martedì 17 agosto 2010
LA SERBIA, IL KOSOVO E LE NAZIONI UNITE
di Marina Szikora Quello che segue è il testo della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda sabato 14 agosto a Radio Radicale
La risoluzione 1244 è ancora in vigore
Il parere della Corte internazionale di Giustizia dell’Aja relativo all’indipendenza del Kosovo ha confermato che la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e’ ancora in vigore, ha detto per il “Voice of America” l’analista politico John Zavales. Questo esperto politico ha valutato che “nel senso giuridico, il parere dell’ICJ rappresenta una decisione moltro limitata e tecnica nella quale e’ semplicemente affermato che la dichiarazione di indipendenza del Kosovo non rappresenta la violazione della legge” perche’ non stabilisce lo status di statalita’ o il diritto dell’entita’ alla secessione, ma rappresenta un comunicato sull’intenzione degli autori. “Quindi, con questo parere non si creano le basi per il riconoscimento della statalita’ o il cambiamento dello status. Nella sua motivazione, la Corte ha illustrato che non si e’ occupata della questione dello status e che non ha espresso nessuna raccomandazione o invito agli stati di riconoscere l’indipendenza del Kosovo” ha detto Zavales per la “Voice of America” informa il quotidiano di Belgrado ‘Blic’. Tuttavia, il parere della Corte fa sapere chiaramente che la risoluzione ONU 1244 resta in vigore. Questa risoluzione prevede che la soluzione sia trovata attraverso i negoziati relativi ad un alto tasso di autonomia del Kosovo nell’ambito della Serbia mentre non si prevedono cambiamenti dello status senza l’approvazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU” ha detto l’analista politico commentando la recente decisione dell’ICJ.
Jeremic pessimista sulla proposta di nuova risoluzione
Ma a proposito dell’attuale prinicipale iniziativa di Belgrado di portare alla prossima Assemblea Generale delle Nazioni Uniti la risoluzione Serbia – Kosovo, il ministro degli esteri serbo Vuk Jeremic dichiara con pessimismo che l’esito degli sforzi della Serbia di assicurarsi il sostegno alla proposta di risoluzione, vista la resistenza, e’ praticamente impossibile ma che fara’ di tutto a convincere i membri dell’organizzazione mondiale che le posizioni serbe sono giuste. Va detto che una delegazione della Serbia guidata dal ministro Jeremic, ha avuto settimana scorsa a New York oltre 40 consultazioni bilaterali con i rappresentanti permanenti degli stati membri dell’ONU con lo scopo di minimalizzare il possibile numero di stati che, a seguito della decisione del ICJ, potrebbero riconoscere l’indipendenza unilaterale del Kosovo. “Abbiamo informato i nostri interlocutori detagliatamente con il contenuto del parere consultativo dell’ICJ, che in nessuna parte non ha dato ragione a Pristina per la secessione unilaterale dalla Serbia” ha detto Jeremic da New York. Il capo della diplomazia serb ha aggiunto che considerando la resistenza da affrontare, non e’ difficile concludere che la missione serba e’ praticamente impossibile. “Ma non ci permetteremo di non impegnarci al massimo e di non utilizzare ogni mezzo diplomatico, di non mancare a raggiungere tutti quelli che sono pronti ad ascoltarci e tenteremo di convincerli con la forza delle argomentazioni politiche che le nostri posizioni sono giuste” ha detto Jeremic. Come infondate, ha rigettato le accuse dell’opposizione serba che la decisione di intervenire all’Assemblea generale dell’Onu significa in effetti rinunciare alla lotta in seno al Consiglio di Sicurezza dove la Serbia gode del sostegno della Russia e della Cina, membri permanenti con diritto al veto. Il ministro degli esteri serbo ha spiegato che l’unico tema che verra’ trattato all’Assemblea generale dell’Onu e’ il parere consultativo dell’ICJ perche’ richiesto dalla stessa Assemblea generale. “Il nostro approcio all’Assemblea generale, quale che sara’ l’esito del voto, in nessun modo non mettera’ a repentaglio la nostra posizione al Consiglio di Sicurezza. Al contrario, puo’ soltanto rafforzarla” ha sottolineato Vuk Jeremic.
I liberaldemocratici impegnati per una soluzione del problema
Il presidente del Partito liberal-democratico Cedomir Jovanovic ha dichiarato che e’ necessaria una svolta nella politica serba verso il Kosovo e ha aggiunto che potrebbe lui stesso impegnarsi per quel tipo di indipendenza di questa regione che sarebbe opportuno per i serbi che in Kosovo ci vivono.
“Oggi il Kosovo e’ indipendente per 22 stati europei, membri dell’Ue. Oggi il Kosovo e’ indipendente per 70 paesi del mondo e molto probabilmente il Kosovo verra’ ammesso come membro delle Nazioni Unite” ha precisato Jovanovic. Illustrando la proposta di risoluzione relativa alla Serbia e il Kosovo che il suo partito avviera’ a tutti i gruppi parlamentari serbi, il leader liberal-democratico ha detto che il suo partito non puo’ riconoscere l’indipendenza del Kosovo ma lo puo’ fare la gente che vive in questo paese. Oltre a confermare il suo impegno per la soluzione del problema, Jovanovic ha valutato che il cambiamento della politica dello Stato deve implicare anche l’acceleramento delle integrazioni europee e l’adesione di Belgrado alla Nato. Come ha detto, e’ necessario raggiungere un accordo storico tra Belgrado e Pristina “che deve rispettare la realta’” e che acconsentira’ relazioni particolari tra Serbia e Kosovo, l’exterritorialita’ dei monasteri serbi e la salvaguardia di tutta la gente che li’ ci vive. Secondo Cedomir Jovanovic, tutto il resto sarebbe una politica vuota e una ideologia che rappresenterebbe la continuita’ con la politica di Slobodan Milosevic e che lascierebbe conseguenze catastrofiche per il futuro del Paese.
La proposta di risoluzione che verra’ presentata in Parlamento dal LDP prevede come obbiettivo principale della politica della Serbia “la soluzione definitiva di tutte le questioni aperte che appesantiscono il futuro politico, economico e di sicurezza nonche’ l’impegno per soddisfare velocemente le condizioni per l’ingresso nell’Ue”. In questa proposta dei liberal-democratici si afferma che la Serbia e’ consapevole che la questione dello status finale del Kosovo non puo’ essere risolta attraverso un semplice compromesso e quindi si propone che tutti i problemi vengano risolti correggendo gradualmente le relazioni bilaterali costruendo nuove circostanze attraverso garanzie che la Serbia aderira’ all’Ue, alla NATO e che le forze della NATO continueranno ad essere presenti in Kosovo.
“L’accelerazione del processo di adesione della Serbia all’Ue, l’ingresso nella NATO e le garanzie istituzionali di uno status speciale della comunita’ serba aprono lo spazio affinche’ la Serbia rinunci a bloccare politicamente l’integrazione del Kosovo nelle organizzazioni che acconsentiscono una vita migliore di tutti i suoi cittadini” si legge nella proposta di risoluzione dell’LDP.
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