Un reportage di Matteo Tacconi del 2009 da Praga sulla storica emittente della "Guerra fredda"
Solidarność e Lech Wałeşa, l’Ostpolitik di Willi Brandt, la
compattezza granitica della Nato, il processo d’integrazione europeo,
Karol Wojtyla, la perestrojka e la glasnost di Mikhail Gorbaciov,
l’incessante contributo politico e ideale dell’America. La carrellata
degli attori e dei fattori che hanno portato alla caduta del Muro di
Berlino è ricca. Ma nell’almanacco dei protagonisti della vittoria
dell’Ovest sull’Est va inclusa anche Radio Free Europe. Ecco perché.
Siamo a Praga, la capitale della Repubblica ceca. È da qui che Radio
Free Europe/Radio Liberty (nel 1976 ci fu la fusione tra le due
emittenti) continua a essere operativa. Già, perché se è vero che la
Cortina di ferro si è squagliata ormai da vent’anni e l’Urss è
rovinosamente capitolata da diciotto, facendo venire meno la missione
storica per cui le radio, prima distintamente poi insieme, sono state
conosciute e apprezzate, è altrettanto evidente che ci sono altre
cortine da sfondare, altri Paesi dove diffondere sulle onde medie un
messaggio di libertà e democrazia. Nell’Asia centrale e nel versante
settentrionale del Caucaso la sorveglianza dei governanti sui “sudditi” è
infatti serrata, come una volta nell’Est. In Russia, l’era Putin ha
riportato indietro le lancette della storia. Insomma, Radio Free
Europe/Radio Liberty serve ancora.
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