lunedì 10 novembre 2014

CROAZIA: LE PREVISIONI ECONOMICHE NEGATIVE DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Di Marina Szikora
Con il titolo “La Croazia, il nuovissimo stato membro non trova un facile approccio alla prosperita'” la Reuters britannica descrive l'attuale situazione del 28-esimo stato membro dell'Ue. Mentre a mezzogiorno e' impressionante il mercato centrale nella capitale pittoresca croata con i suoi colori, suoni e profumi, scrive il giornalista della Reuters, nel pomeriggio, quando i mercanti richiudono le loro bancarelle, il piu' giovane stato membro dell'Ue dimostra anche l'altro lato: i poveri iniziano a raccogliere la frutta e la verdura gettata per terra. “Lo vedo sempre di piu'” afferma una fruttivendola e aggiunge che e' ancora piu' triste il fatto che non si tratta soltanto di pensionati che lo fanno e i senzatetto, adesso lo fanno anche le persone giovani”. La Croazia non ha goduto nulla del grande boom che potevano godere i paesi della classe 2004-10, maggiormente ex paesi comunistici e paesi dell'Europa dell'Est i quali aderirono all'Ue dieci anni fa quando ancora l'economia mondiale fioriva, scrive la Reuters e aggiunge che la Croazia ha mancato a questo punto di partenza soprattutto a causa di un potere autoritario che aveva afferrato Zagabria poco prima dell'inizio delle guerre le quali portarono poi alla dissoluzione della Jugoslavia. Nel frattempo la Croazia ha riguadagnato il credito democratico, ma ha dovuto combattere per cambiare i mercati perduti e ha dovuto rinunciare ai suoi cantieri navali sovvenzionati per poter soddisfare i criteri dell' adesione all'Ue. La poverta' non e' inconsueta nelle vicinanze balcaniche della Croazia, osserva la Reuters, oppure nelle tasche dei ricchi paesi Occidentali dell'Ue sei anni dopo l'inizio della crisi finanziaria globale.



La profondita' della caduta croata e' stata rilevata pero' dalla luce dei fuochi d'artificio e dalle fanfare che avevano accompagnato il suo ingresso nell'Ue l'anno scorso, osserva in modo ironico la Reuters ma ricorda altrettanto che nel 2004 il ricco nucleo dell'Unione sollecitava la crescita nei suoi allora nuovi stati membri. Questo non accade piu', constata l'agenzia di stampa britannica e rileva che con una economia che e' del 13 per cento minore rispetto a quello che era nel 2008, la caduta della Croazia e' soltanto una seconda caduta dopo quella dell'indebitata Grecia il che nutre speculazioni che l'ex repubblica jugoslava – che non e' ancora membro della zona euro – forse dovra' chiedere l'aiuto finanziario europeo. La Reuters osserva che i segni della poverta' sono visibili ovunque, dalla crescita del numero di negozi economici fino ad un numero sempre maggiore di negozi abbandonati nel centro di Zagabria – il che e' del tutto contrario all'immagine popolare della Croazia come “una trappola turistica per i visitatori delle spiagge e delle isole”. La Croazia e' nel suo sesto anno di recessione e ne rischia anche uno settimo nel 2015. “L'elite politica croata non capisce l'economia, ne essa era la loro priorita'” si lamenta il proprietario di una ditta finanziaria croata e aggiunge che “loro non hanno le capacita' moderne di governamento come nemmeno le persone capaci di attuare le riforme”. Gli analisti occidentali ammettono di essere confusi con le incapacita' della Croazia di utilizzare la sua membership nell'Ue la quale offre oltre 10 miliardi di euro di fondi europei per i progetti per una infrastruttura sostenibile e sviluppo rurale entro il 2020. Ci sono maggiormente quelli che danno la colpa ad una profonda sfiducia tra i croati nei confronti del capitalismo del mercato libero – una eredita' della Jugoslavia socialista – cosa che blocca le riforme il cui obbiettivo e' quello di eliminare gli ostacoli per le aziende.

Ricordiamolo, nella nostra scorsa trasmissione, vi abbiamo informato proprio di questo tipo di ragionamento indicato da parte del capo dello stato croato, Ivo Josipovic. La Reuters ricorda che si tratta della cultura che aveva portato un'altra repubblica ex jugoslava e membro dell'Ue, la Slovenia sull'orlo degli aiuti internazionali l'anno scorso dopo che Ljubljana aveva tenuto le proprieta', come ad esempio le piu' grandi banche, nelle mani dello stato. Gli analisti dicono pero' che la Croazia, allo stato attuale, puo' ancora prestare servizio al proprio debito. Nella seguitissima trasmissione radio e televisiva “U mrezi Prvoga” (Nella rete del primo), questa settimana si e' discusso anche del recentissimo rapporto della Commissione europea, che secondo le pubblicazioni dei media croati, colloca la Croazia all'ultimo posto degli stati membri dell'Ue. Nel dibattito sul tema, hanno preso parte due deputati croati, uno socialdemocratico, quindi del partito governativo, l'altro del maggiore partito dell'opposizione, HDZ e oltre a loro anche uno dei piu' noti analisti economici e professore universitario. Secondo il rapporto della Commissione, mettono in evidenza i media croati, e' previsto un calo del PIL croato del 0,7 per cento nel 2014.

L'analista Ljubo Jurcic, gia' ministro dell'economia socialdemocratico, ritiene che il debito pubblico e il deficit non sono soltanto una cosa che riguarda le finanze bensi' l'intera politica economica e sociale. Sono il risultato della politica di dieci, venti anni fa, afferma questo esperto economico croato. Lui ha sottolineato che e' sbagliato pero' tornare nel passato e che questo governo, oltre a tutti i debiti e problemi irrisolti, ha ereditato una pessima industria che e' stata poi elevata dallo stesso governo di 1,2 per cento ma l'esecutivo di Milanovic, afferma Jurcic, e' mancato di attuare le misure che potevano dare risultati migliori. Secondo il parlamentare socialdemocratico, il tema dell'ultimo posto della Croazia nell'Ue e' dovuto al fatto che sono stati proprio i media croati a mettere l'accento sul fatto che la Commissione europea ha collocato la Croazia a questo ultimo posto mentre invece dimenticano anche che la Croazia e' il paese che ha aderito per ultimo all'Ue. I soldi dell'Ue non possono arrivare nel primo anno perche' l'amministrazione europea e' lenta e burocratizzata, afferma questo deputato croato e aggiunge che in effetti noi stiamo qui dove stiamo da anni. Lo contraddice il parlamentare dell'HDZ, maggiore partito dell'opposizione e afferma che per quanto riguarda quelli che si occupano di economia le prospettive della Commissione europea non sono state nessuna sorpresa. Tutti sanno che senza le riforme non vi e' avanzamento, ma per effettuarle c'e' bisogno della volonta' politica che attualmente non c'e', e' convinto questo deputato, gia' ministro delle finanze del governo dell'ex premier incarcerato, Ivo Sanader. Secondo la sua opinione, il problema non e' l'anno attuale bensi' il fatto che l'esecutivo  di Zoran Milanovic a livello legislativo non fa nulla affinche' l'anno prossimo possa essere migliore.

“Le previsioni della Commissione europea sono qui per avvertirci su alcuni trend negativi, sulla necessita' di attuare le riforme e di fare il tutto possibile perche' queste previsioni non si realizzino”, afferma invece il capo dello stato, Ivo Josipovic commentando cosi' la posizione assai negativa della Croazia nel rapporto o meglio nelle previsioni autunnali della Commissione europea.
Va detto che la Commissione europea ha aumentato la valutazione sul calo dell'economia croata di quest'anno dai precedenti 0,6 ai 0,7 per cento. Staremo a vedere comunque e in questo momento possiamo solo sperare che con le sue capacita' il ministro delle finanze croato, uomo di assoluta fiducia del premier Milanovic, riuscira' con la manovra finanziaria ad avere quella bacchetta magica che salvera' il neo stato membro dell'Ue dalla necessita' di chiedere aiuti internazionali, ovvero come si suol dire dal crollo totale.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 9 novembre a Radio Radicale

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