Klaus Iohannis, sindaco di Sibiu ed
esponente della minoranza tedesca, è il nuovo presidente della
Romania. Una vittoria a sorpresa che smentisce i
sondaggi che anche alla vigilia del voto davano per vincente il
premier socialdemocratico Victor Ponta. Da notare che il 55% dei voti
per Iohannis sono più o meno la percentuale che le rilevazioni
attribuivano a Ponta che, da parte sua, ha invece incrementato appena
i voti del primo turno (dal 40 al 45%). Una vittoria storica per il leader liberale
che in solo due settimane è riuscito a recuperare uno svantaggio
enorme e ad infliggere a Ponta un distacco pari al vantaggio che
quest'ultimo aveva sul neo presidente dopo il primo turno.
I primi commenti attribuiscono la
disastrosa performance di Ponta alla pessima gestione del voto dei
romeni all'estero. La comunità romena che vive fuori dai confini del
Paese, infatti, ha votato in maggioranza per Iohannis e anche in Romania la solidarietà per gli emigrati a cui era stato in pratica
negato il voto nel primo turno ha avuto un peso non secondario:
migliaia di persone sono scese in piazza anche ieri per chiedere che
venisse prolungato il termine di voto per l'estero, dove moltissimi
romeni sono stati in coda ore per esprimere il proprio voto (con
momenti di tensione e tafferugli a Parigi e a Torino). Il totale dei
votanti della diaspora (360 mila), che conta più di tre milioni di
persone, è stato più del doppio del primo turno quando erano andati
alle urne in 150 mila. L'affluenza più alta è stata registrata
in Italia, in Spagna, Moldova, Gran Bretagna, Germania e
Francia.
Dunque ha vinto l'outsider, candidato
liberale, sindaco di Sibiu, protestante in un Paese in maggioranza
ortodosso, che evidentemente è riuscito a portare ai seggi e a
dirottare su di sé anche il voto di una parte degli scettici e dei
delusi (come dimostra l'aumento dell'affluenza tra primo e secondo
turno). A favore di Iohannis anche l'errore madornale commesso da
Ponta con il taglio dei seggi per il voto all'estero al primo turno
che ha provocato proteste massicce anche in patria causando le
dimissioni del ministro degli Esteri Titus Corlatean. Chi non si
vuole dimettere, invece, almeno per il momento, è Ponta, che ha dichiarato di
voler continuare fino alla fine del suo mandato.
Da segnalare che il neopresidente aveva
ricevuto l'aperto sostegno di Angela Merkel: la cancelliera tedesca
può così annoverare l'ennesimo successo e un ulteriore alleato in
Europa. A Ponta, invece, era arrivato l'appoggio di Matteo Renzi in
visita a Bucarest, giovedì scorso, sulla strada del G20 in
Australia. "Queste sono ore sono decisive, i prossimi tre giorni
cambieranno i prossimi anni in Romania e credo tutti insieme potremo
cambiare i prossimi anni in Europa”, aveva detto Renzi aggiungendo
essere andato a Bucarest non solo perchè “amico di Victor”, ma
perchè convinto che Ponta “possa aiutare l'Europa a essere più
forte e migliore”. “Dobbiamo cambiare tante cose insieme”, aveva aggiunto il premier
italiano. Certo potranno provare a farlo, ma con Ponta primo ministro
e non presidente.
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