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L'ottavo round di colloqui tra Belgrado
e Priština, martedi' a Bruxelles, dopo 14 ore di dialogo, diverse
interruzioni per consultazioni e con toni 'alzati', in una atmosfera
molto tesa, non hanno portato a nessun accordo. Questa volta, su
decisione dei vertici serbi, al premier serbo Ivica Dačić, nella
delegazione si e' aggiunto anche il vicepremier Aleksandar Vučić.
Ad incontro fallito, Vučić aveva offerto le sue dimissioni, che
secondo le parole di Dačić, non sono state accettate dal premier
serbo. Si dice che e' possibile ancora una riunione ma in questo
colloquio l'Ue avra' il ruolo di semplice osservatore e non piu'
quello di negoziatore. Le 14 ore di questo incontro sono state
"difficili e esaurienti, non per i toni, bensi' per quello che
si ottiene e perde, per le conseguenze" ha detto Dačić a fine
incontro a Bruxelles. Le competenze sono il maggiore ostacolo. Questo
non e' la fine dei colloqui, ne seguiranno quelli a Belgrado, ha
aggiunto il premier serbo. Ha precisato ai giornalisti che la
delegazione della Serbia durante i colloqui tutto il tempo e' stata
unita e che in un certo momento Vučić ha offerto le sue dimissioni
all'incarico di primo vicepresidente del governo serbo.
"Alcuni punti sono ancora lontani
quando si tratta delle competenze della futura comunita' dei comuni
serbi, giustizia e polizia...Nei prossimi giorni ci saranno analisi e
colloqui" ha precisato Ivica Dačić indicando che i colloqui
sono stati concreti ma le posizioni restano lontane. Il premier serbo
ha aggiunto che la data dell'inizio dei negoziati di adesione della
Serbia non e' la cosa piu' importante ma ha rilevato che e' diventata
parte del problema e che dopo un tale esito del dialogo la Serbia
difficilmente avra' la data. La parte kosovara, ha spiegato il
premier serbo, teme che la comunita' dei comuni serbi potrebbe
diventare la base per il futuro separatismo mentre la comunita' serba
non puo' immaginare di non avere nessuna competenza, vale a dire
autonomia. E' difficile dire se nei prossimi anni ci saranno migliori
possibilita' per la soluzione, ha avvertito Dačić aggiungendo che
la Serbia resta impegnata al dialogo ed e' pronta a parlare con
Priština senza negoziatore nonche' ad adempiere le condizioni
dell'Ue che non riguardano i comuni serbi e che sono relativi agli
accordi precedentemente raggiunti.
Gli Stati Uniti ritengono che spetta a
Priština come "stabilire le forme di autonomia che i serbi
chiedono al nord del Kosovo" e che il ruolo di Belgrado e'
quello di "dire chiaramente che e' arrivato il momento per
risolvere questa questione" ha detto la rappresentante per i
media del Dipartimento di Stato americano, informano i media serbi.
"Noi vogliamo vedere una soluzione pacifica di questi problemi
che acconsentira' sia al Kosovo che alla Serbia di avanzare, di
andare avanti sulla via europea", ha detto la rappresentante
dello State Department. Va detto anche che in vista dell' ottavo
round di negoziati tra Belgrado e Priština, in presenza dell'alto
rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue Kathrine
Ashton, i vertici serbi hanno tenuto una riunione in cui e' stato
raggiunto l'accordo su quello che deve essere il minimo delle
richieste serbe e quale sara' la composizione della delegazione a
Bruxelles. Questa volta, come detto, oltre al premier Ivica Dačić
vi ha partecipato anche il suo vice e presidente del maggiore partito
governativo, Aleksandar Vučić. Sono stati in molti a ritenere
questa riunione come decisiva poiche' a meta' aprile la Commissione
europea dovrebbe presentare il rapporto sull'avanzamento della Serbia
nel processo delle eurointegrazioni il quale riguardera' anche
l'avanzamento nella normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e
Priština.
Dopo la riunione dei vertici serbi, il
capo dello stato Tomislav Nikolić ha dichiarato che la Serbia non
chiede una soluzione ideale e che non rifiuta nulla in anticipo ma
che per Belgrado e' inaccettabile tutto quello che e' al di sotto
delle richieste, vale a dire che i cittadini dei comuni serbi possano
decidere sulla giustizia e polizia e che indispensabilmente non ci
sia la presenza dell'esercito sul territorio della comunita' dei
comuni serbi. Il presidente della Serbia ha aggiunto che il garante
di tutto questo deve essere l'Ue. La partecipazione a questo giro di
colloqui del vicepremier Alekasdar Vučić, secondo le parole del
capo dello stato serbo, rappresenta la conferma dell'unita' dei
vertici serbi a raggiungere con Priština la soluzione piu' ottimale
possibile. Dall'altra parte, il premier kosovaro, Hashim Thaci, in
vista dei colloqui, ha detto che non sara' facile raggiungere
l'accordo e ha ripetuto che i comuni serbi non potranno avere ne'
competenze legislative ne' quelle esecutive. Secondo le sue parole,
il prezzo dell'eventuale mancanza di accordo lo paghera' Belgrado
nella forma di un ulteriore rinvio nel processo delle
eurointegrazioni.
Per la Serbia sulla via verso le
integrazioni, l'uscita dalla crisi economica e finanziaria e' piu'
importante della data per l'inizio dei negoziati di adesione all'Ue.
Il superamento della crisi, oltre al Kosovo, influenzera' in maniera
cruciale la politica dell'allargamento dell'Ue, afferma per il
quotidiano serbo 'Blic' Dušan Reljić, analista dell'Isitito per gli
affari internazionali e di sicurezza di Berlino. Secondo Reljić, la
Serbia non perde economicamente nulla se non avra' la data perche' in
quanto candidato ottiene i fondi di preadesione e questa somma non
cambia con la formalizzazione dell'inizio dei negoziati di adesione.
Dalla data non dipende nemmeno la velocita' dei negoziati, essa
dipende dalle riforme politiche della Serbia e dall'umore dei paesi
membri Ue, osserva questo analista serbo ma aggiunge che la mancanza
della data di inizio dei negoziati e' una sconfitta politica poiche'
ulteriormente diminuira' l'appoggio dei cittadini alle integrazioni
europee. Per la gente in Serbia, ribadisce Reljić, e' molto piu'
importante la ripresa economica e l'apertura dei posti di lavoro. I
negoziati di adesione sono un processo politico che puo' durare a
lungo e che sul suo cammino deve passare molti ostacoli politici tra
cui si aprono anche molte questioni bilaterali con i vicini poiche'
ogni singolo paese deve concordare con ogni nuovo capitolo nel
processo negoziale, conclude l'analista serbo Dušan Reljić.
Il consigliere del presidente della
Serbia Marko Đurić ha dichiarato oggi che nei prossimi giorni i
vertici dello stato saranno nella situazione da dover prendere alcune
decisioni estremamente difficili quando si tratta del Kosovo e che
l'opinione pubblica ne sara' dettagliatamente informata.
Non abbiamo raggiunto nessun
compromesso, ma siamo decisi ad andarne incontro. Questo round di
negoziati ha oltrepassato tutte le nostre aspettative negative e la
situazione e' molto difficile – ha detto Đurić ai giornalisti
dopo la riunione delle massime cariche dello stato alla Presidenza
della Serbia. La riunione dei vertici serbi alla quale si e' parlato
dei negoziati di ieri sera a Bruxelles si e' conclusa presso la
Presidenza della Serbia. La delegazione ieri a tarda notte ha
terminato i colloqui a Bruxelles senza aver raggiunto l'accordo ed e'
arrivata direttamente dall'aeroporto alla sede della Presidenza.
[*] Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
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