La comunità internazionale aveva chiesto una prova di maturità, ma l'Albania ha miseramente fallito l'esame. O meglio: la classe politica albanese, perché gli albanesi invece l'8 maggio avevano dimostrato di saper essere cittadini come tutti gli altri europei. Sta di fatto che a quasi due settimane dalle elezioni amministrative non si sa ancora chi è il sindaco di Tirana e lo scontro politico è ormai al calor bianco. La tensione è salita dopo la decisione della Commissione elettorale centrale di ricontare i voti per l'elezione del sindaco di Tirana. Il nuovo scrutinio ha portato in vantaggio il candidato del centro-destra, Lulzim Basha, rispetto al leader socialista Edi Rama, sindaco uscente, che aveva vinto il primo conteggio per soli dieci voti.
La decisione del riconteggio ha scatenato l'opposizione socialista guidata da Rama, che ha rivolto un appello alla "rivolta popolare" contro "il regime del premier (di centro destra), Sali Berisha". I sostenitori dell'opposizione sono scesi nelle piazze di quasi tutte le grandi città. A Tirana due poliziotti sono rimasti leggermente feriti negli scontri fra deputati socialisti, spalleggiati dai loro sostenitori, e le forze di polizia schierate davanti alla sede della Commissione. Proteste e blocchi stradali si sono verificati a Valona, Fier e Lushnja, manifestazioni anche a Durazzo, Kukes, Kavaja, Lezha (nord) e in altre località. "Non ci resta altro modo che proseguire le proteste, è l'unica via", ha spiegato il portavoce di Rama, Endri Fuga, all'agenzia TMNews.
Rama, da parte sua, ha fatto appello al Presidente della Repubblica, Bamir Topi, e alla comunità internazionale e perché sia difeso il voto dei cittadini, ma non è esattamente ciò che l'Europa chiedeva alla classe politica albanese. A Bruxelles la preoccupazione è tale da indurre il presidente della Commissione europea, Josè Manule Barroso, ad annullare la sua visita a Tirana prevista per sabato prossimo. Dopo due anni di stallo dovuto allo scontro politico seguito alle elezioni del 2009 (il cui risultato è contestato dall'opposizione socialista che accusa il centro-destra di brogli), ciò che sta avvenendo è l'esatto contrario di ciò che si chiedeva alla politica albanese. E il pensiero va immediatamente allo scorso gennaio, quando gli scontri di piazza verificatisi durante le manifestazioni antigovernative a Tirana, provocarono quattro morti.
Se l'Albania cercava una strada per convincere l'Unione Europea a concedere finalmente lo status ufficiale di paese candidato all'adesione, richiesta già bocciata lo scorso novembre, di certo al momento ha preso una direzione completamente sbagliata.
La decisione del riconteggio ha scatenato l'opposizione socialista guidata da Rama, che ha rivolto un appello alla "rivolta popolare" contro "il regime del premier (di centro destra), Sali Berisha". I sostenitori dell'opposizione sono scesi nelle piazze di quasi tutte le grandi città. A Tirana due poliziotti sono rimasti leggermente feriti negli scontri fra deputati socialisti, spalleggiati dai loro sostenitori, e le forze di polizia schierate davanti alla sede della Commissione. Proteste e blocchi stradali si sono verificati a Valona, Fier e Lushnja, manifestazioni anche a Durazzo, Kukes, Kavaja, Lezha (nord) e in altre località. "Non ci resta altro modo che proseguire le proteste, è l'unica via", ha spiegato il portavoce di Rama, Endri Fuga, all'agenzia TMNews.
Rama, da parte sua, ha fatto appello al Presidente della Repubblica, Bamir Topi, e alla comunità internazionale e perché sia difeso il voto dei cittadini, ma non è esattamente ciò che l'Europa chiedeva alla classe politica albanese. A Bruxelles la preoccupazione è tale da indurre il presidente della Commissione europea, Josè Manule Barroso, ad annullare la sua visita a Tirana prevista per sabato prossimo. Dopo due anni di stallo dovuto allo scontro politico seguito alle elezioni del 2009 (il cui risultato è contestato dall'opposizione socialista che accusa il centro-destra di brogli), ciò che sta avvenendo è l'esatto contrario di ciò che si chiedeva alla politica albanese. E il pensiero va immediatamente allo scorso gennaio, quando gli scontri di piazza verificatisi durante le manifestazioni antigovernative a Tirana, provocarono quattro morti.
Se l'Albania cercava una strada per convincere l'Unione Europea a concedere finalmente lo status ufficiale di paese candidato all'adesione, richiesta già bocciata lo scorso novembre, di certo al momento ha preso una direzione completamente sbagliata.
Tirana: la manifestazione davanti alla sede della Commissione elettorale centrale |
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