Di Marina Szikora
Domenica 16 marzo i cittadini della
Serbia hanno votato alle elezioni anticipate per il rinnovo del
parlamento. Alla corsa per i 250 seggi parlamentari si sono
presentate 19 liste di coalizioni, partiti, movimenti e associazioni
con in tutto 3020 candidati. 8262 erano le sezioni elettorali
allestite in Serbia, 90 quelle in Kosovo e 35 all'estero. Le elezioni
anticipate sono state indette su richiesta del Partito serbo del
progresso (SNS) di Aleksandar Vučić, maggiore partito della
coalizione governativa al quale gia' i sondaggi dell'opinione
pubblica e le analisi degli esperti politici prospettavano una
vittoria netta. C'e' da dire che la campagna elettorale e' stata
segnata anche da una grande attivita' dei partecipanti alle elezioni
su Internet e sulle reti sociali. In contemporanea con le elezioni
parlamentari si sono svolte anche quelle per i 110 consiglieri
dell'Assemblea di Belgrado la quale, secondo l'attuale legge, con una
maggioranza di voti elegge il sindaco della capitale serba.
Il Partito serbo del progresso ha
conquistato il 48% dei voti, una vittoria attesa e non
sorprendente, anche se forse non in queste dimensioni. Si dice che
dai tempi di Slobodan Milošević, queste sono state le elezioni piu'
scontate. E poi, questa vittoria cosi' eclatante ha battuto anche il
risultato di Milošević del 1990. Le prime parole del vincitore
Vučić a seguito delle prime proiezioni sono state quelle della
promessa: “Siamo pronti a porgere la mano a molti, dimostrare che
vogliamo collaborare. Non cercheremo di disprezzare nessuno per
questo risultato elettorale. Al contrario, vogliamo sentire le loro
idee”. Vučić si e' detto certo che i cittadini dopo molti anni
hanno riconosciuto una grande occasione per essere “prudenti,
lavorare di piu' e comportarsi diversamente”.
Le analisi del voto in Serbia
Gli analisti politici serbi concordano
che il potere assoluto significa anche responsabilita' assoluta dopo
questa vittoria netta. Vučić ha annunciato che le priorita' del suo
futuro governo saranno il consolidamento fiscale e le riforme
strutturali, dialoghera' con tutti perche' non gli interessa la forma
bensi' la sostanza”. Ha annunciato inoltre che la Serbia
continuera' il cammino europeo ma collaborera' strettamente anche con
tutti gli amici nel mondo: “Con russi, americani, cinesi”. Ha
promesso una feroce lotta alla corruzione e come compito piu'
importante quello di risolvere il problema della disoccupazione.
Il quotidiano di Belgrado ‘Blic’,
all’indomani del voto ha scritto che molti sapevano che queste
elezioni avrebbero portato alla ricomposizione della scena politica
serba, ma quasi nessuno poteva prevedere i grandi cambiamenti.
Significativo il fatto che il nuovo Parlamento sara’ il primo
parlamento serbo in cui ci saranno soltanto i partiti pro europei che
si impegnano per l’ingresso della Serbia nell’Ue. E’ rimasto
fuori perfino il Partito democratico della Serbia di Vojislav
Koštunica, ma si tratta anche di una grave sconfitta del Partito
liberaldemocratico di Čedomir Jovanović. Secondo i commenti, non e’
forse cosi’ sorprendente il 3,1 percento dei liberaldemocratici a
livello parlamentare, ma la totale sconfitta a Belgrado e’ un colpo
durissimo. Tutti si chiedono cosa fara’ adesso il leader
liberaldemocratico Čedo Jovanović?
La sconfitta dei liberaldemocratici e
degli europeisti
E Čedomir Jovanović risponde con una
lettera aperta ai membri del suo partito. “La Serbia non avanzera’
ne’ con i progressisti ne’ avra’ la democrazia come nemmeno
l’opposizione con gli altri partiti entrati in parlamento.
L’ottanta per cento dei seggi parlamentari occupano i partiti
responsabili per la politica degli anni novanta, meno di 40 deputati
sono dai partiti durante il cui potere la Serbia ha perso sia
l’economia che il 5 ottobre. Con un tale parlamento, il nostro
paese non ha di che cosa sperare fino alle prossime elezioni” si
legge nella lettera di Čedo Jovanović. “LDP gia’ da oggi ha la
responsabilita’ di lottare con maggiore forza per i suoi valori e
convinzioni…. La Serbia ha detto oggi che i tempi non sono per noi:
e quando la Serbia dira’ e’ arrivato il momento, sara’ molto
peggio rispetto ai tempi odierni”, ha concluso il leader
liberaldemocratico promettendo di non cedere e se necessario
riprendere il lavoro dall’inizio.
Anche se il premier uscente, Ivica
Dačić con il suo Partito socialista serbo, dal terzo posto alle
elezioni precedenti, questa volta ha ottenuto la seconda posizione,
secondo ‘Blic’ si tratta solo di “una vittoria di Piro” che
ha visto poca festa tra i socialisti. Con il trionfo assoluto del SNS
e il 14 per cento dei socialisti, il peso del potere e’ cambiato
drasticamente a danno dei socialisti, osserva il quotidiano di
Belgrado ‘Blic’.
Superando la soglia elettorale, i due
partiti democratici, il DS di Dragan Đilas e il neo Nuovo partito
democratico dell’ex presidente Boris Tadić possono almeno
consolarsi che non hanno avuto il destino di Koštunica, Čedo
Jovanović o Mlađan Dinkić. Anche se il suo neo partito e’
entrato in parlamento, Boris Tadić ha detto di non essere
soddisfatto con l’esito elettorale anche se il Nuovo partito
democratico e’ stato formato soltanto tre settimane prima
dell’indizione delle elezioni. “Il risultato e’ buono nelle
date circostanze quando non sono entrati in parlamento i partiti che
esistono da un quarto del secolo” ha detto Tadić dicendosi pronto
ad assumere la responsabilita’ per quello che il partito non e’
riuscito a raggiungere. L’ex presidente della Serbia ha osservato
pero’ che non hanno avuto ne’ l’infrastruttura ne’ i mezzi
finanziari come nemmeno una campagna elettorale intensa. Si e’
congratulato con i vincitori e ha rilevato che non vi e’ nessun
accordo segreto con il Partito serbo del progresso.
I commenti all'estero
Sotto il titolo “La Serbia torna ad
essere governata da un leader e da un partito” il sito della
radiotelevisione croata informa dei risultati elettorali in Serbia e
rileva che queste elezioni hanno dimostrato una totale divisione
dell’opposizione nonche’ dell’opzione civica come anche la
sconfitta dell’ex DOS e il collasso delle opzioni antieuropee e
ultranazionaliste radicali. Sospensione della democrazia e la piu’
grande vittoria degli ultimi 24 anni in Serbia, cosi’ il notiziario
serale della HTV croata all’indomani delle elezioni in Serbia. In
piu’ la prima intervista al grande vincitore Aleksandar Vučić e
chiaramente in primo piano la domanda sulle future relazioni tra
Serbia e Croazia. “Non dobbiamo amarci, ma dobbiamo rispettarci.
Quelli che non lo capiscono non sono maturi ne’ responsabili per
alte posizioni in Serbia” ha detto Vučić nell’intervista. Ha
aggiunto che a causa dell’accusa e controaccusa per genocidio
davanti all’ICJ ci sono grandi tensioni, ma si e’ detto credulo
che una soluzione sara’ trovata perche’ “entrambi i paesi
adesso hanno dei problemi piu’grandi, in primo logo quelli
economici. Vučić ha detto che in prospettiva saranno “aperte cose
economiche importanti”. I vertici croati sono comunque riservati
nei commenti e felicitazioni. La ministro degli esteri e affari
europei, nonche’ primo vicepresidente del governo croato, Vesna
Pusić ha ripetuto che i politici della Croazia e Serbia devono
risolvere i problemi oderni e quelli del future e non possono essere
ostaggi di questioni del passato. Con la Serbia abbiamo relazioni
normali, di vicinato con tutti i problemi del passato che stiamo
risolvendo e risolveremo presso le istituzioni competenti, ha detto
la ministro Pusić.
E da Vienna, da un incontro trilaterale
informale tra i tre presidenti, austriaco Heinz Fisher, croato Ivo
Josipović e sloveno Borut Pahor una valutazione positiva per quanto
riguarda l’esito elettorale in Serbia perche’, secondo i tre
presidenti esso dimostra che i serbi non sono contrari al dialogo tra
Belgrado e Priština. Secondo Pahor si e’ trattato addirittura di
un “referendum sulle relazioni con Priština”. Per il presidente
croato Josipović il risultato delle elezioni e’ un messaggio che
la Serbia e’ pronta a proseguire il dialogo con il Kosovo e restare
sul cammino europeo.
Secondo Euronews potrebbe essere
proprio Aleksandar Vučić quello che introdurra' la Serbia nell'Ue
il che e' inaspettato per questo ex ultranazionalista, ministro
durante l'epoca di Milošević e per anni avversario dell'Ue. 'Le
Figaro' francese riporta le opinioni degli analisti politici di
Belgrado che adossano la colpa per la transizione fallita al Partito
Democratico durante la quale la Serbia e' precipitata nella crisi e
corruzione. Riportano anche le parole dell'analista Dejan Stanković
secondo il quale vi e' anche „il pericolo di una putinizzazione
della Serbia“. Secondo questo analista serbo, Vučić e' pero'
l'ultima speranza e se fallisce non si sa che cosa accadra'.
E ora, governo “monocolore” o di
coalizione?
Per adesso non e’ ancora chiaro con
chi Vučić entrera’ in coalizione per avere gli oltre due terzi di
seggi, il numero necessario per modificare la Costituzione e il
paragrafo in cui si dice che il Kosovo e’ parte costituente della
Serbia, scrivono i media tedeschi e ricordano che ci sono molti
politici europei che chiedono il cambiamento di questo paragrafo
della costituzione e pieno riconoscimento dello stato Kosovo in
quanto condizione per l’integrazione della Serbia nell’Ue. In
piu’ ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’ scrive che SNS deve
adesso dimostrare se veramente puo’ risolere i problemi, in primo
luogo quelli economici. Alcuni analisti si aspettano che il partito
governativo gia’ l’anno prossimo dovra’ proclamare la
“bancarotta” perche’ non ci sono gli esperti per le
indispensabili riforme sostanziali.
Interessante il commento di Dragoslav
Dedović, redattore della Deutsche Welle in lingua serba. Dedović
ritiene che “adesso si vedra‘ se Vučić si impegna per una
democrazia terrestre oppure per ambizioni immortali”. E osserva che
“il trionfatore Aleksandar Vučić ha paragonato la sua vittoria
con quella di Slobodan Milošević del 1990. Un paragone un po’
strano per un “grande Europeo”, scrive Dedović e aggiunge che
l’elite politiche in Serbia hanno spesso ingannato i loro elettori.
Quelle di Milošević hanno portato alla guerra, quelle dopo di lui
invece alla transizione che ha avuto dimensioni da cleptomani. Adesso
tutte le speranze sono concentrate sui nazionalisti riformatori che
all’ordine del giorno non hanno la grande Serbia bensi’ la grande
Europa, afferma questo giornalista e si chiede se il risultato e’
tale perche’ la Serbia manca di una vera offerta politica? Oppure i
risultati delle elezioni sono la giusta misura per la Serbia, per i
paesi vicini e per l’Europa? Quali che siano le ragioni, con le
elezioni Vučić ha trasformato la dominazione informale in
maggioranza assoluta. Con questo e’ stato adempiuto il senso delle
elezioni anticipate, organizzate perche’ lui possa essere alla
guida del governo, conclude Dedović.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
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