“Non c'è libertà di stampa in Turchia e questo è il risultato della politica del governo”. Lo afferma Ercan Ipekci, presidente dell'Unione dei giornalisti della Turchia (in pratica il sindacato di categoria), secondo il quale nel paese vi sarebbero più di 4000 giornalisti indagati e oltre mille procedimenti giudiziari a carico di operatori dell'informazione. 68 giornalisti sono in carcere perché “hanno toccato tabù del governo e di una certa parte della società”, come scrive Hurriyet, uno dei più diffusi e autorevoli quotidiani turchi, voce laica del Paese critica verso il governo islamico moderato del premier Recep Tayyip Erdogan. La libertà di stampa in Turchia non è considerata un diritto acquisito: per questo, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa che si celebra oggi, un coordinamento di associazioni di giornalisti insieme ad una amministrazione locale hanno inaugurato a Istanbul un “'Monumento alla libertà di espressione”.
In Serbia, invece, sempre in concomitanza con la Giornata mondiale, l'Associazione dei giornalisti ha deciso di assegnare quest'anno il premio “Zora” (Alba) per la libertà dei media al fondatore di Wikileaks, Julian Assange. Nella motivazione si afferma che Assange ed i suoi colleghi hanno dato un “contributo storico al diritto a essere informati che hanno i cittadini di tutto il mondo”. Secondo l'assoziazione “gli stati hanno il diritto di proteggere i loro segreti, ma Julian Assange ha mostrato perché i giornalisti non devono aiutarli a nasconderli”. L'altro premio “Carta” è stato assegnato al francese Jean-Christophe Buisson, responsabile culturale di Le Figaro Magazine.
In alcuni Paesi del mondo anche la libertà di stampa può essere a rischio di estinzione, vittima di “predatori” che si annidano ovunque e possono avere il volto di governi, organizzazioni criminali o terroristiche, milizie o leader religiosi: Reporters sans frontieres (Rsf) ha classificato 38 minacce al diritto di informazione. Intanto i numeri disegnano un quadro preoccupante per la libertà di stampa nel mondo: 18 i giornalisti uccisi in questi primi mesi del 2011, con in testa l'Iraq e la Libia. Nel 2010 furono 57 e quasi altrettanti (51) quelli rapiti, 535 i cronisti arrestati e oltre 1300 quelli aggrediti o minacciati. Anche il giornalismo web e il mondo dei blogger non se la passano meglio: Rsf parla di 128 cyber-dissidenti imprigionati e di 62 Paesi in cui Internet convive con la censura.
In Serbia, invece, sempre in concomitanza con la Giornata mondiale, l'Associazione dei giornalisti ha deciso di assegnare quest'anno il premio “Zora” (Alba) per la libertà dei media al fondatore di Wikileaks, Julian Assange. Nella motivazione si afferma che Assange ed i suoi colleghi hanno dato un “contributo storico al diritto a essere informati che hanno i cittadini di tutto il mondo”. Secondo l'assoziazione “gli stati hanno il diritto di proteggere i loro segreti, ma Julian Assange ha mostrato perché i giornalisti non devono aiutarli a nasconderli”. L'altro premio “Carta” è stato assegnato al francese Jean-Christophe Buisson, responsabile culturale di Le Figaro Magazine.
In alcuni Paesi del mondo anche la libertà di stampa può essere a rischio di estinzione, vittima di “predatori” che si annidano ovunque e possono avere il volto di governi, organizzazioni criminali o terroristiche, milizie o leader religiosi: Reporters sans frontieres (Rsf) ha classificato 38 minacce al diritto di informazione. Intanto i numeri disegnano un quadro preoccupante per la libertà di stampa nel mondo: 18 i giornalisti uccisi in questi primi mesi del 2011, con in testa l'Iraq e la Libia. Nel 2010 furono 57 e quasi altrettanti (51) quelli rapiti, 535 i cronisti arrestati e oltre 1300 quelli aggrediti o minacciati. Anche il giornalismo web e il mondo dei blogger non se la passano meglio: Rsf parla di 128 cyber-dissidenti imprigionati e di 62 Paesi in cui Internet convive con la censura.
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