier Borislav Djelic, fanno intravvedere un possibile mutamento di rotta degli attuali vertici serbi che sembrerebbero considerare la possibilità di cedimenti sulla questione kosovara per non compromettere il processo di integrazione europea del Paese. La Serbia, infatti, è obbligata a riprendere il dialogo con Pristina e trovare soluzioni di compromesso entro il 9 dicembre prossimo se vuole che il Consiglio europeo le conferisca lo status ufficiale di Paese candidato e la fissazione della data di inizio dei negoziati di adesione.
Forse preoccupata da questa possibile evoluzione della questione e dall'allentamento dei legami con il suo storico alleato balcanico, Mosca ha deciso di entrare nella questione in maniera pesante, anche se per vie traverse. La Russia sta infatti esaminando migliaia di richieste da parte di serbi del Kosovo, che chiedono la cittadinanza russa. Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, ha lasciato intendere che la concessione della cittadinanza ad abitanti di un altro Paese non è impossibile, anche se non si tratta di persone di origini russe. L'ambasciata russa a Belgrado afferma di aver ricevuto 21.700 richieste di cittadinanza, quasi tutte di serbi che abitano nelle enclave serbe del sud kosovaro.
Il Cremlino ha dichiarato di “comprendere pienamente” le richieste e che intende prenderle in esame seriamentedopo l'annuncio dell'attivista serbo Zlatibor Djordjevic che dal Kosovo ha fatto sapere di aver lanciato una vera e propria campagna per cercare di far ottenere la cittadinanza russa ai serbi kosovari che la vogliono. Mosca ha annunciato, inoltre, l'intenzione di inviare aiuti alimentari ai serbi del nord del Kosovo, per sopperire alla carenza di approvvigionamenti dovuti al blocco dei valichi con la Serbia a seguito della crisi ai confini che si protrae dalla fine dello scorso luglio.
Le iniziative russe pongono un ulteriore problema all'attuale leadership serba che sulla questione kosovara deve misurarsi con l'opposizione nazionalista che promette di diventare ancora più dura in previsione delle elezioni che presumibilmente si terr4anno la prossima primavera. Comunque vada è evidente che la politica seguita fino ad oggi dal presidente Tadic e dai suoi, se del tutto comprensibile data la situazione interna in Serbia, appare sempre più insostenibile. Ma ogni decisione di Belgrado sul Kosovo è destinata ad avere ripercussioni su tutta l'area ex-jugoslava e balcanica. Una situazione non facile per i filoeuropeisti serbi che si trovano sempre più vicini a dover affrontare decisioni cruciali. [RS]
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