“Dalla Scandinavia al Mediterraneo, l'Europa è attraversata da cambiamenti sociali e politici di così vasta portata da mettere in discussione i suoi principi fondamentali. Anche la diversità, da sempre una costante europea che ha arricchito la nostra storia, viene vissuta oggi come una minaccia. I segnali sono davanti ai nostri occhi: intolleranza e fanatismi che dilagano; crescente sostegno a partiti populisti e xenofobi; presenza sempre più massiccia di migranti senza status e senza diritti; comunità "parallele" che non interagiscono con il resto della società; libertà individuali compresse; democrazia, e democrazie, in crisi”.
Inizia così l'intervento pubblicato sul Sole 24 Ore di ieri da Emma Bonino a proposito del rapporto su come combinare libertà e diversità - “due concetti al cuore dell'identità europea nell'Europa del 21° secolo” - elaborato da un gruppo composto di "personalità" europee - Emma Bonino, Timothy Garton Ash, Martin Hirsh, Danuta Hubner, Ayse Kadioglu, Sonja Licht, Vladimir Lukin e Javier Solana - presieduto dall'ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer. Il documento, reso pubblico oggi a Strasburgo e redatto su incarico del Segretario generale del Consiglio d'Europa, Thorbjorn Jagland, “propone un'alternativa a questa ondata di populismo e tenta d'indicare la strada per un'Europa più forte e più sicura di sé, e che integri le diversità anziché rifuggirle o respingerle, inutilmente”. Sono 59 le azioni che, secondo i 9 “saggi”, Stati e istituzioni europee devono mettere in atto se vogliono che l'Europa resti uno dei luoghi 'piu' sicuri, liberi, sani, prosperosi, confortevoli e umani del mondo.
Il rapporto - intitolato ''Vivere insieme. Combinare diversita' e liberta' nell'Europa del 21 secolo'' - contiene 17 principi guida indirizzati a governanti, legislatori e attivisti. Secondo gli autori, la base deve essere “una condivisione di fondo sul fatto che la legalità vale per tutti, mettendo però ciascuno in condizione di capire cosa dicono le leggi e come possono essere cambiate”. Ovvero: misure particolari in grado di assicurare uguali opportunità a membri di comunità marginalizzate o svantaggiate. Perché “la libertà di espressione va sempre difesa, mai limitata per rabbonire atteggiamenti violenti o intimidatori; allo stesso tempo, dichiarazioni pubbliche che alimentano il pregiudizio contro minoranze o gruppi d'immigrati non vanno mai ignorate né sottovalutate”.
Quindi, per attuare questi principi, il rapporto invita gli Stati membri del Consiglio d'Europa a concedere i diritti e doveri derivanti dalla cittadinanza, incluso il diritto di voto, al maggior numero di abitanti possibile cominciando dal riconoscere a tutti i residenti stranieri il diritto di voto alle elezioni amministrative. Il rapporto invita gli Stati anche a correggere l'immagine stereotipata degli immigrati e a fornire all'opinione pubblica un quadro più realistico dei bisogni in termini di forza lavoro, considerando anche che, come indicano attente ricerche, senza immigrati, gli europei autoctoni saranno sempre di meno e sempre più vecchi.
Il rapporto segnala anche con forza il grande scandalo del trattamento subito dalla più ampia minoranza europea, cioè quella Rom (stimata tra i 10 e i 12 milioni di persone): una minoranza vista con fastidio qui da noi, ma che nei Paesi dell'Est, non ancora investiti dall'immigrazione musulmana, rappresenta invece una questione centrale.
L'articolo di Emma Bonino sul Sole 24 Ore lo trovate qui
Il testo ufficiale del rapporto in inglese invece è disponibile qui
Inizia così l'intervento pubblicato sul Sole 24 Ore di ieri da Emma Bonino a proposito del rapporto su come combinare libertà e diversità - “due concetti al cuore dell'identità europea nell'Europa del 21° secolo” - elaborato da un gruppo composto di "personalità" europee - Emma Bonino, Timothy Garton Ash, Martin Hirsh, Danuta Hubner, Ayse Kadioglu, Sonja Licht, Vladimir Lukin e Javier Solana - presieduto dall'ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer. Il documento, reso pubblico oggi a Strasburgo e redatto su incarico del Segretario generale del Consiglio d'Europa, Thorbjorn Jagland, “propone un'alternativa a questa ondata di populismo e tenta d'indicare la strada per un'Europa più forte e più sicura di sé, e che integri le diversità anziché rifuggirle o respingerle, inutilmente”. Sono 59 le azioni che, secondo i 9 “saggi”, Stati e istituzioni europee devono mettere in atto se vogliono che l'Europa resti uno dei luoghi 'piu' sicuri, liberi, sani, prosperosi, confortevoli e umani del mondo.
Il rapporto - intitolato ''Vivere insieme. Combinare diversita' e liberta' nell'Europa del 21 secolo'' - contiene 17 principi guida indirizzati a governanti, legislatori e attivisti. Secondo gli autori, la base deve essere “una condivisione di fondo sul fatto che la legalità vale per tutti, mettendo però ciascuno in condizione di capire cosa dicono le leggi e come possono essere cambiate”. Ovvero: misure particolari in grado di assicurare uguali opportunità a membri di comunità marginalizzate o svantaggiate. Perché “la libertà di espressione va sempre difesa, mai limitata per rabbonire atteggiamenti violenti o intimidatori; allo stesso tempo, dichiarazioni pubbliche che alimentano il pregiudizio contro minoranze o gruppi d'immigrati non vanno mai ignorate né sottovalutate”.
Quindi, per attuare questi principi, il rapporto invita gli Stati membri del Consiglio d'Europa a concedere i diritti e doveri derivanti dalla cittadinanza, incluso il diritto di voto, al maggior numero di abitanti possibile cominciando dal riconoscere a tutti i residenti stranieri il diritto di voto alle elezioni amministrative. Il rapporto invita gli Stati anche a correggere l'immagine stereotipata degli immigrati e a fornire all'opinione pubblica un quadro più realistico dei bisogni in termini di forza lavoro, considerando anche che, come indicano attente ricerche, senza immigrati, gli europei autoctoni saranno sempre di meno e sempre più vecchi.
Il rapporto segnala anche con forza il grande scandalo del trattamento subito dalla più ampia minoranza europea, cioè quella Rom (stimata tra i 10 e i 12 milioni di persone): una minoranza vista con fastidio qui da noi, ma che nei Paesi dell'Est, non ancora investiti dall'immigrazione musulmana, rappresenta invece una questione centrale.
L'articolo di Emma Bonino sul Sole 24 Ore lo trovate qui
Il testo ufficiale del rapporto in inglese invece è disponibile qui
Inutile dire che la Bonino è una delle poche che sa quello che dice quando parla di Europa, e non solo di Europa...
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