Oggi si celebra il “Giorno dell’Europa”. Il 9 maggio 1950, a Parigi, grazie ad alcune grandi personalità di Paesi che avevano smesso di combattersi solo cinque anni prima, con un coraggio ed una lungimiranza che oggi ha dell'incredibile, prese vita la comunità del carbone e dell'acciaio: creare un'istituzione sopranazionale per farsi carico dell’industria di un settore primario che aveva reso possibile la guerra per porre fine a secoli e secoli di guerre e conflitti. In questo modo si poneva il primo mattone di quella che sarebbe poi diventato il Mercato comune europeo, poi la Comunità economica europea ed infine l'Unione Europea. Robert Schuman. Jaean Monnet, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e gli altri padri e madri di quel sogno sapevano bene che l’Europa non si sarebbe costruita in un giorno, che ogni passo in avanti verso la costruzione dell'unità politica avrebbe richiesto un enorme lavoro ed altrettanta fatica.
Sessantuno anni dopo l'Europa non se la passa troppo bene. Da più parti, facendo sfoggio di ignoranza o di disonestà intellettuale, con arroganza ci si chiede a cosa serva l'Unione Europea, oppure si chiede di rialzare muri e barriere, tradendo lo spirito e la volontà di chi immaginò e volle l'Europa unita proprio per abbattere confini e frontiere. Incapace di esprimersi con un'unica voce in questioni fondamentali e in scenari cruciali per l'avvenire del mondo, l'Unione rischia sempre di più di divenire Europa delle (piccole) patrie invece che patria europea, tradendo e liquidando in maniera forse definitiva il sogno federalista. E allora, proprio per non dimenticare quel sogno, elaborato da tre pazzi visionari durante il confino fascista, nel pieno del più tragico conflitto che abbia mai sconvolto il Vecchio Continente, penso che la cosa migliore per celebrare questo 9 maggio, sia di rileggersi il “Manifesto di Ventotene”. Buona lettura.
Auguri Europa e auguri a tutti noi. Ne abbiamo bisogno.
Sessantuno anni dopo l'Europa non se la passa troppo bene. Da più parti, facendo sfoggio di ignoranza o di disonestà intellettuale, con arroganza ci si chiede a cosa serva l'Unione Europea, oppure si chiede di rialzare muri e barriere, tradendo lo spirito e la volontà di chi immaginò e volle l'Europa unita proprio per abbattere confini e frontiere. Incapace di esprimersi con un'unica voce in questioni fondamentali e in scenari cruciali per l'avvenire del mondo, l'Unione rischia sempre di più di divenire Europa delle (piccole) patrie invece che patria europea, tradendo e liquidando in maniera forse definitiva il sogno federalista. E allora, proprio per non dimenticare quel sogno, elaborato da tre pazzi visionari durante il confino fascista, nel pieno del più tragico conflitto che abbia mai sconvolto il Vecchio Continente, penso che la cosa migliore per celebrare questo 9 maggio, sia di rileggersi il “Manifesto di Ventotene”. Buona lettura.
Auguri Europa e auguri a tutti noi. Ne abbiamo bisogno.
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