Kosovo Security Force (Foto SUHEJLO CC-BY-SA-3.0) |
Di
Marina Szikora
L'intenzione
del Kosovo di formare le proprie forze militari ha suscitato aspre
reazioni dei serbi del Kosovo ma anche del governo di Belgrado. Il
governo serbo ha valutato questo annuncio come un atto verso la
destabilizzazione della situazione in Kosovo ed e' intenzionato a
portare questa questione davanti alle Nazioni Unite. Secondo la
Serbia, si tratta di una grave violazione della Risoluzione 1244
delle Nazioni Unite sul Kosovo seconda la quale, soltanto la missione
internazionale della KFOR ha il mandato delle forze armate in Kosovo
che la Serbia continua a considerare una regione settentrionale. „Una
tale azione destabilizza la situazione in Kosovo e Metohia ed e'
contraria al processo di normalizzazione delle relazioni tra Belgrado
e Priština“ si legge in un comunicato del governo serbo. Secondo
l'esecutivo di Belgrado, la situazione di sicurezza in Kosovo e'
peggiorata a causa delle pressioni e degli attacchi nei confronti dei
serbi nonche' a causa del divieto d'ingresso dei cittadini della
Serbia in Kosovo.
Reazioni
anche da parte dei consiglieri dei comuni al nord del Kosovo.
Innanzitutto chiedono la possibilita' per i serbi recentemente
arrestati a difendersi in liberta' e ai rappresentanti della Serbia
l'ingresso libero in Kosovo. Anche secondo loro, l'annunciata
formazione dell'esercito del Kosovo rappresenta una aperta minaccia
alla sicurezza della regione e dei serbi in Kosovo. Il sindaco della
Mitrovica Nord, Goran Rakić ha dichiarato che i comuni serbi saranno
costretti ad interrompere la collaborazione con l'Ufficio dell'Ue in
Priština e con l'Eulex se le strutture internazionali non soddisfino
le loro „minime richieste“. Secondo questo sindaco, l'unico
alleato e collaboratore dei serbi in Kosovo e' il governo della
Serbia. La presidente dell'assemblea comunale di Mitrovica Nord,
Ksenija Božović ha chiesto invece che Priština e la comunita'
internazionale cessino immediatamente le azioni di arresti,
intimidazioni e costante alzamento di tensioni nelle zone con la
popolazione serba.
Božović
ha chiesto l'immediata liberazione di Oliver Ivanović e di altri
serbi arrestati e la possibilita' che essi si difendano in liberta',
che si rispettino i diritti umani, liberta' di circolazione e
garanzia di sicurezza a tutti i cittadini in Kosovo. Si chiede
inoltre che la comunita' internazionale cessi ad implementare i doppi
standard quando si tratta della popolazione serba rispetto a quella
albanese. Infine, Božović ha detto che si aspetta dalla Serbia un
maggiore impegno per la salvaguardia e migliori condizioni di vita
per tutti i cittadini del Kosovo. C'e' da precisare che Oliver
Ivanović, leader del partito “Inizativa civica – Serbia,
democrazia, giustizia” e' stato arrestato lo scorso 27 gennaio
perche' accusato di aver commesso crimini di guerra nel 1999 e di
aver preso parte agli incidenti che sono avvenuti nel 2000. Ha
intrapreso lo sciopero della fame perche' per la terza volta e' stata
respinta la sua richiesta che fosse trasferito dalla prigione di
Priština a Kosovska Mitrovica. Secondo le ultime informazioni si
trova in isolamento. Ivanović afferma che il processo contro di lui
e' una montatura politica e che nella prigionne a Priština non si
sente sicuro.
Il testo
è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata diPasaggio a Sud Est andata in onda il 13 marzo a Radio Radicale
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