Il 23 luglio scorso, all'indomani del parere della Corte internazionale di Giustizia dell'Onu secondo il quale la dichiarazione di indpendenza del Kosovo non contrasta con le norme del diritto internazionale, né con la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza, nonostante il "verdetto" dei giudici dell'Aja sia stata una sconfitta per la Serbia ho scritto che il parere dell'Icj può essere l'occasione per riprendere la ricerca di una soluzione condivisa della questione del Kosovo. A distanza di tre settimane non ho cambiato opinione. Penso che nonostante le apparenze le autorità di Belgrado hanno un'occasione unica per rilanciare il negoziato, mostrarsi all'altezza della situazione e pensare al futuro dei propri cittadini chiedendo uguale assunzione di responsabilità a tutti gli altri protagonisti della partita.
Che la Serbia debba sfruttare l’opportunità del parere dellIcj sul Kosovo per migliorare la sua posizione verso l’Ue e per favorire il processo di allargamento è quanto sostiene Antonella Valmorbida, direttore di ALDA, l'Associazione delle agenzie per la democrazia locale, in un testo pubblicato oggi da Osservatorio Balcani e Caucaso.
Ne cito un passaggio:
"Ma se la Serbia non dovesse riconoscere l’indipendenza del Kosovo per motivi interni, questo – oggi come oggi – non bloccherebbe il processo di creazione di uno stato separato. Questa dinamica non è in fase di arresto, anzi. La fine del progetto non è del tutto precisa ma il percorso non sembra subire interruzioni. Un Kosovo gestito dalla Serbia è una prospettiva reale oggi? È difficile pensarlo. Nel rifiuto assoluto di collaborare, la Serbia potrebbe perdere un’opportunità e rimanere, dopo un certo periodo con una situazione che preveda: a) un Kosovo indipendente e staccato dalla Serbia b) una mancata negoziazione con l’UE e un percorso più difficile di ripresa. Può l’idea di un’amicizia con la Russia o altri alleati dell’ex blocco orientale fare la differenza? La Serbia è uno Stato europeo, e non potrà scappare al proprio destino, che è in Europa".
Il testo integrale lo trovate qui
So che diversi lettori non saranno d'accordo, ma invece il punto è proprio questo: chiudere con il passato (senza rinnegarlo ma elaborandolo, ovvero facendoci i conti) e avere il coraggio di guardare al futuro per il proprio bene. Non si tratta di stabilire dove passa la frontiera, ma di fare in modo di abolirla del tutto quella frontiera e l'unica strada possibile, sia per la Serbia, sia per il Kosovo, è quella che porta in Europa.
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