L'incontro tra Catherine Ashton e Milorad Dodik a Banja Luka (Foto Reuters) |
L'improvviso arrivo dell'alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Ue, Catherine Ashton venerdi' scorso a Banja Luka, capoluogo della Republika Srpska, l'entita' a maggioranza serba della BiH, e' stato convincente perche' il presidente della RS Milorad Dodik rinunciasse al tanto contestato referendum. E' stato lo stesso Dodik a dichiarare che il referendum adesso non e' necessario. Nella sua dichiarazione scritta con la quale si e' rivolto ai giornalisti, Dodik ha detto che "la RS e le sue istituzioni possono essere certe che l'Ue al suo piu' alto livello e' pronta ad impegnarsi e ad aprire il dialogo strutturale sulle questioni relative al lavoro e al funzionamento della giustizia in BiH". Dopo la riunione con Catherine Ashton, il presidente della RS ha detto di essere convinto di avere la credibilita' dell'interlocutrice la quale non solo ha accolto la preoccupazione in connessione con le questioni importanti relative al funzionamento della giustizia in BiH ma e' anche pronta ad investire la sua credibilita' in questo processo.
Ricordiamo che il referendum, che su decisione dell'Assemble della RS doveva essere organizzato prossimamente nell'entita' a maggioranza serba della BiH, rischiava di minacciare l'esistenza della corte e della procura statale in BiH. In piu', il refrendum si interpretava come un passo concreto verso la secessione della RS dalla BiH. Per Dodik le garanzie ottenute da parte dell'Ue e che tra breve prevedono l'inizio di colloqui su una seria riorganizzazione della giustizia in BiH, sono un passo importante e l'inizio del dialogo sulla giustizia in BiH. L'Ue ha salutato la decisione di Dodik di rinunciare al referendum. Subito dopo l'incontro con Dodik, Catherine Ashton ha incontrato anche il presidente del Partito socialdemocratico BiH Zlatko Lagumdžija, il membro bosgnacco della Presidenza BiH Bakir Izetbegović nonche' i consiglieri degli altri due membri della presidenza tripartita. L'Ue guarda comunque con preoccupazione la situazione in BiH, ha avvertito Ashton e ha sottolineato che vuole vedere i politici focalizzati sull'educazione, apertura di nuovi posti di lavoro e sull'economia.
"Restiamo dedicati al futuro europeo della BiH e sono qui per riconfermarlo" ha detto la Ashton. Bakir Izetbegović ha fatto sapere che ha informato l'alto rappresentante Ue sull'irrisolto problema cronico, quello dell'accumulazione di comportamenti e dichiarazioni antideyton e antistatali. Secondo Izetbegović vengono messe in questione le decisioni e l'autorita' dell'Alto rappresentante internazionale per la BiH, istituzioni fondate nel Parlamento della BiH, l'esistenza del genocidio a Srebrenica ecc. Per il presidente dello SDP BiH Zlatko Lagumdžija e' evidente che Dodik ha deciso a favore dell'Accordo di Dayton perche' ulteriori inasprimenti e introduzione del referendum significherebbero l'anullamento dell'Accordo di pace e la fine della presenza della comunita' internazionale in BiH. Tutto questo, e' dell'opinione Lagumdžija, dimostra che la formazione del potere era sospesa a causa di una politica avanturista che portava ad un eventuale ulteriore inasprimento con il referendum e verso un sicuro passo indietro. Secondo il presidente socialdemocratico ora seguira' una veloce formazione del governo in BiH.
Il nuovo governo, come dichiarato dal vice presidente del maggiore partito bosgnacco, il Partito dell'azione democratica, Asim Sarajlić, potrebbe essere funzionante nelle prossime settimane e si dice che ne dovrebbero far parte i 4 partiti firmatari della piattaforma ed i partiti della RS con a capo il partito di Milorad Dodik (SNSD). Recandosi questa settimana a Novi Sad, capoluogo della Voivodina, Dodik ha fatto sapere che una commissione con a capo il commissario all'allargamento Stefan Feule iniziera' a giungo a risolvere le questioni controverse relative alla giustizia in BiH. Si e' detto convinto che tali questioni verranno risolte cosi' come richiesto dalla RS. Intervenendo alla Facolta' di giurisprudenza di Novi Sad con una lezione intitolata "RS sulla buona via" il presidente della RS ha aggiunto che proprio il fatto che le richieste dell'entita' serba e gli standard dell'Ue coincidono hanno portato al rinvio del referendum. E' per questo che il referendum in questo momento non e' indispensabile, ha giustificato la sua decisione Dodik avvertendo pero' che dal referendum, in quanto una forma di espressione democratica e diritto legittimo della RS e del suo popolo, nessuno ha deciso di rinunciare. Dodik ha aggiunto che "la RS e' parte della BiH in cui la Srpska vive la sua vita speciale perche' possiede tutti gli elementi di statalita', tranne il riconoscimento ufficiale".
Di BiH ma in particolare di quello che sia necessario per la riconciliazione si e' espresso anche l'ex presidente croato Stjepan Mesić il quale ha dichiarato che per la futura collaborazione tra i paesi della regione e' particolarmente importante affrontare i terribili crimini che sono stati commessi su questo territorio. Per questi crimini devono rispondere quei rappresentanti del potere che li avevano ordinato, quelli che li avevano perpetrato e quelli che sapevano che i crimini venivano commessi ma non hanno fatto nulla per ostacolarli, ha affermato Mesić ad una riunione informale organizzata a Fruška gora, in Serbia, da parte delle organizzazioni nongovernative della cosidetta Iniziativa Igman. Soltanto allora ci sara' abbastanza spazio per una normale collaborazione nella regione, ha avvisato l'ex presidente della Croazia che parlando della salvaguardia dell'antifascismo nell'area ha detto che i fascisti ed i neofascisti pensano di poter cambiare la storia e che possono far diventare i perdenti vincitori e viceversa il che, ha sottolineato, e' impossibile. Mesić ha avvertito che i paesi nella regioni sono ancora deboli nell'opporsi al fascismo il che rappresenta un grande disturbo per i cittadini. Per quanto riguarda la BiH, Mesić ritiene che anche la Serbia dovrebbe seguire l'esempio della Croazia in modo tale di mandare un messagio chiaro ai serbi bosniaci che la loro politica deve essere risolta soltanto nella BiH, che la loro capitale e' Sarajevo e che la BiH sia compresa e vissuta come uno stato unico.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est del 19 maggio
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