lunedì 2 agosto 2010

RATKO MLADIC, ANCORA LATITANTE 15 ANNI DOPO

Ratko Mladic durante la guerra di Bosnia, quando comandava l'esercito serbo-bosniaco
Ratko Mladic quando comandava
l'esercito serbo-bosniaco
Di Marina Szikora (*)
Lo scorso 25 luglio si sono compiuti esattamente 15 anni da quando il Tpi dell'Aja che giudica i crimini commessi in ex Jugoslavia incrimino' l'ex leader dei serbi bosniaci Radovan Karadzic e il suo braccio destro, l'ex generale Ratko Mladic per i piu' gravi crimini di guerra e genocidio. Alla ricorrenza di queste incriminazioni, mentre Mladic si trova tutt'ora a piede libero e ben lontano dalle sbarre di Scheweningen, Karadzic e' stato arrestato il 21 luglio 2008 ed estradato al Tribunale dell'Aja dove e' in corso il processo che lo accusa di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanita'. In questi giorni, il procuratore generale della Serbia per i crimini di guerra, Vladimir Vukcevic afferma che la ricerca dell'ex comandante serbo bosniaco Ratko Mladic, continua nonostante la richiesta della famiglia dell'imputato di dichiararlo morto. «Noi continuiamo a lavorare e non ci occupiamo di quello che sta facendo la famiglia Mladic che tiene tutta la Serbia in ostaggio», ha detto Vukcevic nell'intervista pubblicata domenica scorsa sul quotidiano di Banja Luka «Nezavisne novine».
Il procuratore serbo ha sottolineato che si stanno verificando tutte le affermazioni e informazioni relative al luogo dove potrebbe trovarsi Mladic e ha ricordato che il procuratore generale dell'Aja, Serge Brammertz nel suo ultimo rapporto sulla collaborazione della Serbia con il Tpi aveva constatato chiaramente che Mladic e' vivo. Vukcevic ha aggiunto che e' nell'interesse della Serbia ma anche dell' intera regione balcanica trovare e arrestare i due super ricercati, Mladic e Goran Hadzic e ha precisato che la ricerca degli imputati si svoge «venti quattr' ore su venti quattro». Per quanto rigurada altri crimini di guerra, Vukcevic ha informato anche che finora sono stati scambiati 28 casi con la Croazia e che la collaborazione tra la Procura per i crimini di guerra della Serbia e la Procura statale della Croazia ha preceduto l'accordo firmato di recente tra i ministri della giustizia dei due paesi sull'estradizione dei loro cittadini accusati di crimini.

Va ricordato che dopo la firma dell'accordo di Dayton, nel 1995, Ratko Mladic fu destituito nel 1996 dal suo incarico di comandante dell'esercito della Repubblika Srpska su decisione dell'allora presidente della RS Biljana Plavsic. L'ultima intervista rilasciata da Mladic fu quella all'agenzia Reuters il 16 aprile 1999 in cui l'ex generale serbo bosniaco rispondeva alle accuse dell'allora ministro di difesa britannico George Robertson di essere coinvolto nella guerra in Kosovo. Secondo le speculazioni di diversi media locali ed internazionali, dopo la fine delle sue attivita' militari, Mladic viveva a Belgrado e in diverse occasioni appariva perfino in pubblico.
Con un atto di accusa modificato, Ratko Mladic e' accusato per genocidio, crimini contro l'umanita' contro i non serbie e per violazione delle leggi e dei costumi di guerra durante il conflitto in BiH dal 1992-95. In due capi di accusa, l'ex comandante dell'esercito della RS e' accusato di genocidio contro i non serbi commesso a Srebrenica e in altri otto comuni in BiH mentre secondo 9 capi di imputazione e' accusato di persecuzioni, massacri e uccisioni, deportazioni e trattamenti disumani, intimidazioni e attacchi contro i civili nonche' di diverse prese in ostaggio. Sempre secondo gli atti di accusa, Mladic e Karadzic furono a capo dell'azione congiunta criminale il cui obbiettivo fu quello di eliminare permanentemente i musulmani ed i croati bosniaci dal territorio che i serbi bosniaci affermarono essere loro. Secondo gli analisti, la Procura dell'Aja con il modificato atto di accusa ha voluto indirizzare piu' precisamente le accuse contro Mladic ed evitare cosi' l'allargamento del processo come fu il caso del defunto ex presidente della Serbia, Slobodan Milosevic.
Durante la sua ultima visita a Belgrado, scrive la Deutsche Welle, il procuratore capo del Tpi, Serge Brammertz si e' detto «attentamente ottimista» a riguardo dell'arresto di Mladic. «Non abbiamo ancora le ragioni per credere che lui si trova fuori dalla Serbia. Queste impressioni condividono tutti i miei interlocutori» ha dichiarato Brammertz aggiungendo che dopo l'arresto e l'estradizione di Radovan Karadzic nel 2008, negli ultimi due anni le autorita' serbe avevano espresso ottimismo per quanto riguarda l'arresto di Mladic ma adesso, ha rilevato Brammertz, si vede che questo ottimismo non e' giustificato e bisogna analizzare detagliamente perche' Mladic non e' stato ancora arrestato.

La direttrice del Centro per gli studi euroatlantici, Jelena Milic afferma che la Serbia non ha fatto il tutto possibile per indagare dove si nascondeva Ratko Mladic. Secondo la direttrice di questa organizzazione, le autorita' serbe non utilizzano le precedenti informazioni relative ai luogi dove Mladic si trovava prima e dovrebbero fare pressioni sui testimoni per poter ricostruire in modo adeguato i suoi spostamenti. «Sembra che lui (Mladic) non decida sul proprio destino e forse esistono perfino strutture sia in Serbia che nella RS alle quali non conviene rivelare la piena verita' su Srebrenica e non permettono quindi il suo arresto». Valutando pero' che sia possibile anche che Mladic non si trovi in Serbia, anche se queste possibilita' sono poco probabili, la Milic afferma che la Serbia non ha fatto abbastanza per quanto riguarda la collaborazione con il Tribunale dell'Aja perfino quando si tratta di scambi di documenti. La direttrice del Centro per gli studi euroatlantici ha aggiunto che «e' molto deludente che il tempo sta scorrendo e che sembra che la comunita' internazionale vorrebe chiudere questo capitolo il che non e' possibile a causa dell'opinione pubblica».
Secondo l'esperto militare Aleksandar Radic, le autorita' in Serbia sembrano essere intenzionate ad arrestare Mladic ma affrontano sempre nuovi muri del passato. Radic afferma che non sono lontani i tempi quando Mladic e i suoi collaboratori godevano un forte sostegno delle strutture statali. «Penso che sia passato poco tempo da questo tipo di situazione, mentre dall'altra parte queste persone avevano tempo sufficente per prepararsi a funzionare illegalmente» ha detto Aleksandar Radic per la Deutshe Welle spiegando che la guerra ha creato strutture di sicurezza parallele molto forti che avevano a che fare anche con la criminalita' organizzata e ha aggiunto che tali strutture hanno risorse che acconsentiscono un loro funzionamento indisturbato.
Recentemente la Serbia ha ricevuto il messaggio dall'Aja che «il riconoscimento degli sforzi delle autorita' di Belgrado relativi alla collaborazione con la procura dell'Aja non significhino dare il segnale verde alla Serbia per l'ingresso in Europa». Anche gli analisti politici concordano che senza l'arresto di Mladic non e' possibile l'adesione della Serbia nell'Ue.

(*) Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è la trascrizione di una parte della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 31 luglio a Radio Radicale

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